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 2020  maggio 21 Giovedì calendario

Le mancette del decreto Rilancio

Effetti positivi dell’emergenza Covid-19: la ex Tirrenia ha potuto ottenere la proroga per 12 mesi della convenzione con lo Stato per i collegamenti con le isole. Vale 72,6 milioni di euro e rappresenta una bella boccata d’ossigeno per la compagnia, adesso controllata dall’armatore Vincenzo Onorato. Nonché per i suoi creditori, prevalentemente le banche. 
La questione della convenzione con la ex Tirrenia - ora Cin - si trascinava da oltre un anno, da quando cioè la Ue aveva aperto una procedura per Aiuti di Stato e imposto all’Italia di rimettere a gara, con regole diverse, le sovvenzioni per i collegamenti con le isole. Ma grazie alla pandemia e alle sue norme d’emergenza, lo stop di Bruxelles è scavalcato e Onorato incassa. Giova ricordare che lo stesso Onorato è noto alle cronache per aver elargito negli anni contributi - tutti legittimi fino a prova contraria - a partiti, associazioni e movimenti coprendo l’intero arco costituzionale: dalla Fondazione Open di Matteo Renzi alla Casaleggio Associati, dal sito di Beppe Grillo (al quale è legato da antica amicizia), alla Change del governatore ligure Toti, fino a Fratelli d’Italia. 
Malgrado nel finale siano sparite le richieste più singolari (come i 10 milioni per i bus di Taranto), nel dl Rilancio l’elenco degli interventi che poco o nulla c’entrano con l’emergenza è ancora piuttosto lungo.
Quaranta milioni in tre anni vanno ad esempio al Tecnopolo di Bologna che dovrà occuparsi di meteo e clima e la cui attinenza con l’epidemiologia è davvero poco chiara. C’è però da completare i lavori e dare così il via al «sistema di alta formazione e ricerca nel settore della meteo-climatologia», spiega la relazione illustrativa al dl Rilancio. Priorità post-Covid talmente elevata da dare la facoltà alla Regione Emilia Romagna di derogare al codice appalti per quest’opera. Ed essere inserita in un articolo che si occupa di «esportazioni e internazionalizzazione». 
Nell’Italia che riparte c’è anche da dare una sistemata all’Enit, l’Ente che dovrebbe occuparsi della promozione turistica del Paese. Settore chiave per la ripartenza economica. Così, dopo lungo dibattito, salta l’ampliamento a 5 membri del cda previsto nelle bozze del decreto circolate fino a pochi giorni fa. Nella versione definitiva resta il consiglio a 3 membri ma scompare quello nominato dalle categorie: il terzo consigliere arriverà ancora dal governo, su indicazione però delle Regioni.
Chi per rilanciarsi intende usare l’auto può contare sul potenziamento degli uffici della Motorizzazione civile (7 milioni di euro per il personale). Chi invece vuol farlo in treno troverà 70 milioni destinati ai servizi di trasporto ferroviario di passeggeri e merci non soggetti però a obblighi di servizio pubblico. Che non si capisce quindi perché debbano essere sussidiati e non usufruire degli stessi strumenti previsti per le imprese che operano sul mercato in settori bloccati dal lockdown. 
Alla faccia dei complottisti, l’emergenza Covid si fronteggia anche con il 5G. Nel senso che vengono rivisti i criteri per gli indennizzi agli operatori delle Tv locali che lascino libere frequenze per la nuova tecnologia. Però si allarga la platea, inserendo anche chi la concessione non ce l’ha ma utilizza la frequenza in virtù di una autorizzazione temporanea del Mise.
Poi ci sono i doppioni. Come i 100 milioni al Mise per intervenire, in assoluta autonomia, nel capitale di imprese in difficoltà. Peccato nello stesso decreto un ruolo di primo piano per questo è assegnato a Cdp. E che strumenti simili esistano già. Come Invitalia, ad esempio. Che grazie al decreto può evitare di iscrivere le perdite da svalutazioni a conto economico, alla faccia di ogni regola di bilancio. «Manomettere il cda dell’Enit, cospargere di piccole marchette questo decreto, significa non comprendere la gravità della situazione del Paese. È un segno di stupidità prima ancora che di arroganza», dice l’ex senatore Andrea Augello (Fdi).