Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2020
Il denaro falso è prodotto a Milano e Napoli
La produzione e la distribuzione di valuta falsa si sviluppa all’ombra dei distretti industriali e segue regole imprenditoriali. In Lombardia, grazie al know how maturato nella metallurgia, sono coniate monete tra le migliori al mondo. La Campania resta leader nello stampare banconote con tecniche di altissimo livello. Roma è la principale piazza italiana di smercio, mentre il prodotto destinato all’estero finisce sui mercati virtuali creati su canali Telegram, la piattaforma di messaggistica e scambio dati già finita al centro delle polemiche per la diffusione illecita di giornali gratuiti.
Un business miliardario, dietro l’euro “made in Italy”, tanto che ogni banconota o moneta costa tra il 15 e il 30% del suo valore nominale.
La diffusione
È una relazione dei carabinieri dell’Antifalsificazione monetaria, al comando del colonnello Renato Chicoli, a svelare la diffusione del fenomeno, con una fotografia che inquadra le aree produttive e quelle dove invece si predilige lo smercio. I dati del Cms (Counterfeit monitoring system) della Banca Centrale europea, l’organismo deputato alla protezione dell’euro e al monitoraggio del fenomeno della falsificazione monetaria, indicano l’Italia come capitale europea non solo della produzione di qualità ma anche della diffusione.
D’altronde basta dare una lettura al rapporto della Banca d’Italia “Study on the use of cash by housholds”, per comprendere il perché di questo primato. L’Italia, infatti, risulta ai primi posti in Europa per uso di contante. Si preferisce, in sostanza, utilizzare le banconote piuttosto che carte di credito e bancomat, tanto che l’85% delle transazioni è fatto con il cash. A questo si aggiunga che spesso, per motivi di evasione fiscale, si preferisce accettare denaro contante nel pagamento di prestazioni professionali. Un vantaggio per i falsari, che sfruttando questa bassa propensione all’uso di moneta elettronica, riescono a penetrare il tessuto produttivo.
I distretti
Sull’onda di un mercato sempre più in crescita si stanno sviluppando in due diverse aree geografiche del Paese veri e propri distretti produttivi. Come detto, per quanto attiene alla contraffazione di monete, la produzione italiana si concentra soprattutto nel Nord Italia, nelle zone a vocazione metallurgica. L’attività di intelligence dell’Antifalsificazione monetaria ha portato alla luce il caso della Lombardia, regione in cui si concentra la gran parte dell’attività di coniatura illecita e in cui è stato individuato il maggior numero di zecche clandestine. La falsificazione interessa, in ordine, le monete da 2 euro, 1 euro e 0,50.
La Campania, forte di know how maturato dalla cosiddetta “Napoli Group” – identificativo utilizzato dalla Bce, dal Nac (National analysis center) e dalla Banca d’Italia – ha un primato nella stampa di banconote. Si parla di un prodotto di elevata qualità nei tagli da 20, 50 e 100 euro. Da ultime stime risulta che proviene dalla Campania circa l’80% delle banconote contraffatte. Da questi due distretti, poi, sono distribuite nel resto del Paese.
La Capitale
Lombardia, Lazio, Campania, Toscana, Puglia ed Emilia Romagna sono le regioni in cui risulta la maggior diffusione di banconote e monete false. Se però si osservano le percentuali dei sequestri sul dato complessivo, Piemonte e Veneto sono tra le regioni italiane in cui esiste un potenziale pericolo di sottovalutazione del fenomeno. Una analisi in particolare la merita il Lazio, perché delle 13.773 banconote sequestrate, ben 11.802 sono state individuate soltanto a Roma. La Capitale, così, risulta al primo posto in Italia per numero di ritiri. Un primato dovuto a una serie di fattori: flussi turistici, concentrazione di esercizi commerciali che producono milioni di transazioni in contanti e un terziario fortemente sviluppato.
Telegram
All’estero l’euro “made in Italia” viene fatto circolare sfruttando Telegram. Su alcuni canali della piattaforma sono stati trovati mercati dove, in forma anonima, gli acquirenti possono visionare il prodotto, apprezzandone le caratteristiche qualitative, sceglierne il taglio e contrattarne il prezzo di vendita mediante l’utilizzo di cripto-valuta. Un sistema criminale, dunque, che rischia di incrinare ulteriormente il contesto economico italiano.