Corriere della Sera, 17 maggio 2020
Clorochina, il santo graal dei sovranisti
PARIGI Nel primo sabato post-confinamento, ieri, sono tornati i gilet gialli. Proibito raggrupparsi, per strada c’erano più poliziotti che manifestanti, ma il malcontento resiste e in una Francia che già vive la peggiore recessione dal 1949 (Pil a meno 5,8 nel primo trimestre) la rabbia sociale è destinata ad aumentare. Così come è in ascesa il ruolo politico del professor Didier Raoult, direttore dell’istituto Méditerranée di Marsiglia e «gilet giallo della medicina», come lo ha definito l’opinionista anti-sistema Eric Zemmour.
A dispetto delle illusioni iniziali, il Covid-19 e la quarantena hanno amplificato le diseguaglianze e approfondito le divisioni tra ricchi e poveri, élite e popolo, proprietari di case spaziose e inquilini senza balcone. E il dominio mediatico di virologi talvolta in contraddizione tra loro ha rilanciato anche la frattura tra la scienza ufficiale e l’universo complottista e «no vax», tutt’altro che sconfitto dalla più grave crisi sanitaria in cent’anni.
È così che pure la clorochina, l’antimalarico degli anni Venti noto ora come Plaquenil o Nivaquine, assume un valore politico. Un inibitore dell’eme-polimerasi non sembrerebbe né di destra né di sinistra, ma di certo la clorochina è ormai a sua insaputa sovranista e nemica delle multinazionali del farmaco, strumento di una nuova lotta di classe mossa dai provinciali di Marsiglia contro Parigi, i suoi ministri, i suoi «professoroni», e le aziende come Sanofi che cercano il vaccino ma sono pronte a distribuirlo agli americani per primi «perché hanno partecipato al rischio d’impresa» (Sanofi poi ha fatto marcia indietro).
Sull’efficacia della clorochina contro il Covid-19 continuano a non esserci prove, anzi alcuni studi sottolineano i gravi effetti collaterali. Ma il farmaco è diventato celebre grazie a Trump (che peraltro suggerisce anche di iniettarsi la candeggina) e a Didier Raoult, medico outsider ma comunque finora molto rispettato. Lo amano tanti francesi, dall’indimenticato campione di calcio Eric Cantona al ristoratore marsigliese Hugo che si è tatuato il suo profilo sulla gamba, fino al filosofo sovranista Michel Onfray. E qui le cose si fanno più serie.
Raoult ormai è diventato il punto di contatto del vasto mondo di sinistra radicale e di estrema destra che si sta organizzando e unendo sotto l’ombrello della rivista Front populaire appena fondata da Onfray, uomo della gauche «ma non certo quella neoliberale di Mitterrand e compagni dal 1983 in poi».
I risultati scientifici sulla clorochina potrebbero mettere in difficoltà Raoult, ma il professore di Marsiglia entra comunque e con tutti gli onori nel comitato editoriale di Front Populaire, che si candida a diventare la possibile piattaforma – non solo ideologica – della sfida sovranista a Macron alle presidenziali del 2022.
Onfray adora Raoult, i suoi capelli lunghi e l’anello col teschio, portati «per mandare al diavolo i potenti, i sapienti, gli inchiodati alla poltrona, i pasciuti, i borghesi, i ministri, i presidenti, i decorati, senza dimenticare i giornalisti».
Tifano quindi per Raoult e Onfray i gilet gialli, e a sinistra tanti elettori di Jean-Luc Mélenchon. Ma anche Marine Le Pen ha espresso sostegno a entrambi. «Non ne possiamo più di sentirci dire come pensare, cosa mangiare, quali medicine prendere», spiega l’eurodeputato lepenista Gilbert Collard. Se nel 2022 il duello sarà ancora Macron-Le Pen, l’esito a favore del primo rischia di ripetersi. Per allargare il campo degli oppositori Onfray si fa aiutare da Raoult, il profeta della clorochina.