ItaliaOggi, 9 maggio 2020
Periscopio
I politici fanno il loro numero; i sindacati e i padroni anche. La retorica è il nostro pane quotidiano. L’unico bene che abbiamo in abbondanza è il tempo. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Gigino Di Maio, l’ultimo capo dei grillini, importa solo mascherine dal mondo come bibite al San Paolo: la sua funzione di statista agli Esteri è quella di rimediare ai mercatini di tutto il mondo, dalle nazioni più povere e impensate, stock di mascherine che puntualmente poi non si trovano. Grillo si finge Siddharta, è caduto in guru meditation, e spara rarissime omelie che altri chiamano diversamente, ma è in pausa, fa lo smort working. Restano i figuranti 5S che fanno le gag nei tg. Marcello Veneziani. Panorama.
Di fronte a me si staglia la mole grigia della Stazione Centrale di Milano – «elefantessa», la chiamò il poeta Testori. Non è un posto tranquillo, la stazione, a tarda ora, ma stanotte mi fa quasi paura: nessuno sulle larghe scale di marmo, deserto il salone delle partenze, che pare immenso. Oltre i cancelli, i binari senza treni sembrano strade per nessun altrove. Ho il cuore stretto quando esco, e voglia di tornare a casa. Mi conforta un crocchio di tassisti che aspettano, forse, l’ultimo treno da Roma. Parlano animatamente, e nella foga hanno abbassato la mascherina. Come avvertendo, loro che nelle vene di Milano ci vivono, che il peggio è passato. Timido segno di ritorno alla normalità, in una città mai vista: la mia. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
A un mio coetaneo costretto a stare in casa direi: ripassa la tua vita, prendi un album di fotografie con tutte le immagini delle persone che hai conosciuto, ripensa agli amici della tua esistenza, ai luoghi che hai visitato. Sfoglialo con calma, lasciati guidare dai ricordi. La vita di ognuno di noi è un romanzo. Ora mi dirà: avendo fatto spettacolo lei ha avuto una vita piena, fortunata, piena di incontri. È vero, ma la vita di ognuno di noi è unica. Non bisogna abbattersi. Non è giusto che il coronavirus cancelli tutto. Questo periodo sarà un ricordo doloroso, ma come tutte le cose della vita passerà, come la seconda guerra mondiale. Anche quella è una malattia che è passata, il dopoguerra è arrivato. Pippo Baudo, presentatore tv (Silvia Fumarola). la Repubblica.
In che misura la Storia entra nei miei libri narrativi? È lo sfondo senza il quale non esisterebbero. Quando ci sono, le fonti vanno usate. Per lo Scudo di Talos utilizzai i resoconti storici e letterari di Plutarco e Pausania. La verità è che, salvo qualche eccezione, nel mondo antico le fonti sono rare e per questo preziose. Quando non ci sono, o appaiono contraddittorie, al romanziere resta come risorsa la fantasia. Valerio Massimo Manfredi, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Io avevo passato la vita tra gli operai comunisti. Diffidavo di chi stava dall’altra parte. Con Giampaolo ho incontrato impiegati, manager, medici, avvocati e anche operai dell’altra parte; ed era gente come quella che conoscevo bene. Anche nell’ora della morte di Pansa, il mondo dei vinti ci è stato più vicino del suo mondo di prima. Di loro non ho visto e sentito quasi nessuno. Mentre tantissimi dall’altra parte mi hanno espresso solidarietà e gratitudine. E sa perché? Perché Giampaolo aveva dato voce alle loro sofferenze, tenute a lungo nascoste. E il fatto che fosse un uomo di sinistra a riconoscerle, quelle sofferenze, aveva ai loro occhi un particolare valore. Adele Grisendi, moglie di Giampaolo Pansa (Aldo Cazzullo). Corsera.
Non è possibile sottrarre la Rai ai politici. È la legge a dire che gli azionisti sono i partiti. Matteo Renzi ha provato a dare più potere all’amministratore delegato. In teoria Fabrizio Salini, dirigente bravo e perbene che ho conosciuto a La7, potrebbe decidere tutto. In pratica lo fa con troppa lentezza. Giovanni Minoli (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Ero al mare con quattro amici quando ci siamo incautamente aggrovigliati in una discussione su alcuni condottieri europei. I miei amici sono signori illuminati, politicamente centristi. Trent’anni fa votavano Pli o Pri, per intenderci. Bene. Quando il discorso cadde su Adolf Hitler e Josif Stalin, la condanna dei due fu unanime. Sì, certo, il nazista bloccò con abilità la distruttiva inflazione tedesca che da lustri non si riusciva a fermare. Ma la montagna di morti che si lasciò alle spalle ne faceva comunque un mostro. Idem, il comunista. Vero che aveva modernizzato la Russia, rimuovendo una monarchia arretrata, ma al prezzo di un regime sanguinario. Dunque pollice verso per entrambi, degni solo dei bassifondi della Storia per i milioni di cadaveri disseminati e senza indulgenze per eventuali meriti. Li liquidammo in 5 minuti, usando concordi il criterio dell’umanità. Ma, in fatto di morti, Napoleone fu peggio, anche se nessuno lo sa. Giancarlo Perna. LaVerità.
Noi italiani siamo la canzone, siamo i più bravi al mondo. Io sono stata fortunata perché ho lavorato con gente come Connie Plank e Willie Malone, che hanno creduto in quello che ero e non mi chiedevano di fare alla maniera degli anglosassoni. Dobbiamo respirare la nostra musica. Mia figlia mi dice di non cantare in inglese perché in inglese sono stonata, ha ragione: bisogna cantare nella propria lingua. Gianna Nannini, cantante (Gino Castaldo). la Repubblica.
Il bisogno di credere nasceva dal fatto che il tuo mondo di tipo rurale non ti bastava. Nel tuo mondo non eri sicuro e protetto, avevi bisogno di altre forze che intervenissero per te. Non piove, subito processione; piove troppo, un’altra processione. E così via. Ferdinando Camon, scrittore (Luca Pavanel). Il Giornale.
La Russia non può permettersi i rischi di una invasione dell’Europa, dobbiamo evitare di fargliene venire la tentazione. Hanno la nevrosi militare perché sanno che non c’è altro che funziona da loro, saranno sempre tentati, in caso di crisi, di ricorrere al solo lato del sistema che possa dar loro un successo. La loro aggressività viene dalla paura, non dall’espansionismo. Non bisogna aumentargli la paura. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.
Pregavano nella vicina, piccola sinagoga e leggevano giornali Yiddisch. Nelle giornate afose portavano panchette e sedie pieghevoli in strada e sedevano tutti insieme, chiacchierando della patria lontana, dei loro figli e nipoti americani, del crollo di Wall Street, e delle guarigioni ottenute mediante bagni di vapore, vitamine, acque minerali alle sorgenti di Saratoga. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
La meditazione su noi stessi è meditazione su Dio. Roberto Gervaso. Il Giornale.