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 2020  maggio 15 Venerdì calendario

Il ritorno di Michele Bravi. Intervista

Non riesce a parlarne come di un ritorno. Una nuova canzone (La vita breve dei coriandoli), un nuovo album (La Geografia del Buio, in uscita nei prossimi mesi) e un nuovo impegno in tv (Amici Speciali, al via stasera, su Canale 5). Tutto dopo quasi due anni di dolore totale, da quell’incidente in cui ha perso la vita una donna, che per lui ha cambiato ogni cosa. Ecco perché ora Michele Bravi non riesce a parlare del suo come di un ritorno. «Non lo è. È come fare tutto per la prima volta. Ho un modo diverso vivere le cose, una voce diversa, una faccia diversa. È difficile trovare anche solo una connessione con quello che ero».
In cosa si sente cambiato?
«Quando subisci un trauma forte la tua vita si sposta su un livello diverso, che non parla con quello di prima. Quando rivedo le mie vecchie immagini – io a Sanremo, io su un palco di qualche tour – è come se stessi guardando non dico uno sconosciuto, ma una persona che vive nel palazzo di fronte: la riconosci ma non sai bene chi sia. Mentre stavo affrontando quel buio sono stato ossessionato dalla domanda che tanti mi facevano: quando torni? Ma la questione era: chi torna? Sono molto diverso».
Che persona è oggi?
«Adesso conosco il peso dell’imprevedibile. Il male dentro me ora ha una forma, non è più un concetto astratto. È come se cambiasse la lente con cui inquadri il mondo. Un giovane è proiettato sul futuro, ora sono radicato nel presente: è un esercizio costante ma che mi ha salvato. Per mesi ero assente».
Nel suo nuovo disco parla di quel buio...
«Ho avuto la fortuna di avere con me qualcuno che nel buio mi guidasse: mi ha preso per mano e, piano piano, se non ne sono uscito, almeno ho imparato a vivere nel buio, ad accettarlo e orientarmi. Questa persona mi ha dato le coordinate e mi ha chiesto di tornare a usare la creatività per raccontare tutto questo. E sono nate queste canzoni».
Sta parlando di un amore?
«Esistono legami più forti dell’amore, parlano la lingua della vita. Ci frequentavamo ma non avevo riconosciuto la sua importanza. Poi ha capito il mio dolore senza invaderlo. Mi ha assistito mentre lo assorbivo, è stato il mio salvagente. Ora si è trasferito dall’altra parte del mondo: non è qui ma la sua presenza resta».
Che effetto le ha fatto tornare a cantare?
«Solo un anno fa non credevo sarei stato in grado. Dopo essere stato in silenzio per mesi – per almeno due non ho detto una parola – un anno ci ho provato, nel concerto della mia amica Chiara. Ma non pensavo di farcela. La voce è un luogo di incontro, ci trovi chi si riconosce in quello che canti. Per me era impossibile avvicinarmi anche alle persone care. Ma con il tempo ho sentito il desiderio di trasmettere un messaggio: bisogna farsi aiutare, il dolore non scompare per inerzia. Se non viene curato, diventa letale. È stata una rivelazione. Sto ripetendo le cose che mi hanno detto per un anno e mezzo».
Come è stato l’incontro con Maria De Filippi?
«È stata tra i primi a cui volevo far sentire le canzoni. Quello con lei, ad Amici (come tutor nel 2017) era stato il mio ultimo lavoro, l’ultimo di quel Michele che non conosco più bene... già allora spingeva la mia creatività».
E adesso?
«È strano. Ma entusiasmante. Ero abituato anche solo a uno studio come quello del programma; ora no. Maria mi sta vicino e le sono grato. In pochi in questo periodo mi hanno fatto sentire anche un professionista e non solo una persona con dei problemi. Lei mi guarda come un artista. Spero che il mio messaggio arrivi a tanti».
Il processo per l’incidente è slittato per l’emergenza. Come si sente per questo?
«È una vicenda che riguarda tante vite e credo che ogni volta che si ritira fuori non sono l’unico a soffrire, a pagare il peso di un’esposizione tra l’altro non richiesta. Quindi sì, mi preme chiudere questo capitolo doloroso perché tutti trovino lo spazio giusto per collocare quanto è successo».
La persona che l’ha aiutata adesso la seguirà in tv?
«Non riesco a nasconderle niente. Ora quando canto spesso mi capita di guardarmi attorno e immaginare di trovare la sua faccia. La voce è un luogo dove si possono rincontrare le persone, lo dicevo. Noi siamo distanti, ma possiamo ritrovarci lì».