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 2020  maggio 18 Lunedì calendario

Quelle 900 mila opere tornate a casa

Ogni opera d’arte che ritorna a casa si porta dietro una piccola odissea. La quattrocentesca Madonna con Bambino del Pinturicchio, per esempio, rientrata a Perugia trent’anni dopo essere stata rubata nella casa di un privato: ha vagato per decine di città prima di ricomparire sul mercato, quando è stata riconosciuta prima di essere messa all’asta. Un lungo viaggio lo ha fatto un’altra «madonna», stavolta con la minuscola, perché parliamo del Ritratto di Nobildonna di Lorenzo Lotto, quadro del 1516 rubato nel 1976 dal museo Mozzi Bardini di Firenze: è accaduto che un priore dall’occhio attento, monsignor Marco Viola, lo ha notato nello stand di una fiera d’antiquariato. Viaggio quasi grottesco poi per una Crocifissione di Pieter Bruegel il Giovane, custodita in una chiesetta di Castelnuovo Magra (La Spezia): i ladri non sapevano che quella che stavano portando via era una copia messa lì dai carabinieri, che sospettavano il furto da mesi. 
Il «nocchiero» di questi viaggi omerici è il generale Roberto Riccardi, comandante dei carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, che compie il suo primo anno alla guida di quel braccio dell’Arma che protegge l’arte: «È stato un anno complesso». I numeri: nel 2019 sono stati 902.804 i beni recuperati dal Comando e oltre mille le opere false sequestrate, che sul mercato avrebbero fruttato quasi 200 milioni di euro. Eppure i crimini sono in calo. «I furti sono stati 345 a fronte dei 474 del 2018 – dice Riccardi – e forse questo è anche merito di una strategia integrata, che unisce forze di terra, cielo e mare. Ma ricordo che i carabinieri Tpc gestiscono la più grande banca dati del mondo, con un milione e 300mila file di opere da ricercare. Quando sparisce un quadro ci si attiva con i confronti in tempo reale». 
Poi ci sono i casi più delicati, che coinvolgono i rapporti con altri Paesi. Come quando si è trattato di riportare a casa una statuetta di bronzo, Fanciulla con colomba, trafugata nel 1943 dalle Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano: si trovava in un museo svizzero dopo una «regolare» donazione di un privato. 
Riccardi, lui stesso esperto d’arte, dice: «Crescono le contraffazioni. Specie di opere d’arte contemporanea. Per esempio abbiamo sequestrato dei falsi Pistoletto». Potrebbe sembrare facile per un artista vivente certificare le proprie opere ma la natura variegata del contemporaneo fa sì che spesso non lo sia. Come si fa a certificare senza ombre l’autenticità di un pannello in specchio con scritte in acrilico, riprodotto in tante copie ? 
Più facile è stato riportare uno scudo che Garibaldi donò al popolo siciliano. O il Vaso di fiori di Van Huysum che, trafugato durante la Seconda guerra mondiale, era rimasto in Germania. «È diplomazia culturale – conclude Riccardi – un’altra nostra abilità».