Corriere della Sera, 9 maggio 2020
Gli scrittori nascosti dallo pseudonimo
Alberto Pincherle, Franco Lattes, Luigi Bonardi, Carlo Lorenzini, Umberto Poli, Marta Felicina Faccio, Aron Hector Schmitz. Chi sono? Alcuni tra i più grandi scrittori italiani. Noti però con gli pseudonimi usati per firmare le loro opere. Alberto Pincherle è Alberto Moravia, nome scelto (per evitare confusione con l’omonimo storico delle religioni) quando nel 1929 pubblicò Gli indifferenti. Franco Lattes divenne Fortini; Luigi Bonardi fu Malerba; Carlo Lorenzini si firmò Carlo Collodi (dal borgo toscano della madre); Umberto Poli fu Saba; Marta Felicina (Rina) Faccio usò Sibilla Aleramo. E poi Aron Hector Schmitz che volle chiamarsi Italo Svevo. Il cambio del nome è una ossessione letteraria, non solo italiana, che cela le più diverse ragioni (pudore? vergogna? gioco?). L’autore de Il rosso e il nero non si chiamava Stendhal, ma Marie-Henri Beyle; George Orwell era nato Eric Arthur Blair (e questo è il nome sulla lapide dell’autore di 1984). Pseudonimi sono Romain Gary (Roman Kacew), Michel Houellebecq (Michel Thomas), John le Carré (David John Moore Cornwell), E. L. James (Erika Mitchell), Mo Yan (Guan Moye, Nobel nel 2012)... e si potrebbe continuare a lungo. Ai tanti esempi «la Lettura» #285 del 14 maggio 2017 ha dedicato la visual data di Federica Fragapane e un testo di Paolo Di Stefano (disponibile nell’archivio dell’App del supplemento).