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 2020  maggio 19 Martedì calendario

Afghanistan, la sorpresa dell’unità

In Afghanistan si chiama «governo di unità nazionale» la formula di compromesso per cercare di far fronte al caos. Un esempio di pragmatismo politico che perpetua difficoltà gigantesche, ma almeno per il momento impedisce che la situazione degeneri ulteriormente. Lo scorso 9 marzo, sia Ashraf Ghani che Abdullah Abdullah in due paradossali, separate ma parallele, cerimonie d’investitura a Kabul si erano entrambi auto-proclamati presidenti, lasciando il Paese diviso e nella totale incertezza sul futuro. La mossa seguiva mesi di polemiche furibonde dopo le elezioni di settembre, quando il presidente Ghani veniva accusato di brogli dal suo contendente diretto e partner come capo dell’esecutivo del governo dimissionario Abdullah. I due avevano già trovato una formula compromissoria di convivenza in seguito alle contestate elezioni del 2014. Promettevano di non perpetuarla. 
Eppure, proprio l’urgenza generata platealmente dal coronavirus rimarca quanto la politica non possa latitare, specie nei momenti di grave crisi. Occorre scegliere, trovare soluzioni. E in Afghanistan i problemi non mancano. Vanno decise subito le strategie da adottare di fronte all’accordo tra l’amministrazione americana e i Talebani, che da fine febbraio stabilisce il ritiro graduale delle truppe Usa assieme agli alleati Nato. Kabul è chiamata a negoziare con i Talebani, uno scenario destinato a rimettere radicalmente in discussione gli equilibri post-conflitto 2001. Però la violenza non scema, come dimostra anche l’attentato martedì scorso nel reparto maternità dell’ospedale di Kabul, che ha provocato la morte di 24 tra neonati, madri e infermiere. Oltre il 55% dei 36,6 milioni di afghani vive sotto la soglia di povertà di un dollaro al giorno. E il virus miete vittime senza controllo. Adesso Ghani resterà presidente e Abdullah dirigerà l’«Alto Consiglio per la Riconciliazione Nazionale» per il dialogo con i Talebani.