Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  maggio 15 Venerdì calendario

Business degli abiti da sposi rinviato all’inverno

L’epidemia di Covid-19 non ha risparmiato nemmeno il royal wedding dell’anno, quello tra Beatrice di York e il fidanzato Edoardo Mapelli Mozzi: fissato per il 29 maggio, è rimandato a data da destinarsi. Come tante altre cerimonie che avrebbero dovuto svolgersi tra marzo e giugno. Così, gli abiti da sposa ( o da sposo) scelti e custoditi nelle boutique per il fitting finale, sono rimasti nei negozi, insieme alle scarpe e agli accessori, lasciando il settore moda sposi in uno stato di (semi) congelamento. Il ghiaccio potrebbe iniziare a “sciogliersi” a partire da lunedi 18 maggio, quando atelier e boutique riapriranno le porte ai clienti, purché – ovviamente – indossino mascherina e guanti.
Il peso del Covid sul settore – che in Italia, secondo le stime 2018 di Sì Sposaitalia vale circa 600 milioni di euro – a livello generale è difficile da stimare: «Ci sono molte incognite, legate sia al comportamento dei consumatori finali sia alle regole che saranno in vigore in autunno, stagione in cui molti sposi hanno scelto di posticipare le nozze» spiega Emanuele Guido, exhibition director della business unit Lifestyle di FieraMilano in cui rientra la manifestazione Sì Sposaitalia Collezioni che ha spostato le proprie date da aprile a settembre (dal 24 al 27). In generale, continua Guido: «Confidiamo nella ripartenza della filiera dopo la riapertura dei negozi, dove magari i futuri sposi acquisteranno capi o accessori per rendere l’abito adatto all’inverno, e nel 2021, che sarà sicuramente un anno molto intenso».
I brand, intanto, si preparano per la riapertura al pubblico. A partire dai big che in questi mesi hanno lanciato virtualmente le nuove collezioni e lavorato sulla shopping experience post lockdown: Pronovias, per esempio, ha esteso gli orari di apertura per ricevere su appuntamento e accoglierà le spose con un “Welcome Pack” con disinfettante e Dpi, permettendo agli accompagnatori di collegarsi via web; Atelier Emé, invece, ha studiato una serie di misure per andare incontro alle clienti che hanno dovuto rimandare il matrimonio: dalla custodia dell’abito fino alla nuova data fino alla consulenza su eventuali modifiche per rendere l’abito adatto a una stagione diversa.
«Circa un quarto dei matrimoni programmati verranno rimandati – conferma Francesco Pignatelli, direttore creativo di Carlo Pignatelli – e questo peserà inevitabilmente sul settore: il 2020 temo sarà l’anno peggiore dei nostri primi 52 anni di storia, stimiamo un calo del fatturato di almeno il 50 per cento». Nonostante le previsioni fosche, Pignatelli si prepara a riaprire i propri negozi diretti accogliendo i clienti su appuntamento e ad «andare incontro alle boutique che vendono i nostri capi e che sono in grave difficoltà. In primis vogliamo assicurare loro che i prodotti che hanno ora in negozio non verranno svalutati dal lancio di nuove collezioni, ma avranno vita più lunga».
Non tutti gli sposi hanno deciso di rimandare le nozze. Lo racconta Simone Marulli, designer e titolare dell’omonimo brand: «Chi non ha il sogno di una cerimonia sontuosa con 300 invitati ha deciso di sposarsi lo stesso quest’anno- dice – nonostante le restrizioni. A dimostrazione, durante il lockdown mi hanno contattato tre nuove spose per l’abito nuziale». Tenersi in contatto via social o web è stato fondamentale, per concordare eventuali modifiche e non solo: «Siccome ho convertito la produzione per l’emergenza, ho inviato due mascherine a tutte le “mie” spose per far sentire loro la mia vicinanza».
Il lockdown non ha fermato un trend sempre più importante nel segmento bridal: il noleggio. «Una nostra cliente di Roma – raccontano Francesca Storace e Valeria Cambrea di Drexcode – si è sposata lo stesso, con gli invitati collegati via Zoom. Molte clienti hanno posticipato le nozze entro la fine dell’anno e più di una ci ha chiesto di assicurarle che l’abito scelto sarà disponibile anche nelle nuove date. Chi sceglie adesso? Si orienta su abiti più semplici, in linea con l’idea di una cerimonia più raccolta». Drexcode, che è nato come una piattaforma digitale di fashion renting, in questi mesi ha utilizzato il servizio di invio degli abiti a casa per la prova, integrandolo con consulenze via web. E assicurando la perfetta sanificazione dei capi: «I nostri abiti vengono lavati a secco o ad alte temperature e poi tenuti in camere a ozono: è una procedura che applicavamo già da prima, ma che ora valorizzeremo ancor di più».