il Fatto Quotidiano, 19 maggio 2020
Intervista a Paola Marella
Paola Marella ha un dono: quando parla rende rassicuranti anche concetti che rassicuranti proprio non sono. Lei è il guru dei programmi televisivi sulla casa, compravendita, affitti, arredamento; ed è il guru anche del caro vecchio bon ton, quando un tono di voce superiore non è solo un tono di voce superiore.
Come sta?
Sono stati due mesi impegnativi, e non credo di essere la sola, ma è andata.
È uscita di casa?
Scherziamo? Al massimo per la spesa, altrimenti ho rispettato alla lettera le indicazioni.
Cosa ne pensa dei milanesi sui Navigli?
Mi ha suscitato molta impressione, ma dopo due mesi proprio in tanti non ne potevano più.
Consigli per la casa: cambieranno le esigenze?
Già adesso non è più come prima: c’è una maggiore richiesta di spazi esterni, qualunque tipo di sfogatoio; (ci pensa) ho un’amica con un appartamento di 300 metri quadri e neanche un balcone. Vuole vendere.
E poi?
Sarà fondamentale ripensare gli ambienti, creare degli angoli-studio dove l’adulto o i figli si possono rifugiare senza venir disturbati.
Zone-franche.
Esatto, e soprattutto andrà potenziata la Rete; (resta in silenzio un secondo) comunque dobbiamo ricominciare, con tutte le precauzioni, ma è necessario.
Non ne può più.
(Sorride) Eh…
Come ha impiegato il tempo?
Mi sono iscritta pure a dei corsi online.
Di cosa?
Di psicoanalisi con il professor Recalcati e uno di aggiornamento professionale.
Ha cucinato.
(Tono stupito) Io?
Sì.
No, zero, non sono dedita ai fornelli; mi ha scritto un’amica chef: “Ho apprezzato che sui social non ti sei finta cuoca”.
E la spesa?
Piatti già pronti e verdure.
Pulizie?
Ho ordinato i cassetti, le fotografie, selezionato i documenti.
Tante risate…
Vabbè, ho sfruttato il tempo, guidata da una regola fondamentale: oltre i dieci anni, il documento si butta.
Libro da “pandemia”.
Le fedeltà invisibili di Delphine de Vigan e Il ritratto di Ilaria Bernardini.
Serie Tv.
Soprattutto Fauda, poi aggiungo I diavoli e Grey’s Anatomy; da Grey’s non riesco a staccarmi; ah, aggiungo Freud, quella Vienna di fine Ottocento è suggestiva.
La prima vera uscita?
Ieri per un appuntamento di lavoro alle 11. Finalmente sono tornata su un cantiere.
E…
Mi ha fatto un po’ effetto, è stato come tornare al primo giorno di scuola.