https://www.lettera43.it/corea-kim-jong-un-successione-zio-kim-pyong-il/, 2 maggio 2020
Nel post Kim Jong-un sale lo sgradito zio Kim Pyong-il
Da quando esiste la Corea del Nord, Kim Pyong-il è stato considerato un possibile successore al “trono” di Pyongyang. E adesso, con lo stato di salute di suo nipote Kim Jong-un avvolto dal mistero (il 2 maggio sono ricomparse foto di lui in pubblico dopo tre settimane), sono in molti a pronunciare nuovamente il suo nome quale candidato più accreditato a un eventuale “dopo-Kim”.
FIGURA PERFETTA ANCHE COME EVENTUALE REGGENTE
Una figura la sua che, per l’autorevolezza dell’età, sarebbe perfetta anche per un eventuale ruolo di “reggente”, in attesa che il figlio maschio di Kim Jong-un, ora decenne, raggiunga l’età necessaria per governare il “regno eremita”. Kim Pyong-il, 65 anni, è infatti l’ultimo figlio sopravvissuto conosciuto del fondatore della Corea del Nord, Kim Il-sung, e della sua seconda moglie, Kim Song-ae (nata nel 1924): negli Anni 70 perse la corsa alla leadership vinta dal fratellastro, Kim Jong-il. Questi era figlio dell’altra moglie del “Grande leader” e fondatore della Nord Corea moderna, la quale si chiamava Kim Jong-suk.
QUASI 40 ANNI PASSATI IN EUROPA
Jong-il (noto in patria con l’appellativo di “caro leader” e tuttora accreditato della surreale carica di “presidente eterno” della Corea del Nord) finì per gestire il Paese dal 1994 al 2011. Il suo fratellastro (e quindi “ziastro”, più che zio, di Kim Jong-un) ha trascorso quasi quattro decenni all’estero, ricoprendo vari incarichi diplomatici, tra Ungheria, Bulgaria, Finlandia, Polonia e Repubblica Ceca, prima di tornare a Pyongyang nel 2019.
Una delle foto ufficiali di Kim Jong-un rilasciate dal regime nordcoreano dopo tre settimane dalla sua misteriosa scomparsa. (Ansa)
HA IL SANGUE DI KIM ED È UN UOMO
Sebbene Kim Pyong-il sia stato effettivamente messo da parte – praticamente ignorato dai media del regime – e non abbia mai sviluppato abbastanza potere a casa per rappresentare una seria sfida alla leadership del nipote, alcuni osservatori affermano che potrebbe in realtà finire per prendere il posto del 36enne Kim Jong-un, che non ha mai nominato un successore. Questo principalmente perché ha il sangue di Kim: ma soprattutto perché è un uomo.
DIFFICILE CHE IL POTERE VADA ALLA SORELLA DEL DITTATORE
Thae Yong-ho, che è stato ambasciatore della Corea del Nord nel Regno Unito, prima di disertare in Corea del Sud nel 2016, ha spiegato che «i leader maschili conservatori di Pyongyang farebbero molta resistenza all’idea di dare il potere assoluto di guidare la dittatura a Kim Yo-jong, la sorella minore di Kim Jong-un, che è stata al suo fianco aiutandolo a fare politica negli ultimi anni». Il problema è che «è improbabile che una Corea del Nord guidata da Kim Yo-jong sia sostenibile», ha detto ancora Thae, avvertendo che la leadership collettiva con a capo la sorella minore di Jong-un potrebbe portare al caos. «Per evitare questo alcuni membri della leadership stanno pensando seriamente di “tirar fuori dal cappello” Kim Pyong-il, per metterlo al potere».
MA PER QUALCUNO L’IPOTESI DELLO ZIO È RIDICOLA
Non tutti i conoscitori del “Regno eremita” nordcoreano, però, sono d’accordo con l’ex ambasciatore dissidente sul fatto che Kim Pyong-il abbia delle reali possibilità. In Corea del Sud, per esempio, Kim Byeong-ki, membro della commissione di intelligence del parlamento di Seul, ha scritto in proposito sui social media coreani, definendo l’ipotesi «semplicemente ridicola».
ESILIATO ALL’ESTERO E SOTTO RICATTO ECONOMICO
La Corea del Nord ha spesso esiliato i componenti meno fortunati della “famiglia reale” dei Kim – quando non li ha direttamente eliminati fisicamente – mandandoli all’estero nel tentativo di cancellare la loro influenza, ma tenendoli legati e manipolabili attraverso il ricatto economico, che li ha resi dipendenti dai governanti di Pyongyang. Per questo motivo, se Kim Pyong-il prendesse il potere, potrebbe mettere in serio imbarazzo una larga parte dell’attuale leadership al vertice del Paese, che ha lavorato contro di lui per decenni, per sopprimere la sua influenza e far dimenticare la sua figura in patria.
I RIVALI PIÙ PERICOLOSI SONO STATI ASSASSINATI
Quando Kim Jong-un prese il potere dopo la morte di suo padre nel 2011, eliminò subito i potenziali rivali più pericolosi per la sua leadership: giustiziò suo zio – e deputato – Jang Song-thaek, e il sospetto che abbia ordinato l’assassinio del suo fratellastro maggiore in esilio, Kim Jong-nam, in Malesia, è ben più di un semplice sospetto.
CHI SOPRAVVIVE ALLE PURGHE NON È COSÌ TEMUTO
Il fatto che Kim Pyong-il sia sopravvissuto alle purghe del nipotino al potere probabilmente indica che Kim Jong-un non lo ha mai visto come un rivale temibile, limitandosi a tenerlo alla larga, all’estero, per decenni. Nel 2015 è stato nominato ambasciatore della Corea del Nord nella Repubblica Ceca e nel 2017, quando Kim Jong-nam è stato assassinato, gli è stata data anche data una protezione aggiuntiva, aumentando le sue guardie del corpo. Più che per proteggerlo da improbabili attentati, per tenerlo meglio sotto costante controllo.
LO ZIO È UNA PERSONA LIBERA E COSMOPOLITA
Kim Pyong-il ha mantenuto un profilo basso mentre si trovava in Europa, anche se non è passato inosservato agli occhi di chi lo ha conosciuto. Lubomir Zaoralek, che è stato ministro degli Affari esteri della Repubblica Ceca dal 2014 al 2017, ha affermato che «il suo stile e i suoi modi erano quelli di un uomo della Corea del Sud, piuttosto che del Nord». Cioè «era una persona cosmopolita, molto europea, e si vedeva che era in Europa che aveva vissuto praticamente tutta la sua vita. Era sempre attento a quello che aveva da dire, e diceva sempre cose che avevano perfettamente senso. Sembrava che qui vivesse una vita molto più libera rispetto agli altri nordcoreani».
TORNATO NEL 2019 PER ESSERE SORVEGLIATO MEGLIO
Kim Pyong-il è tornato a Pyongyang nel novembre del 2019, «in modo che Kim Jong-un potesse sorvegliarlo più da vicino», ha scritto di recente il quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo, citando fonti di intelligence ben informate. È stato oggetto di speculazioni e analisi ì per decenni, da parte della Corea del Sud, in una ridda di voci, mai verificate, che lo mettevano al centro di intrighi familiari, inclusi arresti domiciliari e tentativi di omicidio. Prima dei suoi anni all’estero, ha prestato servizio nell’esercito della Corea del Nord, comandando un’unità di un corpo d’élite, ed è stato anche più volte nominato per le cariche nel partito al potere, secondo il ministero dell’Unificazione sudcoreano.
SOLIDA FAMA DI DONNAIOLO INCALLITO
Sua madre, Kim Song-ae – la seconda moglie del fondatore dello Stato – fu molto influente negli Anni 70 e spinse in tutti i modi il figlio a prendere il potere. Ma presto cadde in disgrazia dopo che il suo fratellastro, Kim Jong-il, venne nominato successore. E sono ancora in molti in Corea del Nord a ricordarne la solida fama di “donnaiolo incallito”: una delle circostanze che giocarono a suo sfavore, all’epoca.
SOMIGLIANZA FISICA COL PADRE DELLA PATRIA KIM IL-SUNG
Se effettivamente ci sarà presto un dopo-Kim, insomma, la partita della successione si giocherà comunque certamente tra lo “ziastro” e la “sorellina”. La seconda ha certamente maggiori frecce al suo arco, in primis la sua influenza politica dovuta alla costante presenza accanto al fratello Jong-un negli ultimi anni. Il primo invece potrà contare sul vantaggio dell’età e dell’esperienza diplomatica ad alto livello e le relazioni internazionali di conseguenza maturate. E, non ultima, sulla grande somiglianza fisica con il defunto fratellastro e padre della patria Kim Il-sung. Una somiglianza che – dicono gli osservatori meglio informati – aveva sempre turbato il nipote, al punto di essersi rifiutato di incontrarlo quando era rientrato in patria e di avere proibito ai membri del suo entourage di mettergli sotto gli occhi le fotografie dello sgradito “ziastro”.