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 2020  maggio 17 Domenica calendario

Il braccio di ferro Usa-Cina sulla guida dell’Oms

Assedio all’Organizzazione mondiale della Sanità. Embargo più duro contro Huawei. Il Pentagono coinvolto nella corsa mondiale ai vaccini. Il bollettino della guerra fredda Usa-Cina registra toni sempre più duri dalle due parti. Un fronte strategico è la gara per arrivare primi alla scoperta e alla produzione dei vaccini. Nella nuova task force che deve coordinare gli sforzi del settore pubblico e dell’industria privata si mobilita anche il Pentagono. Dopo le accuse dell’Fbi sullo spionaggio cinese ai danni dei laboratori americani, poi lo scontro fra Emmanuel Macron e Donald Trump su chi avrà diritto per primo al vaccino della multinazionale francese Sanofi, la corsa a chi taglia il traguardo del vaccino ormai assomiglia a quella che fu la gara per lo spazio tra Usa e Urss negli anni Cinquanta e Sessanta. I due leader della task force americana – che rievoca esplicitamente il Manhattan Project per la bomba atomica – sono Gustave Perna, generale a quattro stelle che comanda l’intera struttura logistica del Pentagono (da sempre uno dei punti di forza dell’esercito americano) e Moncef Slaoui che fu a capo della divisione vaccini nella multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline.
Che la sanità mondiale sia un terreno di scontro fra le due superpotenze lo confermano anche le nuove mosse sul futuro dell’Oms. Ieri Trump ha mostrato un’improvvisa flessibilità: dopo l’annuncio che gli Stati Uniti avrebbero tagliato tutti i fondi all’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite per castigarla delle sue presunte collusioni con Xi Jinping, il presidente americano si è detto disposto a «scendere al livello del finanziamento cinese». Si tratta di un gesto a doppio effetto. Da una parte serve a ricordare agli avversari di Trump che malgrado le accuse di isolazionismo l’America coi suoi 400 milioni di dollari annui fino a ieri contribuiva il decuplo della Cina. D’altra parte mantenendo aperto il rubinetto dei fondi, sia pure con una drastica riduzione, Washington rimane coinvolta nei giochi per la successione al vertice. L’attuale direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, viene accusato di essere succube di Pechino. Eletto nel 2017, il suo mandato dovrebbe durare ancora due anni ma le manovre per sostituirlo sono già cominciate. Pechino intanto accusa l’Amministrazione Trump di non pagare neppure i contributi arretrati che deve all’intera Onu, pari a due miliardi di dollari. Falso, ribatte Washington.
Un altro fronte riporta alla dimensione strategica, tecnologica ed economica della tensione fra le due superpotenze. Trump ha effettuato un nuovo giro di vite sull’embargo contro Huawei, il colosso delle telecom cinesi che esporta nel mondo intero la sua tecnologia 5G, la telefonìa di quinta generazione che ci farà fare un salto verso “l’Internet delle cose” e le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale. Per frenare l’espansione di un’azienda legata al governo di Pechino, che gli americani considerano un cavallo di Troia dello spionaggio cinese, Trump inasprisce le restrizioni sulla vendita di microchip a Huawei. I microchip o semiconduttori ad alta potenza rimangono un settore dominato dagli americani e la Cina non ha raggiunto l’autosufficienza. L’embargo stava già creando seri problemi a Huawei e nella nuova versione sarà più difficile aggirarlo. Pechino ieri ha reagito minacciando rappresaglie ai danni di aziende americane come Apple, Cisco e Qualcomm.
L’escalation del linguaggio è reciproca, Pechino rispolvera toni così duri da ricordare la prima guerra fredda, il segretario di Stato Mike Pompeo viene definito «bugiardo e perverso» sui media governativi. Salgono le probabilità che riesploda anche la contesa commerciale. Giovedì Trump aveva detto: «Tagliare tutta la relazione con la Cina ci farebbe risparmiare 500 miliardi». Detto così sembra alludere ad una sorta di gelo permanente, quasi da rottura delle relazioni diplomatiche, embargo totale. Infatti 500 miliardi di dollari sono all’incirca il valore annuo delle importazioni americane dalla Cina. È altamente improbabile che si arrivi a tanto. Di sicuro è un tema che Trump userà in tutta la campagna elettorale.