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 2020  maggio 05 Martedì calendario

Le ostensioni della Sindone su Facebook

«Nel 1578 la Sindone venne portata a Torino da Chambéry per abbreviare il pellegrinaggio di Carlo Borromeo. L’arcivescovo voleva pregare davanti all’immagine dell’“uomo dei dolori” dopo la peste che aveva devastato Milano due anni prima. Oggi anche noi siamo ancora qui, idealmente di fronte alla Sindone nel giorno in cui la Chiesa ne fa memoria, per chiedere al Signore di ravvivare la nostra speranza confortando la fede nella risurrezione del Cristo che la Sindone ci testimonia». L’arcivescovo di Torino e custode pontificio, Cesare Nosiglia. ha celebrato ieri la Messa dalla cappella dell’arcivescovado in occasione della festa liturgica della Sindone. La celebrazione è stata trasmessa sulla pagina Facebook “Sindone 2020” che ospitò in diretta social la preghiera dello scorso 11 aprile. Nella stessa pagina è stato postato il video Voci per la Sindone con interventi di esperti e testimoni sui vari aspetti religioso, scientifico, pastorale – che la Sindone ha fatto registrare negli anni più recenti. Sarà possibile vederlo anche nei prossimi giorni su YouTube.
L’emergenza del contagio ha accelerato idee e progetti per nuove fruizioni del Telo sindonico. Negli ultimi anni, lungo l’episcopato di Nosiglia, si è celebrata un’ostensione “generale” nel 2015, la più lunga dei tempi recenti (63 giorni) ma anche tre esposizioni “de- dicate” a categorie particolari: quella tv del marzo 2013 per giovani e malati; quella dell’agosto 2018 per i giovani di Piemonte e Val d’Aosta e la preghiera dell’11 aprile. Ognuna ha avuto destinatari e modalità diverse.
La presenza fisica in Duomo implica il pellegrinaggio, una preparazione remota, forti motivazioni personali e comunitarie. E il percorso è interamente centrato sulla “unicità” dell’oggetto -Sindone, fisicamente presente come lo sono i pellegrini. Nel viaggio digitale i parametri sono ribaltati: l’immagine che viene fruita è “copia di copia”, riproduzione digitale e virtuale. E ugualmente l’accesso dei pellegrini non corrisponde più a una serie conseguente di motivazioni univoche. L’approccio via Internet avviene con modalità che seguono la logica propria della rete, creando scambi di informazione differenti da quelli dei media tradizionali. L’effetto-annuncio (il videomessaggio del custode del 4 aprile) viene scontato su tutti i canali informativi, e moltiplicato dalla rete stessa, come avviene per ogni contenuto che diventa virale. Le visualizzazioni dell’evento rispondono a una molteplicità di criteri impossibili per il pellegrinaggio fisico; e, naturalmente, anche i criteri sono opposti: alla preghiera, alla visione della Sindone accede anche chi non si è preparato affatto, e si trova a “passare di lì”. Oppure chi riceve un richiamo di condivisione; o chi rimbalza su “Sindone 2020” provenendo dalla ricerca di una preghiera del Sabato Santo, eccetera. Si apre un mondo molto diverso. Ma con caratteristiche non incompatibili con la possibilità di diffondere un preciso messaggio. Tutti noi continuiamo a discendere da quel Paolo che, sulla piazza di Atene, viene messo all’angolo dai cittadini annoiati quando sentono parlare di risurrezione dai morti… Un percorso non esclude l’altro: e anzi le modalità ’tradizionali’ di approccio alla Sindone divengono più importanti nel momento in cui si tratta di passare dalla fruizione digitale a un coinvolgimento personale, a una conoscenza approfondita e anche a una riflessione comunitaria. Ma, al tempo della Rete e del contagio, non ha molto senso trascurare le occasioni che il mondo nuovo offre e a volte impone.