La Stampa, 4 maggio 2020
Il sondaggio di Euromedia sugli italiani e il virus
Finisce una lunga pausa, durata più di 50 giorni, dalla vita che abbiamo conosciuto. Con le dovute precauzioni qualcuno potrà riprendere la sua attività con qualche importante compromesso. Le immagini che rappresentano il simbolo di questi mesi di emergenza restano impresse negli occhi della popolazione: i volti di medici e infermieri segnati dalle mascherine (28,0%), la colonna di camion militari con i feretri dei caduti di Bergamo (20,4%), unitamente alle immagini forti delle celebrazioni pasquali di Papa Francesco nella solitudine di Piazza San Pietro (13,3%).
Una situazione inedita ha travolto il nostro Paese, ha cambiato il sentimento degli italiani nei confronti del futuro e ci ha costretti a ripensare e rimodulare le nostre abitudini. Ci ha chiuso ancora di più nell’individualità delle nostre case facendoci scegliere i nostri punti di riferimento, a ciascuno il suo, il che potrebbe forse esserci anche d’aiuto a non farci sorprendere più dal futuro.
Pensiamo ai nostri anni dell’adolescenza, le prime esperienze, il primo bacio, le prime uscite con gli amici e i primi concerti importanti. In questa lunga primavera i nostri giovani sono privati di tutto questo e cercano di trovare un nuovo significato alla socialità che hanno in parte mantenuto attraverso i social ma senza touch. Sono desiderosi di esercitarsi nel difficile compito che è la vita, eppure ci provano e hanno una grande voglia di esperienza. Non capiscono questo virus e si attendono risposte pragmatiche sul loro futuro. Sono rispettosi delle regole, ma hanno difficoltà a comprendere i limiti e le spiegazioni.
Ebbene il 4 maggio segnerà una data importante per tutti noi, anche a nostra insaputa perché tanti sono i quesiti che affollano la mente dei cittadini. Dove posso andare? Chi potrò vedere? Cosa realmente sarò libero di fare e cosa mi sarà ancora privato? Perché è vero che si possono andare a trovare i "congiunti", ma se fossero positivi?
Le certezze che in questo lungo lockdown ci hanno dato forza sono sempre state solo tre: lavarsi le mani frequentemente, mantenere una giusta distanza dagli altri e rimanere a casa. Sì, perché la comunicazione alla fine ha avuto un difficile rapporto con il cittadino che si è sentito trasportato da una parte e dall’altra senza avere un unico indirizzo. Molte voci si sono sovrapposte a tal punto che nelle nostre domande a riposta libera in tanti ci raccontano che non hanno ancora compreso -ad esclusione dei lombardi- se la mascherina sia obbligatoria o meno, tuttavia nel dubbio la utilizzano o almeno se la portano dietro (il 78,9% degli italiani).
I nostri connazionali oggi non desiderano che si nasconda o sia limitata la conoscenza della verità, perché tutti stiamo vivendo un momento veramente complicato in ogni sua sfaccettatura, non vogliono sentire più retoriche banali e facili aforismi, desiderano comprendere solo cosa e come vivere ciascuno la propria identità di persona che dovrebbe essere inserita in una società. Il 43,4% dei cittadini promuove il governo verso un 46,3% che lo boccia di fronte a quanto sta accadendo. Il 69,2% denuncia l’aumento dei prezzi per i prodotti alimentari e di prima necessità e il 56,4% teme un prelievo forzato dai conti.
La crisi durerà per molti anni e gli italiani hanno una sola certezza: la paura. Il panico lo conoscono e ne hanno piena consapevolezza. Affrontare la realtà che ci aspetta ci intimorisce, siamo come dei novelli Cristoforo Colombo che si chiedono quale sarà il nuovo mondo che ci aspetta? Non ci sono certezze a qualsiasi livello. La denuncia delle mancanze è molto ampia. Questa clausura ci ha fatto vivere in un limbo fisico e psicologico che ci ha imposto molte più domande che risposte.
I cittadini sono perfettamente consapevoli che tutto questo porta a una serie di incognite: dal punto di vista sanitario (per il 42,6% degli italiani) e dal punto di vista economico (per il 37,8%) e per quanto riguarda le relazioni e gli aspetti psicologici (15,8%). La paura è infatti alla radice di ogni risposta dei nostri questionari e questa incertezza si riflette anche sulla incapacità di esprimere un giudizio politico e quindi di prendere una posizione (gli indecisi ad oggi sul voto sono circa il 40%). Tale è la preoccupazione, che le manovre partitiche di palazzo non sono nell’agenda quotidiana dei cittadini, che dalla politica attendono solo risposte o meglio soluzioni.
Ecco perché ad oggi la domanda è chiara e semplice e riguarda la volontà a mettere in campo decisioni che abbattano i nuovi muri che si sono creati, per esempio: gli imprenditori e l’accesso al credito, la scuola e il suo corso, la garanzia del posto di lavoro.
Alla politica è richiesta competenza, una visione del domani e una strategia che fronteggi le incognite del prossimo futuro. —
*Direttrice Euromedia Research