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 2020  maggio 04 Lunedì calendario

Test sierologici, ognuno fa da sé

C’è chi ha appena chiuso il bando e deve scegliere, come il Lazio. Chi ha già fatto gli ordini, come la Toscana. Chi si guarda intorno ma potrebbe utilizzare più fornitori, come l’Emilia- Romagna. Le Regioni si buttano sui test sierologici e sono pronte ad acquistarne due milioni e mezzo. Si tratta di una prima tranche, tra l’altro, perché gli ordini saranno ripresi più avanti. Per chi produce e vende gli esami si annunciano buoni affari, visto che un kit può costare, a seconda delle tipologie, tra 4 e 7 euro alle Regioni e tra 25 e 50 ai privati cittadini. Da oggi, in molte aree d’Italia, scatta poi l’assalto alla prenotazione dei test nei laboratori. Federlab Italia, duemila associati circa, attraverso il suo presidente Gennaro Lamberti, annuncia di aver avviato una «campagna interna per cercare test sierologici affidabili ma a prezzi convenienti e venire incontro così alle esigenze dei cittadini».

Tre diversi esami
Sono tre, molto diversi, i principali test. I tamponi vanno a caccia del virus. I sierologici ed i cosiddetti kit veloci, invece, si concentrano entrambi sulla risposta immunitaria dell’organismo per scoprire se è entrato in contatto con il virus. Nello specifico si cercano le immunoglobuline G (IgG) e le M (IgM) che si formano in tempi diversi, comunque a partire da circa 5-6 giorni dal contatto. Ma sono i test sierologici, in laboratorio, attraverso il prelievo del sangue, i più attendibili. Se si trova un numero elevato di IgM significa che il Covid è appena passato e può essere ancora presente.
Le IgG invece testimoniano un contatto più lontano nel tempo. In Italia si è usata anche un’altra tipologia di kit, quella veloce. Alcune Regioni (come la Toscana) l’ha usata per osservare le condizioni di salute del personale sanitario o delle forze dell’ordine. Questi kit vengono definiti anche “speditivi” o “pungidito”, perché prendono una goccia di sangue dalla mano: risposta in 15 minuti. ma sono ormai considerati poco attendibili. In nessun caso, comunque, questi test possono dire con certezza che l’infezione è in corso. Quello può farlo solo il tampone, che va sempre fatto di fronte a un sierologico positivo.

Lo studio nazionale
Il Comitato tecnico scientifico ha deciso di avviare uno studio epidemiologico su 150 mila persone, individuando un campione stratificato, sei età, in tutto il Paese. Serve a capire quanto ha circolato in Italia il coronavirus, non a fare diagnosi, né a dare “patenti di immunità” a chi risultasse positivo. Lo studio parte in queste ore, ci saranno percentuali del virus diverse, ovviamente, tra le Regioni colpite. «I test sierologici sono sicuri e danno ampie garanzie sul risultato — spiega Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microgiologi — Servono solo per fare indagini epidemiologiche».
Le Regioni iniziano gli acquisti Sono ben 72 le aziende che si sono presentate al bando del commissario straordinario Arcuri per l’acquisto dei 150 mila esami per lo studio nazionale. La gara è stata vinta dalla statunitense Abbott che ha deciso di regalare i test e ha poi subito annunciato di averne a disposizione altri 4 milioni per l’Italia, ma a pagamento. Non si sa in quanti li sceglieranno, come sempre in Sanità le Regioni si muovono in ordine sparso. Vogliono acquistare i kit per esaminare prima gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e le altre categorie che svolgono attività essenziali. La Lombardia comprerà 500 mila test dalla Diasorin, che ha sviluppato il suo test in collaborazione con il San Matteo di Pavia. La Toscana ne prenderà altrettanti da un’azienda senese, la Diesse. L’Emilia prevede di usarne intanto 300 mila e deve ancora decidere dove acquistarli, così come il Lazio, che ha chiuso la gara. La Campania, infine, ha detto di voler acquistare 350 mila nuovi test. In tutto saranno ampiamente superati i 2 milioni di kit. Nelle gare pubbliche spuntano prezzi tra i 4 e i 12 euro. C’è però anche chi non crede a questo strumento. Come ad esempio il Veneto, che preferisce continuare a puntare sui test rapidi, oppure la Puglia.

I clienti privati
Ma i cittadini possono rivolgersi a laboratori privati per comprare i test sierologici? Dipende. In Piemonte sì, ad esempio, in Emilia e Toscana no. La Lombardia, che aveva già dato il via agli stessi kit considerati meno attendibili, farà una delibera che consente ai laboratori privati di eseguire i sierologici. Il governatore campano De Luca è stato l’ultimo a cedere, dopo un braccio di ferro con i laboratori. Utilizzano i privati, magari dopo accordi con le Regioni, centinaia di aziende che vogliono fare i test ai propri dipendenti prima di farli rientrare al lavoro.

I costi e le previsioni
Per applicare un prezzo simile a tutti i clienti privati, Federlab, che raccoglie duemila titolari di laboratorio, ha annunciato di aver «fatto partire una manifestazione d’interesse rivolta alle ditte produttrici. L’idea è questa: creare un centro di acquisto unico per gli associati, a fronte di un quantitativo significativo, 100 mila test come partenza — sottolinea il presidente Gennaro Lamberti — L’obiettivo è contenere i prezzi di acquisto. Che per entrambe le categorie di anticorpi non dovrebbe mai superare un range che sta tra i 45 e i 50 euro». Forse anche per spiazzare la concorrenza, aggiunge Lamberti, «ecco che Roche sta per piazzare a soli 1,42 euro il suo kit, 142 per 100 pezzi. Non è escluso che sia una mossa che inciderà sugli altri».