Corriere della Sera, 18 maggio 2020
Niente gita a Chiasso
La casalinga di Voghera? «Non sono più sicuro che esista», disse Alberto Arbasino nel 2015. Ora che non c’è più neppure Arbasino, morto il 22 marzo scorso, è scomparsa anche la possibilità di una gita a Chiasso, proprio quella che l’autore di Fratelli d’Italia auspicava per sprovincializzare l’Italia. Vi ricordate il celebre j’accuse in forma di metafora lanciato nel 1963 contro il ritardo della cultura italiana, ereditato dal fascismo? Ebbene oggi il consiglio di andare a vedere che cosa accade oltre confine, ammesso che sia ancora valido, avrebbe un ostacolo insuperabile: il coronavirus, che ha costretto a chiudere le dogane con la Svizzera. In realtà, gli italiani che possono permettersi una gita a Chiasso non sono più gli intellettuali in cerca di novità editoriali (quelli ipotizzati da Arbasino) né tanto meno i villeggianti brianzoli della domenica, gran mangiatori di Toblerone. Solo ai lavoratori frontalieri di giornata è concesso dalle autorità elvetiche varcare il confine al mattino e dalle autorità italiane varcarlo la sera per tornare a casa. Niente Marx, Wittgenstein, Bachelard, Powell, Richards, gli innumerevoli autori che Arbasino immaginava introvabili in Italia e invece secondo lui ben presenti in lingua originale al di là del confine. Niente di tutto ciò. Oggi il passaggio è una questione di mera opportunità economica (bilaterale). Anzi, il nuovo decreto di Conte, che dal 3 giugno pare permettere anche agli svizzeri di mettere piede sul suolo italico, ha lasciato sconcertati gli elvetici, in quanto il provvedimento non sarebbe stato concordato con Berna, diversamente da quel che è successo tra la Confederazione e gli altri Stati confinanti (Germania, Francia, Austria). Sia il turismo in Liguria, sia la puntatina a Milano sono dunque punibili. Ma soprattutto niente shopping a Ponte Tresa o a Como: ne soffrirebbero i negozi ticinesi. Quanto alla gita a Chiasso non se ne parla. Arbasino diceva che l’Italia letteraria ancora nel ‘63 si condannava a restare nelle «catacombe dell’ermetismo». Nel 2015 aggiunse che però almeno c’erano Gadda, Calvino e Pasolini, mentre oggi non c’è che cultura «omogeneizzata da supermercato». Cultura amuchina e neanche un antivirus Arbasino.