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 2020  maggio 08 Venerdì calendario

Il modello portoghese per ripartire

L’obiettivo è riaprire le frontiere ai turisti per la fine di giugno. Per non perdere la stagione e fare ripartire l’economia dalle spiagge, dagli hotel, dai ristoranti. Proponendosi come meta virus-free, o almeno relativamente sicura. «Aspettiamo qualche settimana, ma non dobbiamo smettere di pensare alle vacanze estive», ha detto pochi giorni fa il premier Antonio Costa. «Per la nostra economia il danno sarebbe immenso se per la prossima estate non riuscissimo a riattivare il turismo», ha aggiunto Costa mostrandosi ottimista: «Voglio credere che prima dell’inizio della stagione la situazione del contagio sarà sufficientemente sotto controllo e che potremo garantire a tutti una meritata vacanza».
Il Portogallo, dopo essere riuscito a limitare i danni del Covid-19, teme di restare intrappolato nelle recessione già iniziata e per uscirne scommette sul turismo, un settore che, tra ricavi diretti e indiretti, vale quasi il 20% del Pil del Paese e almeno un posto di lavoro su cinque. Ma che si è completamente fermato in questi mesi di pandemia.
Sono a oggi 26.200 le persone contagiate nel Paese, con un’incidenza sulla popolazione (in tutto sono 10 milioni gli abitanti) che è paragonabile a quella della Svezia ed è la metà rispetto a quella registrata dalla vicina Spagna. I morti da coronavirus sono invece 1.100, sempre troppi ma davvero pochi se messi a confronto con i tragici numeri degli altri Paesi europei, dalla Scandinavia alla periferia mediterranea. E la situazione va migliorando abbastanza rapidamente, soprattutto nelle regioni portoghesi meridionali e nelle isole: nell’ultimo giorno sono stati 480 i nuovi casi di contagio e in tutto 15 i morti.
Non si tratta di un miracolo. Il governo di Lisbona, appoggiato in pieno dall’opposizione, ha dimostrato buon senso e grande tempismo arginando subito la diffusione del virus che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia in un Paese nel quale il 22% dei cittadini ha più di 65 anni e che ha un sistema sanitario sottofinanziato e poco attrezzato: sono, ad esempio, solo 4,2 i posti letto di terapia intensiva per ogni 100mila abitanti, il numero più basso nell’Unione Europea. «Il tempismo è tutto nelle prime fasi di una pandemia perché la diffusione virale è esponenziale. Anche una settimana, nelle misure di contenimento e nelle cure, può fare una differenza enorme», spiega Pedro Simas, capo del laboratorio di patogenesi virale all’Istituto portoghese di medicina molecolare.
E così sembra essere stato, il governo – imparando dall’esperienza di Spagna e Italia – ha guadagnato un vantaggio prezioso dichiarando lo stato di emergenza solo 16 giorni dopo l’inizio dell’epidemia, quando si erano registrati 642 casi e appena due morti. Da subito è inoltre iniziata la campagna di test sulla popolazione.
Come nelle regioni dell’Italia meridionale o anche nella spagnola Andalusia, alcune caratteristiche del territorio sono state di aiuto: poche le città densamente popolate, la posizione geografica defilata, il livello non elevato di collegamenti (anche commerciali) internazionali. Il Paese ha così potuto vivere un lockdown meno severo rispetto ad altri Paesi europei dimostrando comunque notevole responsabilità nel rispetto delle regole: le fabbriche e i cantieri delle costruzioni sono rimasti sempre in funzione e ai cittadini è stato permesso di uscire per fare attività fisica oltre che per comprare alimentari e medicine. «Abbiamo agito prima della maggior parte degli altri Paesi. E siamo riusciti a mantenere in funzione molte attività produttive contenendo allo stesso tempo il contagio», ha affermato il ministro dell’Economia, Pedro Siza Vieira.
Ma se l’emergenza sanitaria sta progressivamente calando, l’emergenza economica (e sociale di conseguenza) è già diventata gravissima per le imprese e per i lavoratori portoghesi. La crisi provocata dal coronavirus colpisce più duramente le economie nelle quali il turismo ha una ruolo rilevante e quelle dipendenti dalle esportazioni: come il Portogallo. 
La Commissione europea nelle previsioni diffuse mercoledì ha segnalato che l’economia portoghese «dopo essere cresciuta del 2,2% nel 2019, soffrirà a causa del coronavirus una contrazione del 6,8% nel 2020 per poi riprendersi con un rimbalzo del 5,8% nel 2021, senza tuttavia riuscire a tornare sui livelli di Pil del 2019 fino alla fine dell’anno prossimo». E sempre la Commissione di Bruxelles ha prospettato un aumento significativo della disoccupazione «nonostante gli interventi del governo» con il tasso dei senza lavoro destinato a salire al 9,7% (dal 6,5% del 2019) per poi collocarsi intorno al 7,4% nel 2021.
Ad essere colpite con maggiore forza sono state tutte le attività legate al turismo: tra marzo e aprile il Covid-19 ha azzerato i ricavi, imposto la chiusura al 95% delle imprese e ha fatto licenziare l’85% dei dipendenti del settore. Il governo Costa è fin qui intervenuto per fare arrivare liquidità alle imprese, sostenere l’occupazione e aiutare le entrate delle famiglie. Ma se dopo le vacanze di Pasqua anche la stagione estiva dovesse saltare la situazione diventerebbe drammatica.
«Il grande obiettivo che dobbiamo avere,in termini economici per il Paese, dal momento in cui alcune restrizioni stanno già iniziando a essere revocate, è recuperare i livelli di attività e la crescita che avevamo fino all’inizio del 2020», dice Luis Castro Henriques, ceo e presidente di Aicep, l’Agenzia portoghese per gli investimenti e il commercio con l’estero. «Dopo la crisi del 2011 e dopo essere uscita dal programma di salvataggio internazionale, il Portogallo – aggiunge Castro Henriques – ha già dimostrato di avere le capacità per tornare a crescere, con nuovi investimenti ed esportazioni: eravamo competitivi prima e non c’è motivo di non essere competitivi dopo la pandemia».
Ecco allora il piano nazionale per salvare il turismo a partire da Madeira, dalle Azzorre, dall’Algarve e da tutte le regioni costiere dove il contagio è stato limitato. Riattivando innanzitutto i collegamenti aerei e se sarà possibile anche riaprendo la frontiera con la Spagna.
In questi ultimi mesi gli operatori turistici e le strutture ricettive portoghesi hanno organizzato un sistema di voucher e riprenotazione per i turisti bloccati dal coronavirus. Il governo, attraverso Turismo de Portugal, ha lanciato il marchio Clean&Safe, riconosciuto alle imprese del settore turistico che rispettano le raccomandazioni per evitare la contaminazione degli spazi.
Gli hotel, i ristoranti e tutte le attività turistiche torneranno in funzione seguendo regole sanitarie precise, fa sapere il governo senza sbilanciarsi sulle date della ripresa. «Dovremo fare affidamento sui turisti locali – spiegano al governo di Lisbona- ma guarderemo ai nostri clienti tradizionali come Spagna, Francia, Regno Unito, e come l’Europa del Nord. Siamo una meta turistica sicura».
Mentre i negozi nelle strade stanno per riaprire e mentre si guarda al campionato di calcio che riprenderà a fine maggio, il premier Costa ha già promesso spazi per la musica all’aria aperta e soprattutto ha annunciato che presto le spiagge torneranno accessibili. Le imprese del turismo sono pronte e l’economia le aspetta per trovare nuovo slancio già da fine giugno. Anche per questo nessuno in Portogallo «smette di sognare le vacanze».