Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  maggio 17 Domenica calendario

Intervista al gioielliere Laurence Graff

Il gioielliere Laurence Graff è sempre stato affascinato dai diamanti, di cui è uno dei maggiori commercianti del mondo. Ha trattato i più importanti del nostro tempo, probabilmente di sempre: da una parte diamanti nobili e storici, dall’altra sorprendenti scoperte, destinate a essere il futuro. La Graff Diamonds è stata fondata nel 1960 e ora gode di un successo globale con oltre 50 negozi in tutto il mondo. 
Questa è la crisi più devastante che ha attraversato dall’inizio della sua carriera? Quali altri momenti drammatici ricorda?
«Questo virus è un attacco al nostro benessere e le conseguenze finanziarie sono incommensurabili. In confronto, gli sconvolgimenti e gli incidenti del passato sono lievi, incomparabili».
Le pietre preziose sono considerate un bene rifugio come l’oro?
«Sono una riserva di ricchezza, e le persone benestanti nei secoli hanno sempre collezionato tesori sia periodi buoni sia in quelli cattivi».
Se la gioielleria è un investimento, come l’arte, pensa che i valori cambieranno?
«La qualità sarà sempre richiesta. In passato ci sono stati alti e bassi ma a lungo termine i valori sono sempre aumentati».
In Africa centrale i diamanti vengono estratti in aree controllate da forze che si ribellano ai governi legittimi, riconosciuti a livello internazionale, e venduti per finanziare azioni militari contro quegli stessi governi. Ha avuto problemi con il commercio dei cosiddetti diamanti insanguinati?
«Mai. Abbiamo sempre commerciato in modo trasparente. I diamanti grezzi che acquistiamo sono sempre accompagnati da attestazioni che certificano come il luogo di origine non sia all’interno di aree di conflitto».
Come si sente oggi sapendo che il commercio è più protetto dal Kimberley Process Certification Scheme?
«Ne sono lieto. Il sistema di certificazione ha rimosso dal commercio la maggior parte dei diamanti insanguinati, molto probabilmente tutti».
Quali effetti avrà il Covid sulla sua attività, dovrà chiudere alcuni negozi?
«Valuteremo e decideremo via via che scadranno i contratti di locazione. I negozi di nostra proprietà invece sono sicuri e rimarranno sempre».
In quali parti del mondo ha vissuto la maggiore e minore recessione? E ci sono segni di ripresa?
«Delle 65 boutique che abbiamo in tutto il mondo, solo 10 sono aperte al momento. Ma per quanto strano possa sembrare, a livello globale stiamo facendo affari, anche se a ritmo ridotto».
Pensa che i diamanti saranno sempre la pietra simbolica che ogni donna vorrebbe possedere?
«Sicuramente sono i migliori amici di una ragazza, ma anche molti uomini li adorano e li collezionano».
Regalare un diamante a una donna avrà ancora un significato in un mondo che ha sempre meno valori simbolici?
«È il dono d’amore per eccellenza. È per sempre».
Come progettate le collezioni? E quante persone lavorano per voi?
«Continuo a elaborare idee. Il nostro team di progettazione le acquisisce e le amplia, oltre a presentare le collezioni per conto proprio. Ci sono circa mille dipendenti».
Quando abbiamo parlato qualche tempo fa, stava lavorando per tagliare il famoso diamante Lesedi La Rona da 1109 carati. L’ha venduto?
«Il Lesedi la Rona (significa "La nostra luce") dopo le operazioni di taglio e politura è stato certificato dal Gemological Institute of America (GIA) come il più grande e il più puro diamante taglio a smeraldo quadrato al mondo, 302,37 carati più 66 diamanti "satellite" di uguale qualità. È stata davvero la mia più grande sfida dal grezzo alla politura, con molte notti insonni passate a pensare alla prossima mossa nella sua produzione. Questo magnifico gioiello doveva andare in tournée mondiale prima del Covid, mentre la maggior parte dei satelliti è già stata venduta».
Il diamante più costoso che ha venduto? 
«Uno rosa, straordinario, per 110 milioni di dollari».
Quali gioielli rimpiange di non essersi potuto permettere o di non aver comprato?
«Negli anni quando ho voluto una pietra l’ho comprata».
Lei è anche un collezionista d’arte. Cosa pensa di quel mondo? 
«L’arte di qualità museale non perderà mai fascino, c’è invece troppa arte commerciale secondaria commercializzata a scopo di lucro, che non durerà».
Ha anche una grande collezione di automobili rare. 
«Adoro le auto d’epoca, sia come opere d’arte da guardare sia come sculture da guidare».
Pensa che questo mondo interconnesso abbia cambiato la percezione delle eccellenze?
«È il futuro. Siamo impegnati nello sviluppo di una piattaforma di vendita online».
È orgoglioso di aver reso felici molte donne con i suoi diamanti?
«Felicissimo, una donna non ha mai abbastanza diamanti e, come diceva Mae West, "mai abbastanza grandi"». —
Traduzione di Carla Reschia