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 2020  maggio 14 Giovedì calendario

Intervista al performer Nico Vascellari

Un uomo chiuso per 24 ore in una stanza e per 24 ore, sempre in piedi, ripete all’infinito, in maniera ipnotica e musicale, la frase “I trusted you”, mi sono fidato di te. Non è un test di resistenza, non è una scommessa, non è una burla, ma un’opera d’arte di Nico Vascellari. Lui è un performer italiano, uno dei pochi conosciuto all’estero, e all’annuncio dell’iniziativa qualche sorriso è scappato, alcune battute, un vago approccio di rifiuto aprioristico, poi però l’arte è riuscita a ribaltare la visuale, a girare l’occhio della telecamera verso noi stessi, a estremizzare il monoscopio della Rai, fisso, immobile, un rumore bianco, eppure con un suo fascino.
Questa performance non si trova su Youtube…
E non sono certo di volerlo, ci sto riflettendo; (ci pensa) quel lavoro è un’opera che funziona pure grazie all’interazione con il pubblico che commentava: senza quella immediatezza si perde l’empatia.
Numero di visitatori?
72 mila visualizzazioni da 30 Paesi nel mondo; in molti si sono collegati più volte per capire come andava.
Per controllare se resisteva.
(Ride) Esatto, e io ero lì, in trance.
In un mondo a parte…
È l’unico modo per affrontare una prova del genere, per resistere e non sentire dolore, noia, o qualunque altra emozione-reazione.
Ha uno stile da frontman di una band.
Per anni ho cantato in un gruppo musicale, ed è esattamente quello il mio approccio, poi ho capito che la mia strada era un’altra; (cambia tono di voce) c’è un momento esatto nel quale comprendi di essere un artista.
Come?
Lo avverti, ma è fondamentale crederci, poi è importante convincere chi ti sta attorno, a partire dalla famiglia, poi gli amici e così via.
La sua performance si ispira al comico statunitense Andrew Kaufman.
È una delle figure che sento maggiormente vicine, in particolare per il suo modo di rapportarsi con il pubblico: stupiva, sorprendeva, creava disagio, lasciava credere che il suo lavoro fosse sbagliato. (Kaufman è morto nel 1984 a soli 35 anni. Nel 1999 Miloš Forman gli ha dedicato il film Man on the Moon).
Il lockdown l’ha ulteriormente motivata?
Sì, ma l’idea è nata prima: l’ho rappresentata ora perché questa situazione apre a molteplici letture.
Insomma, non leggeva i commenti alla diretta…
Davvero, neanche uno, ero in un’altra dimensione; (sorride) comunque in molti mi chiedevano: “Come fai ad andare in bagno?”.
Risposta?
Mai sentito la necessità.
Niente in 24 ore?
Mai mangiato e bevuto, ho assunto solo degli integratori, e nelle 36 ore precedenti non ho ingerito cibo.
Fatica?
Nelle ultime ore ho iniziato ad avvertire dei crampi ai piedi, così ogni tanto mi sono sdraiato, ma volevo evitare una qualunque immagine legata alla sofferenza.
Ha una forte fisicità…
Ci lavoro da sempre.
Il talento è dote innata?
Sì, e con il tempo si può solo affinare.
Lo spazio la interessa molto…
Tempo fa, per tre giorni, mi sono chiuso in un cunicolo totalmente buio, alto al massimo 50 centimetri e lungo 20 metri.
E…
Volevo provare l’effetto-Talpa, tanto da non decidere a priori quanto sarei rimasto sotto, e al momento dell’uscita non sapevo quante ore o giorni fossero passati.
La prossima?
Non ho ancora deciso, però la mia ricerca non è solo legata alle perfomance, ma anche alla scultura. Poi vedremo.