Il Messaggero, 21 maggio 2020
Macron pensiona il franco coloniale
Il governo francese ha firmato ieri il certificato di morte del Franco Cfa, la moneta unica in vigore nelle ex colonie francesi d’Africa, dai molti detrattori comunemente bollata come il franco coloniale. Muore il Cfa e nasce l’Eco, finisce l’obbligo – considerato da molti umiliante – per i paesi africani di versare la metà delle loro riserve di cambio in un conto speciale del Tesoro francese, Parigi diventa un semplice garante finanziario e si ritira da tutte le istanze di governance monetaria. «È una nuova tappa delle relazioni tra la Francia e l’Africa» aveva detto il 21 dicembre ad Abidjan Emmanuel Macron, accanto al presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara. Era toccato proprio a Ouattara annunciare la storica decisione che ha una portata ben più ampia di un atto di politica monetaria e segna la fine di un simbolo forte della colonizzazione.
Dopo mesi di negoziati con gli otto paesi dell’Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale (Uemoa, Costa d’Avorio, Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo) il Consiglio dei Ministri ha approvato a Parigi una legge «molto attesa», come ha detto la portavoce del Governo francese Sibeth Ndiaye. La fine della centralizzazione delle riserve di cambio presso il Tesoro francese segna, per molti economisti e intellettuali africani, una seconda dichiarazione d’indipendenza dalla ex potenza coloniale, anche se l’adesione alla moneta unica Cfa era sempre stata considerata «volontaria» e garanzia di una stabilità monetaria che ha avuto i suoi aspetti positivi e ha protetto in modo efficace da episodi d’inflazione che hanno invece travolto, per esempio, la Naira della vicina Nigeria. Resta da vedere se i paesi della Uemoa vorranno mantenere la parità fissa con l’euro, considerata penalizzante per le loro economie. La decisione spetterà agli stati africani, quando l’Eco entrerà effettivamente in vigore. «È una decisione storica, che arriva su impulso del presidente della Costa d’Avorio, è la fine di una moneta che aveva anche i suoi vantaggi, ma che era anche molto criticata, soprattutto dalle giovani generazioni» aveva commentato a dicembre il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che aveva accompagnato Macron a Abidjan.
Il Cfa era stato anche al centro della crisi diplomatica tra Francia e Italia all’inizio del 2019, quando Luigi Di Maio, allora vicepresidente del Consiglio, aveva puntato il dito contro il franco coloniale e contro Macron che «prima ci fa la morale e poi continua a finanziare il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta l’Africa», riferendosi al famoso «conto speciale» che ieri il governo francese ha deciso di chiudere. Continueranno a usare – almeno per ora – il franco Cfa, i sei paesi della cooperazione finanziaria dell’Africa centrale (Cemac, Camerun, Gabon, Guinea equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo e Ciad) che costituiscono una distinta unione monetaria.