il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2020
La quarantena di Katia Ricciarelli
“Continuo a stare a casa”. Ancora? “Sì, e sono due mesi e mezzo”. Stanca? “In realtà non me ne frega nulla: ho davanti il lago e dietro la montagna. I problemi sono ben altri”. Pratica, Katia Ricciarelli. Anche risoluta. E non trattiene una certa stizza, per non cadere in altri termini, rispetto al suo mondo culturale e professionale.
Cosa le manca?
Il lavoro. Senza lavoro mi rompo le scatole; (silenzio) mi è saltato pure lo spettacolo all’Arena di Verona, rimandato al 2021 (altro silenzio).
E…
Sto seriamente riflettendo sulla necessità di mettere in campo qualcosa di serio…
Nello specifico?
Stiamo abbandonando un mondo che ci appartiene. Un esempio? Dal 1600 il Melodramma è una delle nostre vetrine, dei grandi richiami del made in Italy, eppure si sta sgretolando tutto.
Cioè?
In questa fase le persone ritengono gli artisti uguali a dei giullari, mentre il nostro è comunque un mestiere. Un lavoro.
Eppure?
Siamo dimenticati da tutti; quando si parla di “teatro” si sottintende sempre e solo la prosa; (cambia tono) avete idea di quante persone lavorano intorno al Melodramma?
Tante…
Di più, e parliamo di eccellenze mondiali. Ora in tanti mi chiamano, disperati.
E le dicono?
Ci confrontiamo, perché in questa fase tutti ci siamo guardati allo specchio.
Cosa ha scoperto?
(Ride) Quanto sono cojona, potevo impegnarmi in un altro mestiere.
Esagerata.
Non parlo per me, sono di un’altra generazione, ma i nostri giovani già prima non venivano pagati, figurarsi ora.
Quindi?
Trovo un affronto pure i proclami della Scala.
Che succede?
Se lo permettono perché sono La Scala, senza pensare a tutti gli altri teatri che non possono immaginare nulla.
Cosa ha scoperto di sé in questo periodo?
L’acqua fresca; (ride) no, ho capito che siamo tutti con il culo a terra, e allora adesso ci vuole passione e umiltà e non ostentare nulla.
Giammai.
Sarebbe fondamentale proteggere i giovani italiani.
Esempio.
Basta con i cantanti stranieri, puntiamo sulla nostra storia (altro silenzio).
A cosa pensa?
Che tali parole romperanno le scatole a qualcuno, ma non importa.
In questi mesi ha avuto paura?
Sempre, non voglio morire per uno stupido virus; poi uno può anche uscire: il problema è non sapere dov’è questo figlio di… (e si censura).
Un lato positivo.
Ieri è venuta a trovarmi la vicina, mi ha portato una fetta di torta. In tanti anni che abito qui, non ci eravamo mai parlate. Ed è stato molto bello.