la Repubblica, 23 maggio 2020
Autostrade blocca gli investimenti e minaccia vie legali
Atlantia congela il piano di opere straordinarie da 14,5 miliardi, da qui ai prossimi 18 anni, sulla sua rete autostradale in concessione, stanziando solo 900 milioni per l’ordinaria manutenzione. Minaccia inoltre di ricorrere alle vie legali «per valutare tutte le iniziative necessarie per tutelare la società, visti i gravi danni» subiti, come si legge in una nota ufficiale del gruppo.
Sale di livello lo scontro tra la holding della famiglia Benetton e il governo: il contenzioso aperto quasi due anni fa, dopo il crollo del Ponte Morandi, si arrichisce di un nuovo capitolo che questa volta potrebbe essere scritto nelle aule di tribunale. La doppia iniziativa annunciata ieri da Atlantia – al termine di un cda convocato per l’occasione – arriva dopo le dichiarazioni del vicemimistro allo Sviluppo economico, il 5 Stelle Stefano Buffagni. L’altro giorno, rispondendo alla domanda su un possibile prestito da 1,2 miliardi garantito dallo Stato – come prevede il decreto Liquidità – chiesto da Autostrade, la controllata di Atlantia che ha in concessione più di metà della rete italiana, Buffagni ha replicato: «Domandare è lecito, rispondere è cortesia: no grazie».
La dichiarazione è stata valutata da Atlantia come l’ennesimo attacco da parte dei grillini alle attività della famiglia Benetton. Oltre a essere letta come una indicazione politica rivolta a Sace, la controllata pubblica che sarà chiamata a valutare la possibile garanzia al prestito. Ma è un messaggio che potrebbe essere allargato a Cassa Depositi Prestiti, controllata dal Ministero dell’Economia, con la quale Aspi sta trattando un finanziamento da 200 milioni. La pratica è in corso ma non è stata ancora definita perchè Aspi – in questo momento – si trova in una difficile posizione finanziaria.
Per spiegarlo occorre fare un passo indietro. Nell’ultimo decreto Milleproroghe è stato inserito un articolo che prevede la possibilità di revoca delle concessioni autostradali per gravi inandempienze, con conseguente passaggio all’Anas. L’articolo ha creato un clima di incertezza attorno ad Aspi e ha portato al declassamento del rating della società «rendendo particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari» come è scritto nel comunicato del cda.
Per avere la certezza che la concessione non verrà revocata, Atlantia ha avviato una trattativa con il governo in cui ha offerto un risarcimento da 2,9 miliardi per il crollo del Ponte Morandi oltre a un piano straordinario di opere per 14,5 miliardi, nonché la possibilità di aprire il capitale di Aspi a fondi di investimento, anche a controllo pubblico. Un dossier consegnato al ministro delle Infrastrutture il 5 marzo scorso a cui il governo non ha ancora dato risposta «pur avendo autorevoli esponenti del governo dato la propria disponibilità a valutare le proposte Aspi fin da febbraio e aver dichiarato, a fine aprile, l’avvenuta conclusione dell’analisi del dossier», sostiene ancora la holding dei Benetton.
La minaccia delle vie legali dovrebbe servire per costringere la maggioranza a decidere sulla concessione: Pd e renz iani vorrebbero trovare una soluzione, i Cinque Stelle spingono invece per la revoca. Ieri sera, fonti della stessa Italia Viva dichiaravano che «non si può far morire un’azienda come Atlantia ».