Corriere della Sera, 10 maggio 2020
In Corea del Sud è ricominciato il campionato di calcio
Tackle sì, abbracci no. Vietati. Come le strette di mano, gli sputi a terra, gli scambi di maglia. Controlli della temperatura con termoscanner pure ai fotografi di bordo campo e ai raccattapalle. Tutti con mascherina e guanti in lattice. Bottigliette personalizzate, ogni giocatore ha la sua. Esultanze contenute, massimo consentito un tocco col gomito. Flash dal futuro. Del calcio che verrà, al quale converrà abituarsi. Perché prima o poi si ripartirà. E molto sarà diverso. Non solo fuori dal campo, con gli stadi che secondo gli epidemiologi dell’Università di Atlanta, Georgia Usa, potrebbero restare a porte chiuse anche per 12-18 mesi, ma anche dentro. Cambierà il modo di vedere il calcio, ma anche di giocarlo.
Un primo assaggio arriva dalla Corea del Sud, primo campionato al mondo a ripartire, davanti alle telecamere di 36 Paesi al mondo, Bbc inclusa. Tanta voglia di calcio, quindi va bene pure la misteriosa K-League, una nostra B medio-bassa. Il primo gol dell’era d.c., dopo Covid, lo ha segnato un certo Lee Dong-Gook, 41 anni, ex Middlesbrough: la sua rete ha consentito al Jeonbuk di battere 1-0 il Suwon. Lo stadio era vuoto, con uno strano rumore di sottofondo a simulare il brusio dei tifosi, quindi il match winner dopo il gol è sfrecciato a festeggiare verso i compagni in panchina. Tutti mascherati. Toccherebbe anche agli allenatori, ma Josè Morais, tecnico dello Jeonbuk, vice di Mourinho all’Inter, se l’è levata subito.
Atmosfera surreale, ovattata. Da allenamento, più che da partita. Corse sotto le curve festanti non ne vedremo per un pezzo. Scordiamoci quindi certe esultanze cult, forsennate, anche se non si sa mai. Di certo sarà tutto molto strano. «Sarà un altro calcio, completamente diverso» è la convinzione di esperti massimi, come Fabio Capello. Jorge Valdano, sul Paìs, ieri ha scritto che per i giocatori sarà fondamentale superare la paura: «Si suppone che gli eroi non ne abbiano mai, però se c’è qualcosa che il Covid ha dimostrato è che tutti siamo uguali davanti alla sua legge implacabile». Guardando i sudcoreani lo sviluppo del gioco sembra però normale: contrasti veri, tackle duri, marcature serie, aree affollate. Oggi si riparte anche in Europa con le Far Oer, ma il vero crash test sarà la Bundesliga, primo grande campionato a ricominciare: si attacca fra una settimana. Siamo tutti curiosi di vedere cosa sarà, dopo due mesi senza calcio l’attesa è alle stelle.
Di certo una prima grande differenza sarà regolamentare. Il passaggio dalle tre alle cinque sostituzioni è una modifica epocale. Durerà solo fino a fine anno, ma non è escluso che ci possano poi essere proroghe. Vedremo: se il governo del calcio si convincerà che «più cambi uguale più spettacolo», allora niente di più facile che venga istituzionalizzata dall’Ifab.
Ritocchi tecnici anche alla Var, che sarà più soft. Non nel protocollo, immutato, quanto nel numero di addetti: «Ora ci sono 4 persone, ma se riprenderemo ve ne saranno solo 3» ha spiegato Nicola Rizzoli, designatore di serie A. Il quale ha poi toccato un tema sul quale ci sarà da divertirsi, le proteste: «Non sono previste ammonizioni per i calciatori che si avvicinano troppo agli arbitri, ma ci sarà bisogno di uno step culturale, forse potrà farci anche bene». Significa che, nelle intenzioni, non verranno tollerati quelli che sbraitano addosso all’arbitro. Davvero le regole antivirus del distanziamento sociale renderanno il calcio più civile? Mah. Vedremo.