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 2020  maggio 17 Domenica calendario

I comuni Covid free

Il sindaco di Monfumo, professione farmacista, l’ha pensata così: «Ho distribuito mascherine casa per casa in modo da limitare i movimenti dei miei compaesani». È andato due volte, portando su e giù per le venti contrade di questo paesino trevigiano di collina, terra di Prosecco e di mele antiche, qualche migliaio di protezioni, modello Regione. «In farmacia ho invece regalato quelle in tessuto che avevo comprato dalla mia associazione. Le altre non le prendo e non le vendo perché non voglio sembrare un approfittatore, visto che a me costerebbero 1,4 euro e la gente pensa di pagarle 50 centesimi». Attento, veloce, astuto. 
Certo, Monfumo non è Milano e il simpatico sessantaduenne Luciano Ferrari che da quattro anni governa il paese se lo può permettere: 1300 anime, la maggior parte delle quali amanti della quiete, casetta, giardino, vigneto. Insomma, poteva contare su una sorta di distanziamento naturale. «E poi, lo riconosco, abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, quella con la C maiuscola. E a chi dice che ci ha aiutato pure il Prosecco, io rispondo che se fosse così Valdobbiadene avrebbe il primato». Comunque sia, Monfumo, in questi mesi è rimasto uno dei pochi comuni del Nord che vedono la casella contagiati ferma a quota zero. È cioè uno dei rari punti verdi della cartina del virus dove la macchia rossa dei contagi si allarga a macchia d’olio. 
Monfumo come Vedeseta a Bergamo, Irma a Brescia, Cazzago Brabbia a Varese, Ariano a Rovigo. Esempi di isole felici della pandemia nelle regioni del Nord, le più colpite. La ricetta? C’entrano le caratteristiche dei territori, le abitudini di vita, le pratiche virtuose messe in campo e, non ultima, la buona stella. Comunque sia, sono storie di resistenza che qualcosa possono insegnare. Vedeseta, per esempio, è un minuscolo borgo in Val Taleggio, e rappresenta un’eccezione nella provincia di Bergamo. Ufficialmente risulta un caso, «ma è di uno che ha solo la residenza per la seconda casa, non viene in paese da almeno un anno», spiega il giovane sindaco Luca Locatelli. Mentre alle porte il virus mieteva vittime, Vedeseta è rimasto immune. «Il motivo? – si chiede il sindaco -. Abbiamo un territorio vasto, con quattro frazioni, la gente è sparsa. Poi con il gruppo di alpini e i volontari ci siamo attivati subito per portare la spesa a casa. Due volte a settimana abbiamo sanificato le strade, davanti agli edifici di passaggio. Come Comune abbiamo distribuito 5 mascherine e un flaconcino di disinfettante». 
Irma è invece nell’alta Val Trompia, Bresciano. L’assenza di infetti rappresenta anche in questa provincia una rarità. «Io ho perso una decina di conoscenti che abitavano qui vicino, e anche due della mia stessa età», racconta il sindaco Mauro Bertelli, 63 anni. Quando è scoppiata l’epidemia ha subito impedito che arrivassero persone da fuori che avevano la seconda casa. «Sono rimaste solo tre famiglie con bambini che erano già in paese». Poi si è dato da fare recuperando mascherine. «Ne abbiamo avuto un buon numero dagli Spedali Civili di Brescia, per loro non andavano bene ma a noi sono servite. E poi i miei concittadini hanno rispettato i divieti». L’anno scorso Irma era stato uno dei Comuni che più aveva subito la tempesta Vaia. «Per noi è stato un disastro – conclude Bertelli —. Quando vedi un bosco distrutto ti piange il cuore, ma non è come quando viene a mancare la gente». Da Brescia a Varese. Cazzago Brabbia, 800 abitanti che vivono affacciati sul lago, tutti sani. «Certo, la fortuna, ma credo che anche l’urbanistica abbia un significato – ragiona l’ingegnere Emilio Magni, primo cittadino dal 2014 —. Non abbiamo condomini, non ci sono edifici oltre i tre piani. Sono quasi tutte case familiari o bifamiliari con giardino». Un distanziamento che è l’anima del borgo. «In più abbiamo sanificato le strade, distribuito mascherine in parte acquistate e in parte donate da uno sponsor, la spesa portata a domicilio. E molti lavoratori in queste settimane sono rimasti a casa. Tranne due pescatori ottantenni, ma il lago non è contaminato». 
Tornando in Veneto, il paese immune più popolato è Ariano nel Polesine, 4.200 abitanti e una sindaca, Luisa Beltrame, che ha il dono della sintesi: «Educazione, prudenza, spazi». Dal Delta del Po al mare, fra campi di grano e di soia nei quali i suoi concittadini si incrociano di rado. «Mettici poi la paura di uscire e i medici di famiglia molto presenti sul territorio e hai la spiegazione». 
Qualcuno aggiunge il fattore «bonifica» che sembra riguardare le vecchie zone paludose e in questi mesi accomuna alcune aree miracolate del Paese. Ma al momento non c’è alcuna evidenza scientifica. Rimane il dato statistico: otto paesi del Polesine sono stati risparmiati dall’epidemia. Hanno tutti storie di paludi ma anche di grandi spazi e di poca, oggi fortunata gente.