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 2020  maggio 12 Martedì calendario

Il fumo seduce già a 13 anni

Fumo e adolescenti: è sempre più emergenza. In Italia uno studente su cinque dai 13 ai 15 anni fuma tabacco e troppi (quasi la metà) respirano fumo passivo in casa. A rilevarlo è la Global Youth Tobacco Survey: la maggior parte è consapevole che il fumo è dannoso e, tuttavia, con l’aumentare dell’età aumenta la percentuale dei fumatori. «Il fumo coinvolge il 57% degli studenti 15-19enni, se si considera solo il tabacco. Se si considera invece l’assunzione di nicotina sia in termini tradizionali sia alternativi - sottolinea Sabrina Molinaro, responsabile della sezione di epidemiologia dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr - il fumo di sigaretta o la sigaretta elettronica tra gli stessi studenti raggiunge una prevalenza del 66%, vanificando 10 anni di progressi delle politiche di prevenzione». 
Sotto accusa «l’arrivo sul mercato delle sigarette elettroniche e altri device per consumare nicotina che hanno intercettato una nuova fetta di popolazione lontana dalle sigarette tradizionali», ma anche i cattivi esempi, la bassa percezione delle pressioni dell’industria del tabacco e il facile accesso alla rete di vendite.
Lo evidenzia anche un’indagine di AstraRicerche per Fondazione Umberto Veronesi su un campione di 654 adolescenti: meno della metà nota la promozione di sigarette&C. in eventi o luoghi di ritrovo o sui social come Instagram e appena il 40% la nota in videogiochi, film e video musicali. Due su tre trovano un tabaccaio entro i 300 metri dalla scuola e il 37% a meno di 100 metri. 
«E’ impressionante il dato relativo all’uso diffuso di sigarette: parliamo di poco meno della metà dei giovani intervistati» puntualizza Roberto Boffi. Secondo il responsabile di pneumologia all’Istituto dei Tumori di Milano non bisogna sottovalutare il ruolo dei genitori: «Più della metà del campione ha almeno un genitore che fuma e, se il fumo è ancora così diffuso tra gli adulti, è chiaro che i ragazzi rispecchino questa realtà». Ma non bisogna abbassare la guardia anche di fronte alle «subdole modalità di marketing dirette ai più giovani, difficilmente percepibili dai ragazzi come tali» e tira in ballo gli influencer che su piattaforme diverse fumano o svapano. 
«Il fumo - aggiunge - è una droga perfetta perché, a differenza dell’alcol o di altre sostanze, non compromette la socialità, non ti fa andare a sbattere contro un muro e non altera i tuoi comportamenti. Ma è importante che i giovani siano consapevoli dei rischi legati al tabagismo e dei grossi interessi economici in ballo per non essere vittime ignare di un gioco sporco, orchestrato sulla loro pelle al fine di farli diventare affezionati clienti di un prodotto cancerogeno». Ricorda, allora, che «maggio è in tutto il mondo il mese della lotta al fumo, che culminerà con il World No Tobacco Day».
Come distogliere, allora, i giovani dalle sigarette? La Fondazione Veronesi propone di alzare il prezzo del tabacco. Dall’indagine condotta emerge che, se il prezzo di un pacchetto raddoppiasse, il 57% smetterebbe di fumare (almeno lo dichiara) e il 40% cercherebbe di ridurre il numero di sigarette. Su questo però Boffi mette in guardia: «Con il tabacco non c’è il problema dell’abuso ma dell’uso e ciò significa che anche una sigaretta al giorno fa male!».
«Ai genitori - continua - ricordiamo di non dare il cattivo esempio e consigliamo di rendere la casa un ambiente "smoke free": non fumate e non lasciate che lo facciano i figli». Quanto ai giovanissimi, un incoraggiamento: «Non temete di essere sfigati, dicendo no alle sigarette, e non abbiate paura di essere i primi a vincere la schiavitù dalla nicotina». Boffi ricorda l’effetto domino. «Il miglior amico di un fumatore è un fumatore e questo vale anche per chi vuole smettere di fumare: insieme la sfida può risultare più facile». 
«Il tabagismo - è bene ripeterlo - è una vera e propria dipendenza. La droga è la nicotina, che è il principio attivo del tabacco ed è in grado di indurre dipendenza sia fisica sia psicologica», conclude Licia Siracusano del Centro Antifumo dell’Istituto Humanitas di Milano, ricordando che «il centro antifumo è un ambulatorio dedicato alla cura: l’uso corretto della terapia farmacologica, che controlla le crisi di astinenza, e un adeguato counseling, che aiuta controllare la dipendenza psicologica, permettono, insieme, di ottenere la disassuefazione dal tabacco». E’ questa la via per smettere di fumare. E, non meno importante, per non ricominciare.