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 2020  maggio 15 Venerdì calendario

Periscopio

È sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili. Marcello Marchesi.
Come diceva Enzo Biagi, siamo nell’età in cui andiamo a vedere i necrologi per trovare i nostri amici. Renzo Arbore, musicista (Elvira Serra). Corsera.

Tigellino è il soprannome di Nando Racioppi, uno degli uomini meno conosciuti e per questo più potenti d’Italia. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Gli italiani sono stati battuti dai francesi anche sulle onoranze a Leonardo da Vinci nei 500 anni dalla morte. Al Louvre le celebrazioni, a Roma le frattaglie. Dei suoi 67 anni di vita, da Vinci ne passò 65 in Italia e gli ultimi due in Francia, dove morì. Ma noi distratti, Parigi si è appropriata il genio toscano. Merito loro, demerito nostro. Morale: la Francia, che non aveva nulla, ha fatto una perla; l’Italia, che aveva un tesoro, un buco nell’acqua. Giancarlo Perna. LaVerità.

Capisco poco la politica partitica, ma non riesco a non vedere o intuire i processi sociali e culturali che, rispetto alla politica, vanno a volte più lenti e a volte più veloci. C’è poco da fare, in Italia l’antipolitica populista è direttamente proporzionale all’incapacità di governare dimostrata da «tutti» i nostri politici nell’ultimo quarto di secolo (i precedenti lasciamoli agli storici). Alfonso Berardinelli. Il Foglio.

Se tu fai una truffa contro lo Stato negli Usa, ti prendono subito, perché non hai un sistema intasato da tutta questa massa di accuse opinabili, lungaggini, cose barocche e fatte per altri motivi. Ti fanno un processo e ti mandano in prigione rapidamente. Quanti italiani sono in prigione per non aver pagato le tasse? In Italia poche decine. Negli Usa 50 mila. Edward Luttwak (Antonio Amorosi). Affari italiani.

Ho sempre rispettato la legge, il che dovrebbe essere ovvio, ma in Italia ovvio non è, visto il numero dei lestofanti che sono in libertà, e non mi riferisco solo ai mafiosi o ai camorristi, che perlomeno sono criminali dichiarati, ma ai colletti bianchi in circolazione, in una lista che sarebbe infinita. Ho sempre pagato le tasse, il che dovrebbe essere ovvio, ma in Italia ovvio non è, visto l’enorme numero degli evasori fiscali e degli ancora più astuti «elusori». Non mi sono mai imbandato in partiti, lobby, conventicole, camarille di sorta. Questa mancanza di protezione lobbistica ha finito per colpire anche mio figlio, che in un concorso universitario decisivo per la sua carriera e la sua vita si è visto soffiare il posto dalla moglie del cattedratico. Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.

Quand’ero giudice della famiglia dicevo ai genitori: non insegnate ai vostri figli a essere remissivi, ma a far valere le loro ragioni con il cervello. Poi divenni capo di un gruppo di procuratori della Repubblica per i minori, ma i poliziotti telefonavano sempre a me. Le racconto una notte qualunque. Squilla il telefono: «Dottoressa, abbiamo trovato per strada una donna nuda, urla e ha un bambino in braccio, pare abbia fame». Portatela in ospedale e prendete un panino per il piccolo. «Il bambino non mangia perché i genitori gli hanno detto di non prendere cibo dagli estranei». Cercate il padre. «Suona il clarinetto in un locale notturno». Andate a prenderlo e portatelo in ospedale. A quel punto, il bimbo azzannava il panino. Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale di Milano (Pier Luigi Vercesi). Corsera.

Il percorso che sta facendo il figlio di Elio l’ho sperimentato su me stesso. Sono nato spastico da una famiglia povera, in anni nei quali la disabilità non era considerata. E neanche il bullismo era chiamato per nome. Ti prendevano per il culo e basta. Lucio Moderato (Michele Serra). Il Venerdì.

Tenevo testa ai miei genitori. Ero l’unica dei sei figli a venire castigata perché osavo ribattere alla mamma. Appena sedicenne, persi un anno di scuola: mi ero innamorata di un ragazzo ventenne. La notte scappavo di casa per vederlo. L’unico maschio, per esempio, di cui ero solo amica, e lo sono tuttora, si chiama Enrico Vanzina, lo scrittore, mio compagno di banco. Così fui esiliata per nove mesi in Argentina, a casa di un’italiana, Giuliana Lebuis. L’anno prima ero stata rinchiusa in un collegio in Germania. Samaritana Rattazzi, figlia di Susanna Agnelli (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Sa perché il teatro oggi è così noioso, pigro, così inutile? Perché gli è stato tolto l’Assoluto. Il che non significa necessariamente o esclusivamente Dio, ma, più in generale, lo Spirito. La Verità. Non parlo della verità ideologica: quella va bene, appunto, per gli spettacoli politici. Parlo dell’aspirazione alla Verità dello Spirito, senza la quale tutto si riduce soltanto a chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Franco Branciaroli, attore e regista (Paolo Scotti). il Giornale.

Mi domando, i giapponesi si metteranno ancora in coda per calpestare gli attributi del toro al centro del «salotto di Milano», la Galleria Vittorio Emanuele, giacché le guide assicurano che porta fortuna? Getto un’occhiata distratta nelle vetrine, su borse e scarpe vendute da commessi sussiegosi a prezzi strabilianti. Torneranno, gli stranieri, a comprare? Perché dietro alla moda c’è una bella fetta di Milano, uomini e donne ora chiusi nelle case, a interrogarsi ansiosi sul domani. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

Nel 1977 Bologna aveva conosciuto un momento di straordinaria vitalità. Contraddittoria e impetuosa. C’era il femminismo, c’erano i fumetti di Scozzari e i disegni di Pazienza. C’era le repressione e c’erano gli intellettuali che da tutta Europa giunsero qui per denunciarla. Fu come un grande carnevale finito nella nebbia. Tito Gotti Jo, musicologo e direttore d’orchestra. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

I golpisti rumeni avevano fatto una prova generale, con la regia del Kgb (i servizi segreti Urss) e della Cia, che si era insediata a Budapest, aprendo una attrezzatissima sede. Quest’ultima partecipava all’organizzazione del colpo di Stato contro Ceausescu, con la promozione delle manifestazioni «spontanee», con piani e finanziamenti e il Kgb con la logistica e propri uomini. Infatti, dopo il 6 dicembre, il numero dei turisti sovietici crebbe bruscamente di dieci volte (67 mila turisti provenienti dall’Urss). Aldo Forbice. LaVerità.

Non c’è vita, per anormale che sia, che non abbia un suo equilibrio, e non bisogna cercare di modificarlo, perché certi difetti hanno un contrappeso in altrettante qualità. Giuseppe Prezzolini, L’italiano inutile. Rusconi libri, 1994.

L’ingegno è il talento potenziato; il talento è il genio ispirato. Roberto Gervaso. Il Giornale.