Huffington Post, 15 maggio 2020
Bimbi economy, standard e vip
Quarantasei neonati in quarantasei culle nella hall di un albergo di Kiev. Piangono quasi tutti. Il video gira in Italia da qualche giorno, ne ha raccontato Marina Terragni su QN, lo ha commentato Flavia Perina su Linkiesta, è la storia di 46 bambini nati in maternità surrogata, di cui la madre naturale non si può occupare più e la madre committente (l’aggettivo non è mio) non si può occupare ancora, poiché Covid ha chiuso le frontiere. Così 46 neonati, undici destinati nel nostro Paese, affrontano le prime settimane di vita senza mamma, accuditi da infermiere che corrono di qui e di là con i biberon e i pannolini.
Sono andato a vedere su Facebook la pagina di BioTexCom (center for human reprodution) sotto le cui cure sono nati i quarantasei bambini. L’offerta è ampia. Per la pratica dell’ovodonazione/embriodonazione, BioTexCom propone il “pacchetto economico” a 4.900 euro, il “pacchetto doppio” a 6.900 euro e il “pacchetto successo assicurato” a 9.900 euro. Per la maternità surrogata, ovvero utero in affitto, propone il “pacchetto standard” a 39.900 euro e il “pacchetto Vip” a 49.900 euro. C’è anche l’offerta speciale del “pacchetto Ideale” a 9.900 euro con il “passaggio Bimbo in braccio” che non so cosa significhi: chiavi in mano per le auto lo so, ma bimbo in braccio no, non intuisco l’opposto, che cosa significherebbe “bimbo non in braccio”.
BioTexCom elenca gli innumerevoli vantaggi dell’ampia gamma (testuale): le tecnologie al fresco, i contratti all inclusive, la garanzia ed il rimborso in caso di fallimento. La vasta banca dati “soddisfa tutte le singole esigenze” e, per non farla troppo lunga, se si sceglie il “pacchetto Vip” si ha diritto a una comoda rateizzazione, priorità, trattamento per individuare deviazioni genetiche e scegliere il sesso del piccolo, servizio lussuoso di trasporto e residenza, albergo con aria condizionata, cucina europea e ucraina, ossia “molti secondi di carne e di pesce, insalate fresche e dessert squisiti”, un’escursione guidata nella città di Kiev e in gentile omaggio un corredino per il neonato.
Non vorrei vi foste persi: non è il Club Med, è una clinica per far nascere bambini. Penso abbiate i brividi. Io li ho. Queste modalità da agenzia di viaggi sono raggelanti, e nemmeno approvo il ricorso all’utero in affitto, ma la mia sensibilità non sarà mai sufficiente per chiedere la proibizione, che oggi in Italia si è tradotta in legge: divieto di maternità surrogata. Ci sono un sacco di cose che non mi piacciono e che devono restare libere, non mi piace la prostituzione, non mi piace che si consumi cocaina, ma sono pratiche richieste, diffuse, ed impedirle non migliora affatto le cose. Lo dimostrano il video dei quarantasei bambini, il catalogo, il prezzario.
Se in Italia ci fosse una legge che anziché chiudere gli occhi li aprisse e, anziché vietare, regolasse, undici famiglie italiane non sarebbero andate a Kiev, bimbo in braccio o chiavi in mano. Non sono un legislatore, ma si potrebbe pensare a limiti come in Gran Bretagna, (una donna può offrire il suo utero una sola volta nella vita), all’assistenza costante di medici e psicologi, al controllo del tribunale che una donna non si offra perché presa per la gola, a un percorso preciso e severo come per l’adozione, all’esclusione di sbandamenti eugenetici per determinare il sesso o il colore dei capelli.
La politica non ha il compito di salvare il mondo, secondo i gusti di quello che passa, ma di limitare i danni per il meglio di tutti.