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 2020  maggio 03 Domenica calendario

La Caritas: i poveri sono raddoppiati

È un’Italia sempre più povera quella che si affaccerà domani alla prima giornata di fine lockdown. Intere famiglie in fila davanti alle mense, in coda là dove si distribuiscono cibo e vestiti, in attesa di un aiuto per pagare luce, gas, medicine, affitti. E tanti, sempre di più, bisognosi di ascolto, di sostegno psicologico, di una mano tesa per affrontare l’incertezza.
È la crisi post Covid 19: nuovi poveri che si aggiungono ai poveri. Specchio di una vera e propria tragedia sociale. Soltanto nel periodo che va dal 9 al 24 aprile 2020, rispetto al periodo pre-emergenza, cioè gennaio-febbraio, la Caritas ha visto l’arrivo, nei suoi centri di ascolto, di 38.580 persone bisognose di aiuto. Il 105 per cento in più rispetto alle settimane prima del lockdown.
«Ai poveri che già affollavano i nostri centri, si è aggiunto un nuovo esercito di indigenti», spiega Federica De Lauso, del centro studi Caritas, che ha curato la ricerca. «Chi sono? Italiani e stranieri che avevano in gran parte occupazioni precarie e stagionali, piccoli commercianti, operai edili, collaboratrici domestiche, anziani, persone magari già disoccupate che cercavano di sopravvivere con lavori saltuari. E poi nomadi, giostrai, circensi».
Insomma l’intero caleidoscopio di quell’Italia già al limite, precipitata quasi in miseria. Nei mesi di gennaio e febbraio erano state infatti circa 19 mila le persone che si erano rivolte alla Caritas per la prima volta in cerca di aiuto, sommandosi agli oltre 200 mila poveri già assistiti ogni anno. Ad aprile sono diventate 38.580. «Numeri che confermano – aggiunge Federica De Lauso – l’attuale raddoppio di chi per la prima volta si è rivolto ai nostri centri rispetto al periodo di pre-emergenza». (E secondo la Coldiretti i nuovi poveri figli della pandemia sarebbero già oltre un milione). C’è bisogno di tutto, adesso. «Cresce la richiesta di cibo, pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa».
Ma non è soltanto una questione di aiuti materiali. La pandemia ha scavato un solco anche nei cuori e nelle menti. I centri di supporto psicologico della Caritas hanno registrato circa 23 mila contatti. «Persone in cerca di conforto, di accompagnamento nel lutto, un sostegno di fronte a tante perdite». Moltissime, poi, le richieste di aiuto per lo smart work e la didattica a distanza. Segno quest’ultimo, come confermava l’Istat, che l’Italia è ben lontana dall’essere “paritaria” sul fronte delle dotazioni tecnologiche. Un segnale che nel prossimo futuro, un indicatore di povertà sarà l’essere connessi o meno. Tra marzo e aprile la Caritas ha distribuito 56.500 pasti e dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone. Uno sforzo enorme che racconta però una enorme solidarietà, l’altra faccia della tragedia della pandemia.
Uno dei dati più interessanti riguarda il grande coinvolgimento di nuovi volontari giovani under 34, il cui numero è cresciuto nel 59,4 per cento in queste ultime settimane. Altruismo e solidarietà per il quale è stato pagato un prezzo alto: «Tra i volontari e gli operatori 42 sono risultati positivi al Covid 19, dieci purtroppo sono morti». Altri eroi della quotidianità caduti sul fronte del virus mentre aiutavano gli altri.