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 2020  maggio 21 Giovedì calendario

A Pechino le Due sessioni del Partito Comunista Cinese

Cinquemila persone sedute per ore nella Grande sala del popolo sono un assembramento rischioso. Specie perché lì dentro ci saranno tutti i massimi vertici del Partito comunista, dell’esercito e del governo. Ma ora la Cina si sente pronta a rischiare. Dopo averle rimandate per due mesi a causa del virus, è pronta a inaugurare le Due Sessioni, la riunione annuale del Parlamento nazionale. I delegati sono arrivati due settimane fa a Pechino dai quattro angoli del Paese, Wuhan compresa, sono stati testati e messi in quarantena negli hotel della capitale. Oggi in Piazza Tiananmen sfileranno i 2.158 membri della Conferenza consultiva, domani i 2.980 membri della ben più importante Assemblea nazionale del popolo. I lavori saranno ridotti a una settimana, rispetto alle canoniche due, l’accesso per giornalisti e diplomatici limitato, tra i leader in seduta comune verrà mantenuto il distanziamento. Meno coreografie e celebrazioni, ma comunque un messaggio potente, ai cittadini e al mondo. La Cina ha contenuto il virus, la Cina è ripartita.
Fuori da Pechino, come sempre blindata per l’occasione, la vittoria resta precaria. Nei giorni scorsi vari focolai sono rispuntati a Nordest, al confine con la Russia, e anche a Wuhan, dove prosegue lo screening di massa di tutti gli abitanti. Il rischio di una “seconda ondata” c’è, come ha avvertito lo scienziato eroe nazionale Zhong Nanshan. I casi però restano sotto controllo e ormai da oltre un mese i cittadini cinesi si sono avventurati nella loro nuova norma-lità, in anticipo su tutto il resto del mondo, un orgoglio e un vantaggio. Una convalescenza difficile: le fabbriche viaggiano al 90% della capacità, i consumi arrancano, non ci si fida granché a spendere. Durante la quarantena milioni di cinesi si sono visti tagliare lo stipendio, tanti altri hanno perso il lavoro, per la prima volta da quarant’anni si ritrovano con meno soldi in tasca. Il grande sogno figurato loro da Xi e dal Partito, l’ascesa verso il benessere, rischia di uscirne appannato.
Capire cosa ne rimane, se potrà essere rilanciato, è il grande tema di queste Due Sessioni, a partire dalla relazione che il premier Li Keqiang leggerà domani mattina all’Assemblea, versione cinese del Parlamento il cui compito si riduce spesso a vidimare le decisioni prese dalla leadership comunista. Già si intuisce la priorità: la difesa dei posti di lavoro, che per il Partito significano stabilità sociale. I dati ufficiali sulla disoccupazione, al 6%, sono assai parziali, le stime di alcuni analisti si spingono fino a 130 milioni di persone senza impiego o stipendio fisso, spesso senza alcuna forma di sostegno. L’epidemia ha provocato la peggiore crisi occupazionale dal 1990, quando le industrie di Stato furono improvvisamente rimpicciolite per lasciare spazio al mercato. E non poteva capitare in un momento peggiore: per questo 2020 il Partito aveva fissato il raggiungimento dei due traguardi di una «società moderatamente prospera». Il primo, sradicare la povertà, verrà salvato: mancano 5 milioni e mezzo di persone da sollevare dall’indigenza, si può fare. Il secondo, raddoppiare il Pil rispetto ai valori del 2010, appare impossibile. Ci vorrebbe una crescita del 5,6%, proibitiva dopo la quarantena e il tonfo produttivo. Anzi, molti prevedono che il governo non fisserà neppure un obiettivo di crescita annuale, ogni numero realistico sarebbe troppo basso.
La maggior parte delle risorse verrà quindi concentrata sulle prime due delle sei “garanzie” promesse a un popolo in crisi di fiducia: lavoro e qualità della vita. Talmente decisive che il governo è pronto ad allargare i cordoni della spesa, dopo anni di relativo rigore. È il segno che Xi e il Partito sanno che la loro legittimità è fragile. Gli errori e le censure nella gestione iniziale dell’epidemia sono stati bilanciati dalle successive misure di contenimento, nel suo discorso finale il presidente le rivendicherà come un successo, con buone ragioni. Ribadirà anche che il Partito è l’unica forza in grado di affrontare i tanti, inediti, rischi che si addensano all’orizzonte, a cominciare dalla sfida sempre più feroce lanciata dagli Usa. Ma per uscirne rafforzato, Xi dovrà anche restituire ai cittadini quel sogno di ascesa. E in circostanze del genere è molto difficile.