La Stampa, 10 maggio 2020
Sequestro record a Hong Kong di pinne di squalo
Sembra bizzarro che mentre il mondo intero punta uno sguardo costernato sui mercati della selvaggina nella metropoli di Wuhan, dove con alta probabilità è stato trasmesso il Covid-19 agli umani, il contrabbando di animali esotici continui per vie legali e a volte meno legali. Anzi, i contrabbandieri approfittano del fatto che dogane e autorità sono occupate dalla pandemia per aumentare il loro giro. Ma non erano distratti a sufficienza i doganieri di Hong Kong che questa settimana hanno confiscato la più grande partita di pinne di squali nella storia della città costiera tra le più ricche d’Asia: 26 tonnellate di pinne tagliate a 38,500 squali per un valore di mercato di più di un milione di euro.
È un colpo grosso per le autorità di Hong Kong, considerato che è più del doppio dei loro sequestri di pinne di squalo dell’intero anno precedente, 12 tonnellate. A insospettire gli agenti sono state le scritte in spagnolo di due spedizioni provenienti dall’Ecuador. Solitamente, hanno detto gli investigatori, le casse di cibo importato espongono scritte in inglese, la lingua franca del commercio. In questo caso, i contrabbandieri ecuadoregni le avevano lasciate nella loro lingua. Arrestato, ma scarcerato su cauzione, il proprietario del magazzino dov’erano stoccate le pinne in attesa d’essere smerciate nei ristoranti della città e dell’entroterra cinese.
Ogni anno si calcola che vengono uccisi 100 milioni di squali per le loro pinne. Lo spinnamento dello squalo è una pratica crudele che consiste nel rimuovere le pinne dell’animale mentre è ancora vivo. Dopo lo spinnamento, i pesci vengono rigettati in mare. Così conciati, gli squali non riescono più a dare una direzione al nuoto e affondano, morendo soffocati o sbranati da altri predatori. In alcuni Paesi, proprio per la brutalità dell’operazione, e per ridurre il numero di pesci uccisi, viene proibito spinnarli in alto mare e viene richiesto di portarli a riva tutti interi. Ma la carne di squalo, a parte le pinne, ha un basso valore commerciale e i pescatori preferiscono lo spinnamento, pratica in grande crescita da più di 20 anni, da quando cioè si è distribuita maggiore ricchezza nella classe media cinese, il principale consumatore della zuppa di pinne di squalo.
Alcune tradizioni cinesi attribuiscono a questa pietanza diversi poteri. Fu la dinastia Song la prima a adottare questa pietanza nella cucina della famiglia imperiale, tradizione tramandata nelle dinastie Ming e Qing fino a oggi. Si crede che la zuppa possa aumentare la potenza sessuale, migliorare l’elasticità della pelle, aumentare l’energia «qi», prevenire problemi cardiovascolari e abbassare il colesterolo. In sintesi, la medicina cinese attribuisce a queste zuppe effetti ringiovanenti, coadiuvanti per l’appetito e nutritive per il sangue, reni, polmoni e altre parti del corpo. Alcuni sono addirittura convinti che curi il cancro. In realtà, non esiste alcuna evidenza scientifica che provi queste teorie tramandate dalla tradizione. Anzi, secondo gli animalisti di WildLife, l’alto tasso di mercurio presente nei mari è più probabile aiuti la sterilità e potrebbe aumentare la demenza.
Ma per il grande mercato cinese questo non ha importanza. La zuppa pinna di squalo, anche se di per sé non sa di niente e viene usata per assorbire i sapori di altri ingredienti nel brodo, è un piatto d’obbligo nei banchetti nuziali e nelle cene di lusso. E quando il mercato richiede, il commercio risponde. Ma quando il commercio non ce la fa, ci pensa il contrabbando.