Avvenire, 7 maggio 2020
In Corea del Sud il calcio riparte
Mentre in Europa le Leghe più prestigiose ed importanti, dalla Premier League alla Serie A, stanno pianificando, tra enormi difficoltà ed enormi incognite, il proprio ritorno in campo, in Sud Corea la K–League 1, la prima divisione, è già ai nastri di partenza. Si parte domani, 8 maggio (in realtà, il campionato sarebbe dovuto partire lo scorso 29 febbraio): in quel giorno fatidico, le 12 squadre della massima serie e le 10 di quella cadetta, scenderanno in campo per una prima giornata che, per certi versi, potrebbe essere definita “storica”, considerato il tragico scenario mondiale.
La vittoria del modello Sud Coreano, nella lotta al Covid–19, ha un non trascurabile côté anche sportivo, evidenziato anche dalla lampante evidenza dei numeri: 1142 tra calciatori, arbitri, allenatori e membri dello staff della K–League sono risultati negativi al tampone. Ma non si è scelta certo la strada dell’azzardo: infatti, il campionato si svolgerà, almeno in questa sua primissima fase sperimentale, rigorosamente a porte chiuse, con l’ipotesi di permettere, con ferrea gradualità, il nuovo ingresso dei tifosi nelle gradinate. Nel “test match” ufficiale, di un paio di settimane fa, che ha visto scontrarsi le compagini dell’Incheon United e del Suwon FC, a tutti i calciatori è stata assegnata una bottiglietta d’acqua contrassegnata con il proprio nome, mentre le interviste del dopo gara si sono svolte in maniera molto rapida, rispettando rigorosamente i 2 metri di distanza. Un rigido rispetto delle norme, improntate al buon senso, che dovrebbe, magari, servire come luminoso esempio da seguire anche altrove.
Val la pena riflettere anche sulle norme da seguire, nelle situazioni d’emergenza: nel malaugurato caso che un calciatore venisse trovato positivo al Covid19 nel corso del campionato, la squadra d’appartenenza sarebbe immediatamente obbligata a 14 giorni di quarantena, con il conse- guente posticipo ovviamente delle proprie gare nelle successive 2 settimane. In caso di un peggioramento della diffusione del virus all’interno del paese, poi, il campionato verrà immediatamente sospeso e considerato valido (quindi regolare assegnazione del titolo, eventuali retrocessioni e promozioni) solo se siano stati giocati almeno 22 turni nella prima divisione e 18 nella seconda divisione.
La durata del campionato sarà comunque accorciata: dalle 38 giornate inizialmente previste, si passerà a 27 per rendere il torneo più snello e “rapido”, aumentando, se possibile, però, anche la partecipazione di Broadcast internazionali che, mai come in questo caso, sembra siano interessati alla sua trasmissione. In effetti, proprio nelle ultime ore, diversi network digitali, basti citare i celebri Copa90 (sede a Londra) e 433 (sede ad Amsterdam), e televisivi (sono più di 10 le nazioni interessate alla diffusione dell’evento ) si fronteggiano in una gara, senza esclusione di colpi, per l’acquisizione dei diritti della trasmissione del campionato. Vista la situazione, non va neppure escluso, a questo punto, che anche dalla nostra Penisola ci sia la felice opportunità di seguire il campionato sudcoreano, tramite canali satellitari europei che paiono fortemente interessati. Tra l’altro, nonostante il livello della K–League non sia certo paragonabile a quello delle principali leghe Europee, si può, senza ombra di dubbio, affermare che l’intensità e l’imprevedibilità, da sempre suoi punti di forza, renderà, per diverse settimane, la Sud Corea un’oasi felice per tutti gli appassionati. La Juve del campionato sud–coreano è il Jeonbuk Hyundai: 5 campionati vinti negli ultimi 6 anni, guidata dal funambolico manager portoghese José Morais (storico assistente di Mourinho) con una rosa composta dal blocco della Nazionale Sud Coreana, protagonista incontrastata da anni ormai non solo in patria, ma anche nelle competizioni che riguardano l’intero continente asiatico. La stella indiscussa della squadra è il quarantunenne Lee Dong–gook, il più grande marcatore della Champions League asiatica. L’Ulsan Hyundai rappresenta invece la storica, acerrima rivale, che ha visto sfumare l’agognato titolo nella scorsa stagione proprio all’ultima giornata, ma che, grazie ai pesanti investimenti nel mercato, riportando in patria tra gli altri Lee Chung–yong (ex Crystal Palace), può legittimamente puntare quest’anno al “colpo grosso”. Quindi, l’8 maggio sarà una data fatidica per tutti: quello che accadrà a Seul non riguarderà, per ovvi motivi, solo il calcio e solo la Corea del Sud. Ma forse, proprio da lì, potremo avere un’idea del calcio e del mondo al tempo del Covid19.