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 2020  maggio 17 Domenica calendario

Come poeti a Wall Street. I campioni mai dirigenti

Maldini che si allontana dal Milan aiuta forse a definire le competenze di un grande giocatore dopo la fine della carriera sul campo. La figura del calciatore è profondamente cambiata dopo tre momenti storici: la fine del vincolo all’inizio degli anni Ottanta e il conseguente arrivo di una classe di manager molto svelta, i procuratori, che tolse i giocatori dal rapporto diretto, paternalistico, con i presidenti e ne moltiplicò le strade; la legge Bosman del 1995, cioè l’apertura incondizionata ai giocatori europei; e l’arrivo della televisione, soprattutto Sky nel 2003. 
La fine dei vincoli di squadra e nazioni ha liberato i giocatori rendendoli padroni dei propri contratti. I soldi delle televisioni hanno permesso una valorizzazione stellare di quei contratti. All’inizio del Duemila il giocatore importante è un giovane uomo molto ricco, molto popolare grazie a tv e web nascente, e ormai anche all’altezza di gestire il nuovo ruolo sociale con buona disinvoltura. Nascono però due problemi. Il primo è che la libertà di muoversi gli toglie radici. Il calciatore fa sempre più fatica a diventare il riferimento di un solo club. Questo gli toglie mestieri, futuro. Dopo il campo dovrà trovarsi un lavoro che la sua fama e la sua ricchezza gli hanno sempre fatto ignorare. Comincia una vita con venti anni di ritardo. E non ne conosce le regole, i compromessi, le volgarità che ogni mestiere porta. Il grande calciatore è uno che ha sempre avuto, non ha mai dovuto occuparsi di niente, a volte nemmeno dei compagni. Era lui lo spogliatoio.
L’incontro con il mondo è caotico e alla lunga genera una regola evidente: i grandi calciatori quasi mai diventano dirigenti importanti. Sono come poeti dentro Wall Street. Intuiscono il talento negli altri, ma lo vedono come scopo finale. Prima di Maldini ha lasciato Boban, per «ineleganza del Milan», cioè merce ordinaria, offensiva solo per chi può permettersi nella vita un unico principio. Totti è stato due anni dirigente della Roma poi è stato lasciato andare. Del Piero non ha mai cominciato, la Juve lo ha fermato un anno prima che smettesse di giocare. Antognoni ha un ruolo di pura rappresentanza nella Fiorentina. Potrei sbagliare, ma l’ultimo buon dirigente è stato Dino Zoff alla Lazio. Non ricordo un campione del mondo di Bearzot o Lippi che abbia inciso. Rossi, Tardelli, Graziani, Toni, Materazzi, Altobelli, Collovati, Grosso, Cannavaro, Gilardino, tutti gli altri. Il calciatore importante è diventato molte cose, commentatore, uomo immagine, allenatore, scout, ma non dirigente. Forse non è un caso che spesso in Italia anche gli allenatori più grandi siano stati giocatori normali o non giocatori. Sarri, Mourinho, Sacchi, lo stesso Conte, Allegri, ma anche Rocco, Herrera, Lippi, Trapattoni, Bearzot. È come se il grande talento facesse vedere benissimo solo metà del calcio, lasciando nell’ombra l’altra, quella oltre il campo. Dove comincia il mondo.