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 2020  maggio 08 Venerdì calendario

Let i be, 50 anni fa

Se chiedi chi erano i Beatles, tutti lo sanno, ma ognuno credendo a una diversa versione dei fatti, confusi e distorti negli anni dalle dichiarazioni dei Fab Four. Fu un viaggio epocale, vertiginoso, e nemmeno al capolinea si arrivò diritti. L’8 maggio 1970 pubblicavano Let It Be, l’ultimo album in ordine cronologico, sigillo di una storia unica. In realtà, i brani risalivano a prima di Abbey Road, che uscì nel 1969, e basta a capire come i disaccordi deviassero le decisioni.
IL PUTIFERIO
C’è poi il fattaccio: il 10 aprile 1970 Paul McCartney annunciò l’intenzione di prendersi una pausa dai Beatles e scatenò un putiferio. Lennon, Harrison e Starr, in momenti diversi, già intendevano mollare. Il problema fu che Paul lo disse per primo, e con un album in uscita. A fine ’68 proprio Macca aveva avuto l’idea di un progetto che mostrasse l’intero processo creativo della band: la ripresa delle prove in studio, un concerto finale (su un transatlantico o nel deserto), un disco dal vivo. Titolo: Get Back, ritorno alle loro origini, al suono istintivo dei quattro di Liverpool, senza artifici tecnici.
Tutto poi andò come imprevisto. Nessun viaggio insieme. Dal 2 al 14 gennaio 1969 finirono negli studi di Twickenham, filmati da Michael Lindsay-Hogg in un clima terribile per Lennon e per Harrison che se andò (John meditò di sostituirlo con Eric Clapton). Tornò a patto che ci si spostasse nella più accogliente sede della Apple, dove il 30 gennaio fecero il memorabile concerto sulla terrazza.

IL MURO DEL SUONO
La produzione del disco non andò secondo i piani. Fu terminato con l’intervento drastico di Phil Spector e quel muro del suono lontano dal concetto di nuda spontaneità. Paul trovò intollerabile l’epica orchestrale di The Long And Winding Road (nel 2003 la rifece a modo suo) e contestò la cosmica Across The Universe di John, che, al contrario, difese Spector, disprezzando piuttosto il brano Let It Be. Il tormentato Get Back, rititolato Let It Be, uscì dopo Abbey Road e alla proiezione del film nessuno di loro si presentò. Ai posteri la sentenza per niente ardua. Let It Be, il sogno di Paul in cui sua madre Mary lo rassicurava con un Andrà tutto bene, è tra i brani più famosi e cantati durante la pandemia (virale il video dell’ospedale Spaziani di Frosinone) e Across The Universe è un capolavoro. Per celebrare il 50esimo anniversario del disco però si attende il gancio dello shopping natalizio. Il 4 settembre esce via Disney The Beatles: Get Back, documentario diretto da Peter Jackson (Il Signore degli Anelli) e il 15 ottobre il libro (per la Callaway) con foto esclusive, trascrizioni e un saggio dello scrittore Hanif Kureishi.

LA CONTRO-NARRATIVA
Nel film ci sarà l’esibizione integrale sul tetto della Apple, estratti da 55 ore di filmati inediti di Hogg e da 140 ore di audio. Il taglio di Jackson è però gioioso. Paul, che le descrisse come «le peggiori sessioni sulla Terra» ora dice: «Il film mostra la verità sui Beatles. Viene trasmessa l’amicizia e l’amore tra di noi». Per Ringo: «Ci sarà molta più pace e amore, rispecchiando come eravamo». Una contro-narrativa, tacciata di revisionismo. O forse il tempo addolcisce i ricordi. Saremo più confusi di prima, ma la verità vive nelle canzoni, che parlano una lingua non divisiva.