Il Sole 24 Ore, 15 maggio 2020
Assicurazioni, Lloyd’s: la pandemia costerà 200 miliardi
Oltre 200 miliardi di dollari, circa 188 miliardi di euro. A tanto potrebbe ammontare, secondo una stima dei Lloyd’s di Londra, il costo della pandemia da Covid-19 per il settore assicurativo. Una proiezione che si è immediatamente abbattuta sul comparto insurance europeo, con l’indice di settore che ieri ha ceduto il 2,5% dando ulteriore spinta ribassista a un mercato già debole dopo gli interventi di Fed e Bce.
Gli stessi Lloyd’s hanno previsto un impatto sui propri conti tra i 3 e i 4,3 miliardi di dollari per l’emergenza Coronavirus, somma sostanzialmente paragonabile a quanto versato in occasione della tragedia dell’11 settembre.
L’annuncio dei Lloyd’s è arrivato immediatamente a valle della trimestrale di Zurich, che ieri prima big tra le europee, ha diffuso i propri conti. Numeri sui quali ha già inciso la pandemia, almeno sul fronte dei costi nel P&C. In particolare, la società ha annunciato che si attende di dover pagare circa 750 milioni di dollari di risarcimenti legati alla crisi del Covid-19 sull’intero 2020, di questi 280 milioni sono già stati scontati nei primi tre mesi dell’anno. La società ha però voluto aggiungere che le indicazioni «si basano sull’analisi dello scenario e sull’esperienza ad oggi» e sono soggette a «una significativa incertezza». Nei primi tre mesi la raccolta premi nel settore danni è stata di 9,67 miliardi di dollari, in progresso del 5% (+7% su basi comparabili), mentre la nuova produzione vita in termini Ape è stata di 958 milioni, in calo del 19% in dollari (-10% in termini comparabili). I premi della statunitense Farmers Exchange hanno totalizzato 5,13 miliardi (-1%). L’indice di Solvency Z-Ecm è diminuito di 28 punti base a 101.
Insomma, il quadro per il settore assicurativo non è scevro da rischi. Tanto che buona parte di quei 200 miliardi di impatto sono riferibili, secondo i Lloyd’s, a indennizzi per l’annullamento di eventi o per assicurazioni sui viaggi: voci che in tutto potrebbero valere fino a 107 miliardi. Basti pensare, in proposito, alla cancellazione di eventi top come Wimbledon o l’Oktoberfest. Manifestazioni dal valore milionario, tanto che per il solo torneo di tennis di Londra si è parlato di un rimborso di oltre 120 milioni di dollari. D’altra parte, i 107 miliardi di dollari di cui sopra sono una cifra molto simile alle perdite generate dalle catastrofi naturali del 2005, guidate dagli uragani Katrina, Rita e Wilma e del 2017, tra cui gli uragani Harvey, Irma e Maria.
A questo, poi, vanno sommati 96 miliardi di minusvalenze sui portafogli di investimento. «Non credo che nessuno nel nostro settore abbia mai visto accadere contemporaneamente due eventi simili», ha detto a Reuters l’amministratore delegato dei Lloyd’s John Neal.
«Il settore dell’assicurazione nel mondo copre persone e aziende colpite dal Covid-19 sulla base di un gran numero di diverse polizze», ha aggiunto Neal, sottolineando che quello che rende l’impatto della pandemia unico «non è solo il costo umano e sociale, ma anche le ricadute economiche», in termini di fallimenti aziendali, disoccupazione e crollo del Pil. Tenuto conto della complessità e delle dimensioni dello shock è ancora difficile valutare per intero gli effetti della pandemia che, in ogni caso, presenterà un conto ben più salato di quanto mai registrato negli ultimi decenni tra catastrofi e attentati.
D’altra parte, anche gli assicuratori sulla vita sono colpiti dalla crisi, in particolare perché le misure di lockdown impediscono agli agenti di incontrare i clienti. Prudential ha annunciato che le vendite del primo trimestre in Asia sono diminuite del 24%. A riguardo, giusto ieri Capgemini ha pubblicato in collaborazione con Efma il “World Insurance Report 2020” dal quale emerge che i clienti di tutte le età stanno adottando una «mentalità da millennial» e fanno sempre più affidamento a ricerche personali attraverso vari canali per reperire informazioni e acquistare prodotti assicurativi. Inoltre, è in rapido aumento il numero dei consumatori che si rivolgono a operatori non tradizionali, come BigTech e product manufacturer, per ottenere offerte innovative e personalizzate con una migliore customer experience: era il 17% nel 2016 mentre oggi è il 36% degli intervistati. La pandemia sta evidentemente favorendo questo trend con il risultato che, in prospettiva, solo gli “Inventive Insurer” riusciranno a scavalcare la crisi.