la Repubblica, 13 maggio 2020
Il governo russo manipola i dati sul virus?
«Le statistiche russe sono manipolate. Da sempre». Al telefono con Repubblica non usa mezzi termini Anastasija Vasilieva, a capo del sindacato “Alleanza dei medici” vicino all’opposizione e autrice di una cliccatissima video-denuncia sui silenzi delle autorità. Con oltre 10 mila nuovi positivi per l’undicesimo giorno consecutivo – tra cui Dmitrij Peskov, il fedelissimo portavoce di Vladimir Putin, e sua moglie, l’ex campionessa di pattinaggio sul ghiaccio Tatiana Navka – la Russia è diventata il secondo Paese al mondo più colpito dalla pandemia. Eppure, con 2.116 decessi su una popolazione di circa 145 milione di abitanti, il tasso di mortalità resta tra i più bassi: lo 0,9 percento. I medici, e un’attenta lettura delle statistiche, rivelano la realtà.
«C’è un ordine tacito a non diagnosticare il coronavirus post-mortem. Le cause di un decesso sono facili da manipolare. Si muore delle complicazioni causate dal coronavirus, come insufficienza cardiovascolare o renale», commenta Vasilieva. «Succede perché all’inizio della pandemia, le autorità ripetevano che la situazione era “sotto controllo”. Ora si scoprono contagi e morti e nessuno vuole esserne responsabile né tantomeno riconoscere che aveva torto».
Solo una regione russa – Cheljabinsk negli Urali – divulga entrambi i dati: i morti per coronavirus (3) contro i positivi al coronavirus morti per altre cause (7). Il secondo numero aumenterebbe il bilancio regionale del 233 percento, ma non viene conteggiato a livello nazionale. Aiuta a capire perché le statistiche siano ingannevoli. Mentre, confrontando i decessi del mese di aprile a Mosca e a San Pietroburgo con la media dello stesso periodo nei cinque anni precedenti, il quotidiano britannico Financial Times è arrivato a stimare che le vittime di coronavirus sarebbero oltre il 72% in più. Valentina Dolgopolova, 27 anni, medico in un reparto Covid oggi in quarantena, conferma che i numeri ufficiali siano «approssimativi». Anche perché, spiega, capita che un paziente muoia prima che arrivi il risultato del tampone.
Anche dottori e operatori sanitari muoiono di Covid 19 senza che venga riconosciuto dalle autorità. Spesso per mancanza di tamponi o di dispositivi di protezione individuale. Il cardiologo moscovita Aleksej Erlikh è tra i fondatori di una lista web “In memoriam” dei colleghi caduti nella lotta al coronavirus. Contiene 174 nomi, molti di più di quelli ufficiali. «È semplice. Il virus di per sé non uccide nessuno. Si muore di complicazioni. È il solito vecchio vizio che esiste da tanto e tanto tempo. Come ai tempi di Chernobyl le autorità decidono di tacere», confessa a Repubblica. «Non è che succeda ovunque, ma volente o nolente c’è qualcuno che nasconde la verità».
Nonostante i dati allarmanti sui contagi e i dubbi sulle morti, da ieri anche in Russia è iniziata la “fase 2”. Nel settimo discorso alla nazione dall’inizio della pandemia, Putin ha decretato la fine del “periodo nazionale di ferie pagate”, eufemismo per il blocco delle attività non essenziali deciso un mese fa. Blindato nella sua dacia fuori Mosca, non vede Peskov dal 30 aprile, assicurano dal Cremlino. Ma crescono i timori per il leader dopo che, oltre al portavoce, il virus ha contagiato il premier, due ministri e il vicecapo dell’amministrazione presidenziale. Vasilieva, invece, teme una seconda ondata. «Putin ha paura. La gente non ha più soldi per mangiare e, allentando le restrizioni, spera di placare le tensioni nella società. Ma è strategicamente sbagliato riaprire proprio quando c’è il picco dei contagi».