Il Sole 24 Ore, 17 maggio 2020
Rinascita Merkel, consensi record
Se i tedeschi andassero a votare in questi giorni per il rinnovo del Parlamento, la Cdu prenderebbe più o meno gli stessi voti del settembre 2013, quando Angela Merkel trascinò il suo partito al miglior risultato degli ultimi vent’anni.
Questo, almeno, dicono i sondaggi. L’ultima rilevazione dell’istituto Forsa attribuisce ai democristiani e ai cristiano-sociali il 40% dei consensi, segno che la pandemia in Germania scuote anche gli assetti politici disegnando scenari inimmaginabili fino a pochi mesi fa.
Qualcuno si fa prendere la mano e sogna un quinto mandato per la cancelliera, la cui popolarità ha toccato nuovi massimi grazie ai buoni risultati ottenuti dal Governo e dalle istituzioni tedesche nell’azione di contenimento dell’epidemia.
Gli entusiasti all’idea di un “Merkel 5” sono probabilmente gli stessi analisti che ogni anno, negli ultimi quattro anni, l’hanno dichiarata politicamente morta: o perché logorata dalla crisi dei migranti che ha portato all’ascesa dell’estrema destra o perché desiderosa di occupare la poltrona di un’istituzione europea.
Nessuna delle due profezie si è avverata. Lo stesso accadrà per un quinto mandato. Era già decisa a non candidarsi nel 2017, semplicemente perché dopo 12 anni era stanca di governare. Se quella volta ha cambiato idea è stato perché nel frattempo l’America aveva scelto Donald Trump, il Regno Unito aveva scelto Brexit e la Francia non aveva ancora scelto tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen.
«Nonostante l’improvvisa rinascita politica legata alla gestione della crisi pandemica, non riesco a immaginare una sua nuova candidatura. Angela Merkel sa troppo bene che la democrazia tedesca ha bisogno di un ricambio importante. Lo pensa per il suo partito, lo pensa anche per il Governo», dice Stefan Kornelius, giornalista della Süddeutsche Zeitung, autore della biografia autorizzata “Die Kanzlerin und ihre Welt”, “La cancelliera e il suo mondo”.
Non c’è dubbio però che il Covid-19 abbia creato un’emergenza congeniale allo stile e al background scientifico di Angela Merkel. È al potere da così tanto tempo (2005) che ci eravamo dimenticati della sua laurea in fisica e del dottorato in chimica quantistica. In questa tragica circostanza ha saputo trovare la sintesi che compete alla buona politica e che in una Repubblica federale non è mai scontata essendo educazione e sanità una competenza dei Länder.
«La cancelliera ha già dimostrato di saper navigare in acque tempestose: con la crisi economica del 2008; poi quella dell’Eurozona; l’annessione della Crimea da parte di Putin; la crisi dei migranti – spiega Jana Puglierin, direttrice a Berlino dello European Council on Foreign Relations -. È una pragmatica risolutrice di problemi, meno efficace però quando le acque si calmano ed è il momento di delineare visioni strategiche per il futuro».
I risultati nella lotta al Covid-19 per ora rendono la situazione in Germania molto meno drammatica rispetto a Italia, Spagna, Francia e Regno Unito. Su 175mila contagi, i morti sono 7.800 (9,3 ogni 100mila abitanti rispetto ai 51,47 del nostro Paese) secondo i dati più recenti del dashboard globale della Johns Hopkins University.
Ciononostante Angela Merkel è consapevole della fragilità che accompagna la graduale riapertura delle scuole, delle attività economiche e dei confini: «Camminiamo su una lastra di ghiaccio molto sottile», ha detto presentando le linee generali della fase due con il suo stile di sempre, la forza tranquilla di chi è abituata a pesare le parole e a trovare il tono giusto per infondere ai cittadini speranza e consapevolezza.
Un salto quantico rispetto all’apatia che aveva contraddistinto il quarto mandato fino a febbraio, quando il caso Turingia innescò una crisi di leadership nella Cdu culminata con l’annuncio delle dimissioni della presidente del partito, Annegret Kramp-Karrenbauer.
A causa della pandemia i tre pretendenti alla guida del Volkspartei – il premier del Nord Reno-Vestfalia Armin Laschet, il presidente della Commissione Esteri del Bundestag Norbert Röttgen e l’avvocato d’affari ed ex manager di BlackRock, Friedrich Merz – saranno in lista d’attesa fino all’autunno inoltrato, quando la scelta spetterà al congresso straordinario del partito e finalmente emergerà anche il nome del candidato alla cancelleria.
E non è nemmeno detto che la lista sia chiusa. La crisi del Covid-19 ha portato alla ribalta anche il premier della Baviera Markus Söder, esponente della Csu, che si è rivelato un ottimo gestore di crisi. «È stato più rapido di altri nel decretare il lockdown, le misure di distanziamento e nel preparare la risposta del sistema sanitario alla minaccia del virus, anche attraverso una massiccia campagna di tamponi – dice il professor Jürgen Falter, politologo all’Università di Magonza -. È il momento dei poteri esecutivi. I premier delle regioni, a differenza della cancelliera, possono ordinare ai cittadini cosa fare e cosa non fare in queste circostanze eccezionali».
Secondo un sondaggio commissionato dalla tv pubblica ARD, Söder, che dice di non essere interessato alla cancelleria, sarebbe il candidato ideale per il 55% degli intervistati, nettamente in vantaggio rispetto agli altri, anche se i precedenti storici non depongono a favore delle ambizioni della Csu a Berlino. Nell’80 ci provò Franz-Josef Strauss e nel 2002 Edmund Stoiber: fallirono entrambi.
Ma l’ostacolo più importante sulla strada del bavarese è la stessa Angela Merkel. Il ritrovato smalto politico le servirà per pilotare al vertice della Cdu, e quindi della cancelleria, il pretendente a lei più affine, il centrista Laschet.
Una scelta indispensabile per cercare nei Verdi il futuro partner di governo dopo le elezioni del 2021 e portare così a termine un cammino di dialogo e lento avvicinamento intrapreso dai due partiti 25 anni fa in un ristorante italiano a Bonn. Incontri periodici che avevano preso il nome di “Pizza Connection” (la mafia non c’entra, ndr) e che si erano intensificati, a Berlino, prima che scoppiasse la pandemia. Un’altra storia, che racconteremo un’altra volta.