la Repubblica, 4 maggio 2020
La strategia di Binasco: «Un teatro essenziale»
Mentre è isolato coi famigliari in una casa di campagna vicino Siena, Valerio Binasco sta pensando alla sua regia-interpretazione di Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con prove già avviate e battesimo disdetto dal produttore Stabile di Torino, riflette sulle strategie del teatro pubblico torinese di cui è direttore artistico, fa considerazioni sulle performance dei teatranti sui social, e assiste i figli Billy (11 anni) e Stella (9 anni) a fare i compiti. «Il Covid 19 ha indotto molti esponenti dello spettacolo, di colpo imbavagliati, a forme espressive mediatiche. In questa clausura io mi concentro invece su modalità diverse di condividere, ascoltare, accogliere in silenzio ciò che accade. È arduo parlare a ridosso della terribilità della vita, e bisogna imporci altre prospettive, perché il baratro genererà rabbia e impazienza. E la cultura se ne deve fare carico».
Senza volerlo, la scelta di Uno sguardo dal ponte già preludeva a un dramma su un ceto indigente di immigrati italiani a Brooklyn. Miller concepì una tragedia mitica, più corposa nella versione londinese diretta da Peter Brook (replicata a Parigi con Raf Vallone), cui seguì nel 1958 la forte edizione di Visconti. Ora c’è Binasco, nei panni di Eddie Carbone, infatuato della nipote, pronto a denunciare la clandestinità di due parenti siciliani pur di evitare il matrimonio di lei. «Si prospetta uno slittamento a quando il governo normalizzerà i teatri. Allo Stabile valutiamo soluzioni provvisorie di altra natura», racconta, reduce da un lungo dialogo a distanza con il direttore generale del teatro torinese, Filippo Fonsatti, «anche l’eventualità, fino a Natale, di teatro filmato in diretta. Contaminazioni tra scena, streaming e film. Può scaturirne uno stimolo, per spettatori cauti. E serviranno allestimenti e regie ad hoc, magari con lo stile Dogma di Lars von Trier. Un teatro essenziale, con scenografie eventualmente ridotte al minimo e la parola che diventa il vero impianto. Tutto tranne che chiudere».
La prima occasione per vedere Binasco all’opera sarà in occasione dell’uscita del thriller apocalittico Buio diretto da Emanuela Rossi con Denise Tantucci: sarà presentato su MYmovies il 7 maggio e quindi sarà fruibile in streaming, per la prima volta con il coinvolgimento degli esercenti che potranno invitare il pubblico attraverso le proprie mailing list e fornire il link, con percentuali sull’incasso.
Nel frattempo s’è creata attesa per Uno sguardo dal ponte con lui, Vanessa Scalera/Beatrice, Deniz Ozdogan/ Caterina, i fratelli Aita nei ruoli di Rodolfo e Marco. Sarà un voltapagina. «La storia è talmente potente che col traduttore Masolino d’Amico ci si è resi conto di come non sia più necessaria la presenza di un coro, specchio di Miller. Il fulcro è la sofferenza d’amore di Eddie, un dolore che porta alla schizofrenia». Visconti scrisse a Miller per difendere l’uso del dialetto siciliano. «I nuovi immigrati, ora resi da fratelli palermitani, utilizzano accenti isolani. Nel mio impianto introspettivo e patologico mi sono ispirato, per Eddie, alle ferite che m’hanno tormentato e cambiato la vita. E ho rubato alle figure suicide milleriane, e agli appunti di Elia Kazan. Su Eddie pesano delazione, morbosità, crisi della virilità, omofobia (Eddie bacia il suo rivale)». La tragedia della passione di Eddie è tra due donne... «Beatrice, la consorte, gli chiede quando torneranno a fare sesso. Caterina, la nipote, ricambia inconsciamente. Ma non voglio nulla di lolitesco. È un’ossessione come tante».
L’ossessione di Otello che Binasco avrebbe dovuto dirigere al Maggio Fiorentino è rinviata invece a novembre.