Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  maggio 11 Lunedì calendario

Il Vangelo in un cartoon di Pendleton

In una vecchia striscia a fumetti Art Spiegelman, autore di Maus, e Maurice Sendak, illustratore e scrittore, parlano di storie per bambini e storie per adulti; camminano fianco a fianco, svelti e stilizzati, avvolti dalla morbidezza dei colori, e chiacchierano come due amici. A un certo punto Spiegelman dice che alcune cose non andrebbero raccontate ai più piccoli, che vanno protetti. E Sendak gli risponde: «Durante l’infanzia siamo pronti e aperti a tutto; è da vecchi, invece, che cominciamo ad avere paura». 
Quando gli viene chiesto delle sue serie, Pendleton Ward – classe ‘82, texano, animatore, scrittore, produttore e doppiatore – cita proprio questa striscia, invita a rileggerla, e confessa che lui lo fa almeno due volte l’anno. «E imparo sempre qualcosa di nuovo». Con Adventure Time, Ward è riuscito a cambiare profondamente l’animazione televisiva. Ha usato tutto quello che sapeva, e ha cercato di avvicinare il suo pubblico a quello che ama di più. Aveva una visione, e nella sua visione la passione è fondamentale.
Per The Midnight Gospel, disponibile su Netflix, è partito dal podcast del co-creatore Duncan Trussell, che ascoltava, ammette, proprio mentre lavorava ad Adventure Time. «Mi è piaciuto imparare cose nuove sulle religioni, e mi è piaciuto il modo in cui Duncan si è sempre messo in prima linea, ascoltando gli studi di diverse persone e i loro punti di vista. È come un libro aperto, la sua onestà è una cosa bellissima e merita fiducia. E poi è divertente». 
The Midnight Gospel è una delle serie più incredibili e assurde sviluppate in questi anni per il piccolo schermo. È un cartoon, è ambientata in un prossimo futuro e i dialoghi sono tratti letteralmente dal podcast di Trussell. E così, spesso, quello che viene mostrato non coincide con quello che viene detto; e mentre, per esempio, fuori infuria l’apocalisse zombie, si parla di droghe, di viaggi psichedelici, di paure. Oppure: mentre una civiltà di clown-ragni combatte contro un gruppo di rivoltosi, si parla di creatività e di scrittura. 
«Duncan aveva in mente una storia su un simulatore di universi – dice Ward –. Abbiamo parlato a lungo di come utilizzare un oggetto del genere per sviluppare una serie piena di dialoghi. Poi mi ha fatto notare come il podcast sia diventato una forma di racconto unica, e come moltissime conversazioni possano portare a vere e proprie epifanie. È una cosa che adoro. Sono felice quando posso usare i dialoghi come un’amaca, in una serie: dondolando da una parte all’altra, da un argomento all’altro». E questo perché a Ward piace improvvisare. «Come si fa durante una partita di Dungeons and Dragons, se vuole». 
Per lo stile grafico, i punti di riferimento sono stati i lavori di Jesse Moynihan e di Elle Michalka, mentre la musica, che raccoglie e sintetizza la tradizione degli Anni Settanta, è stata affidata a Joe Wong. Per adattare al meglio il podcast di Trussell in The Midnight Gospel , alcune battute sono state riscritte e alcuni ospiti sono rinvitati per registrarle. «E poi Duncan è andato a braccio». Con Netflix c’è stato un rapporto molto libero e, allo stesso tempo, molto concreto. «Ci hanno dato tutto lo spazio di cui avevamo bisogno per completare questa serie». 
Il risultato finale sono otto episodi pieni di colori e di voci, in cui si parla e si discute di qualunque cosa, in cui l’occhio prova a seguire la mente, e la mente viaggia altrove, velocissima e rapita. The Midnight Gospel è, nel suo piccolo, una rivoluzione. Ha unito il formato del podcast all’animazione, e l’ha fatto senza compromessi. È impossibile da etichettare o da racchiudere in un genere preciso. Non è una serie per bambini, e non è nemmeno una serie per adulti. È una serie per tutti, proprio come dicevano Spiegelman e Sendak.