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 2020  maggio 17 Domenica calendario

Tutto cominciò allevando animali

In fatto di storia ragionare sul dettaglio è fondamentale, ma spesso sono i grandi numeri a fare la differenza. Prendiamo la densità abitativa, cioè il numero di persone in rapporto alla terra coltivabile. Siamo portati a proiettare il problema sui nostri peggiori scenari urbani: pensando perlopiù a megalopoli asfissianti, colme di macchine e individui. Invece si tratta di una questione antica, che spiega molto delle trasformazioni delle nostre società.
Tutto comincia con la decisione di adottare la domesticazione di piante e animali, che avrebbe portato a una maggiore disponibilità di cibo, ma anche a una più alta densità di popolazione. Il surplus alimentare e l’uso degli animali come mezzo di trasporto portarono alla nascita di società centralizzate, stratificate, economicamente complesse e tecnologicamente avanzate. Una trasformazione che ha generato vantaggi, ma anche problemi. Tra essi, il rischio delle malattie, derivato dalla concentrazione di persone e di animali; oppure il rischio concreto che la terra (e dunque il cibo) non bastasse per tutti. Riguardo alle malattie, l’esperienza epidemica ci ha mostrato con chiarezza come la diffusione di un virus sia direttamente proporzionale alla concentrazione degli individui. Ma la demografia ha molto da dire anche sull’accesso alle risorse.
La popolazione del mondo sta crescendo in modo diseguale. L’elevata densità non è in sé necessariamente un indice di penuria di risorse, basti pensare che tra i primi Stati al mondo per densità abitativa vi sono Paesi Bassi e Giappone. Ma è altrettanto vero che per altri Paesi questo può rappresentare un detonatore sociale.
È il caso delle Filippine o, ancora di più, del Bangladesh, il Paese con la maggiore densità di popolazione al mondo: circa 150 milioni di abitanti distribuiti su una superficie che è la metà di quella italiana, con una densità superiore ai mille abitanti per chilometro quadrato. A casi come questo si aggiunge spesso il fatto che la popolazione è percentualmente molto giovane (nel Bangladesh gli abitanti sotto i 25 anni sono quasi il 60%). Non è l’unico elemento con cui spiegare la complessità dei fenomeni migratori, ma è un dato a cui guardare: per cogliere le dinamiche del presente e immaginare le società di domani.