Corriere della Sera, 4 maggio 2020
Giovanna Botteri spettinata fa discutere
Che Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Pechino, nel raccontare la pandemia, si trucchi, si faccia la messa in piega, si cambi ogni giorno d’abito o scelga invece di indossare la stessa blusa, può essere un tema? In Italia sì. La giornalista da anni, sui social, è vittima di ironie a cui, fino a questo momento non aveva replicato.
Qualche giorno fa però, sulla vicenda è intervenuta Striscia la Notizia, con un servizio che – nelle intenzioni del tg satirico di Antonio Ricci – era «a favore» di Botteri, ma in cui, oltre a riportare i commenti che deridevano il look della giornalista, si faceva anzi notare la sua «fresca messa in piega», con Gaber in sottofondo che canta «quasi quasi mi faccio uno shampoo». Satira che è diventata il detonatore degli attacchi, perché nel tentativo di far uscire la giornalista da una scatola – non è vero che non si fa la messa in piega – il programma l’ha messa in un’altra.
Non a caso, proprio la corrispondente, questa volta, è intervenuta, proponendo di elevare il dibattito «prescindendo da me» per avviare una «discussione vera, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Le giornaliste della Bbc sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono». E ancora: «A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici... Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità ad attacchi stupidi e inconsistenti. Sarei felice se fosse una scusa per far discutere su cose importanti per noi e per le generazioni future di donne».
Parole subito accolte dalle Commissioni Pari Opportunità di Fnsi, Usigrai e Odg nazionale che hanno parlato di «body shaming». Ma Michelle Hunziker, che ha doppiato il servizio e per questo è stata attaccata, ha invece definito l’intera vicenda una fake news totale. Abbiamo mandato in onda un servizio a favore di questa giornalista, dicendo che tanti l’hanno presa in giro... Questo non è attaccare, è rimanere nei toni di “Striscia” e soprattutto non è body shaming». Tesi sostenuta da Gerry Scotti: «Penso di essere la prova provata che nella vita l’aspetto fisico, con tutto ciò che comporta, non abbia nulla a che fare con la bravura, la competenza e il successo di una persona. Personalmente compatisco chi dedica troppo tempo al proprio aspetto esteriore. Per entrare nel merito, preferisco cento volte una Botteri spettinata ma competente a un inviato pettinatissimo ma incapace». Il punto sarebbe allora soffermarsi su quello ed evitare che la sceneggiatura social riduca tutto il dibattito sulle donne alla solita, inutile, contrapposizione.