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 2020  maggio 16 Sabato calendario

Trump lancia l’operazione per il vaccino

WASHINGTON È la scommessa più importante e forse anche la più difficile. Donald Trump si impegna con gli americani e, in seconda battuta, con il mondo: «Entro la fine dell’anno avremo il vaccino anti-Covid 19». Ieri il governo degli Stati Uniti ha lanciato l’ «Operation Warp Speed», velocizzare al massimo la sperimentazione e la produzione della formula per sconfiggere il coronavirus. L’operazione sarà guidata da Moncef Slaoui, immunologo di statura internazionale ed ex responsabile della ricerca della multinazionale GlaxoSmithKline. In diretta dalla Casa Bianca, Slaoui accende la speranza: «Sono convinto che entro la fine dell’anno saremo in grado di produrre alcune centinaia di milioni di dosi». Dietro di lui Anthony Fauci, virologo della task force, applaude vistosamente. Anche se nella comunità scientifica ci sono opinioni più prudenti. 
Ma nel caso riuscisse l’impresa, come sarà distribuito il vaccino? Innanzitutto all’intera popolazione americana. E il resto del mondo? Si dovrà mettere in coda, anche se Trump risponde: «Stiamo collaborando con altri Paesi, con i nostri alleati e non ci sarà ego da parte nostra». 
Il governo federale investirà altri 10 miliardi di dollari. Sotto la guida di Fauci, gli scienziati del Niaid, il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, seguiranno i 14 progetti più promettenti. Ma il punto chiave è l’accelerazione bruciante dei tempi. Non appena verrà messa a punto una formula con buone probabilità di efficacia, gli impianti si metteranno in moto, senza aspettare l’autorizzazione finale della Fda, la Food and drug administration. Si produrrà al buio, rischiando di buttare via centinaia di milioni di dollari. 
È un meccanismo noto da diverse settimane. Eppure è sorprendente scoprire come i virologi europei continuino a fare riferimento alle vecchie procedure: prima i test, poi la produzione. Risultato: almeno 18-24 mesi. Ma il Covid-19 ha sconvolto ogni schema. Non si era mai visto un governo pronto a bruciare ingenti risorse finanziarie senza la certezza di successo. Inoltre Trump sostiene che le aziende «non penseranno al profitto». Un’affermazione che andrà attentamente verificata. 
Il punto è che l’Unione europea si sta attrezzando con grande ritardo e con scelte diverse da quelle degli Stati Uniti. Vero, il leader americano ha gestito la crisi con grande confusione. Ma nel frattempo fin dal gennaio scorso la Barda, l’agenzia sulla ricerca che fa capo al Ministero della Salute, consegnava 430 milioni di dollari, pronta cassa, a Moderna Tx, base a Cambridge; 456,2 milioni di dollari alla Janssen Research & Devolepment (gruppo Johnson&Johnson) e appunto 30,7 milioni di dollari alla Protein Science, gruppo Sanofi, come Emmanuel Macron sembra aver scoperto solo di recente. 
In parallelo sono entrati in azione altri big dell’industria, come Pfizer, sede a New York, in collaborazione con la tedesca BioNTech. Anche loro corrono per confezionare qualche milione di dosi entro il 2020 e centinaia di milioni nel 2021. La ricerca è comune, ma la produzione inizierà in tre impianti americani di Pzifer e in uno solo europeo, Puurs in Belgio. BioNTech prevede di aumentare la capacità delle sue fabbriche in Germania. Pfizer coprirà tutte le spese d’avvio: verserà 185 milioni di dollari a BioNTech e investirà altri 113 milioni di dollari nella fabbricazione.