ItaliaOggi, 5 maggio 2020
Periscopio
Sto in cattività. I giornali me li porta il giornalaio o li compra mia figlia Letizia. Sono ligio alle regole: in queste settimane non ho mai messo il naso fuori. Rino Formica, 93 anni, ex ministro delle finanze, socialista (Concetto Vecchio). la Repubblica.
In Italia c’è addirittura la carcerazione preventiva. Da nessuna parte accadono cose così come in Italia. Forse in Corea del Nord. Prima il magistrato ti accusa, poi ti arrestano, poi ti sbattono dentro, poi lui cerca le prove, ma dopo, tenendoti in carcere. Non può funzionare. Edward Luttwak (Antonio Amorosi). Affari italiani.
Il populismo l’abbiamo conosciuto anche nel 1948 con Guglielmo Giannini, ma allora i grandi partiti lo inglobarono subito. Oggi, invece, quel vuoto della politica e delle sue culture che ha reso l’Italia un Paese di consumatori e di produttori per conto terzi. Questo vuoto è stato riempito prima dal populismo rabbioso guidato da Beppe Grillo, poi da quello leghista, più organizzato e dotato di una certa identità politica. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.
Quando nel 1994 in Faccia a faccia gli chiesi conto dei suoi valori cristiani, Silvio Berlusconi s’impappinò. Non aveva le idee chiarissime. Ma se penso a quanto ebbe ragione in politica estera, mi verrebbe da sparare in testa agli altri. L’unico ad aver capito Gheddafi. Il quale sotto la tenda mi disse: «Volete far entrare la Turchia in Europa? Allora ricordatevi del cavallo di Troia». Giovanni Minoli (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Per reazione all’espansione cinese, gli americani hanno preso il 5G come, nel 1957, hanno preso lo Sputnik: il rischio della vittoria degli altri. Per quanto spero si arriverà a un punto di equilibrio. Comunque, il disordine creato dalla pandemia sta rallentando l’ascesa della Cina e sta rendendo più probabile questo equilibrio. Da questa partita, l’Europa, senza l’Inghilterra, è completamente fuori perché è rimasta fuori dai mari. Ci sono due modi per stare al tavolo: seduti come commensali o scritti come pietanza sul menù... Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia (Andrea Indini). Il Giornale.
Perché, Eccellenza Di Maio, costringere il suo già fragile governo a seguirla nel capriccio cacciandosi in un ginepraio? Se elimina l’attuale maggiore gestore autostradale, ha già pronto un sostituto altrettanto attrezzato cui affidare 3 mila chilometri di rete e capace di reclutare dall’oggi al domani le 7 mila maestranze tecniche che ora rispondono ai Benetton? Non penserà, immagino, che costoro, una volta espulsi, le lasceranno la pappa fatta della loro struttura intatta per subentrarvi senza dolori? Medita forse di commissariarli? Ma si è visto cosa ha combinato il governo con l’Ilva dove, sostituitosi d’imperio agli imprenditori Riva, è nato un casotto dal quale non si esce tuttora. Giancarlo Perna. La Verità.
Risalgo verso la Scala seguendo i binari che luccicano, diritti. Verso metà risplendono le vetrine di via Monte Napoleone. Mi ci inoltro, perché in questa totale solitudine la luce mi è di conforto. Prada, Tod’s, Dolce e Gabbana, vetrine sontuose, sempre la fila degli stranieri davanti, sembrano quinte di un teatro, stasera. Passa adagio un’auto di vigilantes, a sorvegliare i tesori del Made in Italy abbandonati. Questi bagliori di insegne un po’ confortano, sembrano una bandiera, una promessa: riapriremo. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Dal 1966 davanti alla sede Rai di Roma c’è la statua del cavallo morituro di Francesco Messina, 25 quintali di bronzo patinato che per trasportarlo da Milano (dove fu partorito) a Roma ci volle un travagliato viaggio sull’Autostrada del Sole e il taglio della coda, perché troppo sporgente, salvo poi riattaccarla una volta deposto in viale Mazzini. C’è chi insinua che anche il pene, troppo vistoso, abbia subito una riduzione. Carlo Verdelli, Roma non perdona – Come la politica si è ripresa la Rai. Feltrinelli, 2019.
«Abbiamo avuto decine di presidenti del consiglio, santi e banditi, bravi e incapaci, onesti e ladri. Ma uno così coglione non l’abbiamo avuto mai!». Il ministro dell’Interno aveva la furia di chi deve obbedire (ma non per molto) a uno che percepisce come inferiore. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Se ai tempi di Picasso, dietro la sua colomba, c’erano i falchi del Cremlino, oggi, dietro le insegne rosse e arcobaleno, itineranti da una piazza all’altra delle nostre città, ci sono gli immarcescibili borghesi progressisti, gente con il cuore a sinistra, il portafogli a destra e il cervello (quelli che ce l’hanno) all’ammasso ulivista. Roberto Gervaso, Italiani pecore anarchiche. Mondadori, 2003.
Ulrike Meinhof, leader della sanguinosa banda terroristica Baader Meinhof, si è suicidata in carcere nel 1976, ma le sue idee le sono sopravvissute in Germania. Brigitte Sauzay, Le vertige allemand, La vertigine tedesca. Olivier Orban, 1985.
Ecco la poppa del «Lombardo» e, contro il cielo marino, a cavalcioni del cannone, Antonio Pievani, valtellinese, studente di ingegneria, che spiegava il Vangelo gesticolando a barbute facce di garibaldini. Ecco gli spalti di Palermo, l’inferno di pallottole e il carabiniere Francesco Carbone che salta lassù, le mani in tasca, invulnerabile, e fa macchia contro una nuvola che ha la forma di un enorme coniglio. Ecco Marsala, la bianca giumenta di Garibaldi, e la mano del Generale che la carezza sul muso. Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori, 1963.
«Che genere di libri sono?». «Oh, di generi diversi: come costruire ponti, come dimagrire, come governare. E libri di canzoni, di storie, di commedie, la vita di Hitler…». La faccia di Yadwiga divenne seria: «Scrivono libri anche su quel porco?». «Scrivono libri su porci di tutti i tipi». Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
Sobrero si voltò, stava in fondo allo studio, come nella bocca di un tunnel. Pantaloni di tela chiara, torso nudo, si staccò da un bellissimo lupo che stava modellando, un lupo di creta… Era un lupo insolito: un lupo dal sorriso feroce, di una ferocia umana. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Granate dimenticate nello sminamento esplodevano in faccia ai bimbi che le raccoglievano per giocarci. I giornali lanciavano l’allerta: «Non toccate le munizioni!». I dottori levavano le tonsille ai bambini delicati di gola che si risvegliavano urlando dall’anestesia all’etere. Sui manifesti sbiaditi il generale De Gaulle di tre quarti guardava lontano sotto il suo chepì. Annie Ernaux, Gli anni. L’Orma, 2008.
Veltroni: residuato di sogni irrealizzati. Roberto Gervaso. Il Giornale.