il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2020
Cinque libri per la quarantena consigliati da Eva Cantarella
Se chiedi a Eva Cantarella, grecista e professore emerito a Milano, di scegliere cinque libri per la quarantena, ti risponde: “Cinque? Ma sono pochissimi! Dobbiamo selezionare”.
Professoressa, primo consiglio?
Sulla maschera di Alessandro Pizzorno, straordinario saggio giovanile di uno dei più grandi sociologi del Novecento, scritto agli inizi degli anni Cinquanta e ripubblicato dal Mulino nel 2008. È un’opera piccola solo per numero di pagine. Si occupa della maschera come oggetto – il che la rende molto attuale ! – e come metafora. Partendo dalla maschera come oggetto ripercorre la storia del teatro. Perché senza la maschera non ci sarebbe stato il teatro greco: il secondo attore viene introdotto da Eschilo, il terzo da Sofocle. Prima faceva tutto un solo attore, uomo naturalmente perché le donne non potevano recitare. La parte più interessante è quella sulla maschera in senso metaforico. Basta pensare all’espressione “gettare la maschera”: significa svelare se stessi per ciò che si è veramente. Ma Pizzorno si chiede: esiste un’identità unica? Qui si rivela la sua straordinaria originalità intellettuale: ciascuno di noi, scrive, indossa diverse maschere, a seconda delle persone con cui si relaziona, delle occasioni e delle fasi della vita. Ciascuno di noi, insomma, possiede diverse maschere, che sono modi di essere “per gli altri”. E indossarle è un modo per rispettarli.
Un classico greco?
Dovendo scegliere – ma che sofferenza! – direi l’Odissea. Dice Italo Calvino che è un classico è un libro che non smette mai di dirti cose nuove. L’Odissea non so quante volte l’ho riletta eppure ci trovo sempre qualcosa di nuovo. Contiene, in nuce, molti aspetti della società moderna e soprattutto dell’etica moderna. Per esempio quando Ulisse torna a Itaca e deve punire i suoi dipendenti, per la prima volta nella cultura occidentale si afferma il concetto della responsabilità. Cioè che si risponde solo per le azioni volontarie. L’aedo non viene punito perché ha agito anánke, cioè per necessità.
E poi?
L’altro aspetto è che la coppia Penelope Ulisse incarna già l’etica sessuale del matrimonio borghese. Lei resta ad aspettare il marito per vent’anni, fedelissima nonostante la corte di 108 pretendenti belli, giovani e aitanti. Lui ripete in continuazione che non vede l’ora di tornare dalla moglie. Intanto però dei dieci anni di viaggio ne passa sette con altre donne, seminando in giro figli, come ci raccontano i commentatori. La doppia morale del matrimonio borghese è tutta qui.
Uno latino?
Le metamorfosi di Ovidio, un libro meraviglioso: l’idea che tutto si trasforma in tutto esprime la contiguità dell’essere umano con tutte le forme dell’esistenza, antropomorfe o meno, dagli dèi agli animali umani e non umani, ai vegetali, alla materia… Oggi non si fa che parlare del salto di specie del virus, dal pipistrello all’uomo: le metamorfosi avvengono senza distinzioni e gerarchie che attribuiscono alla vita umana uno statuto a sé. Una concezione del tutto estranea a Ovidio: Dafne, per sfuggire alle brame di Apollo, chiede aiuto a Zeus, che la trasforma in un albero; dai sassi che Deucalione e Pirra si gettano alle spalle, dopo il diluvio, nascono gli esseri umani…
Un romanzo c’è?
Sì, uno che ho letto e riletto, nonostante la protagonista non sia proprio tra le mie grazie. Madame Bovary, che ho recentemente ripreso in mano durante un soggiorno a Parigi. Potendo, Flaubert andrebbe letto in francese: la sua lingua è straordinaria e descrive perfettamente la piccola borghesia francese, davvero miserabile. Poi c’è lei, naturalmente, ed è proprio una donnetta. Il capitolo in cui Emma convince il marito Charles, medico di campagna, a operare il piede torto di Hippolyte, garzone dell’albergo, a cui poi si dovrà amputare la gamba, illumina la miseria delle ambizioni borghesi che Emma incarna. I suoi amori sono tutti di uno squallore infinito perché non sono l’amore ma un mezzo di riscatto. Si capisce benissimo perché tutti i suoi amanti la lasciano. L’unico personaggio che si salva, tra il farmacista borioso, l’usuraio, gli amanti avidi, è proprio il povero Charles.
Ultimo?
Un libro recente. Almarina di Valeria Parrella, racconta l’incontro tra una cinquantenne che insegna nel carcere minorile di Nisida, dove sono rinchiusi gli ultimi degli ultimi, e Almarina, una sedicenne che ha alle spalle una tragica storia di violenze. Il libro descrive il loro incontro e le sue conseguenze con una rara capacità introspettiva, affidata a una scrittura straordinaria, poetica e terribile.