la Repubblica, 1 maggio 2020
I numeri sulla parità di genere nel mondo
Sembra incredibile, a leggere le cronache sui femminicidi e a contare i soffitti di cristallo ancora non infranti in giro per il mondo. Ma una delle cose su cui la popolazione della Terra è d’accordo è l’importanza della parità uomo-donna. A sostenerlo è l’ultimo studio del Pew Research Center, un istituto di Washington specializzato in ricerche demografiche, sondaggi di opinione e analisi dei media. «In pochi altri campi abbiamo trovato una simile consonanza come sull’uguaglianza di genere», ci dice la ricercatrice Janell Fetterolf, una delle due autrici del rapporto.
L’istituto ha sondato 38.426 persone in 34 paesi e il 94% degli intervistati ha definito “importante” che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. Una percentuale che in Italia tocca il 95%. Ma attenzione a rallegrarsi troppo. La maggioranza in 30 nazioni sostiene che la parità di genere sia “molto importante": in Svezia la quota tocca il 96%. In Italia, invece, la percentuale delle persone convinte di ciò (74%, era l’82% nel 2015) è la più bassa nell’Europa occidentale (Francia e Germania 90%; Spagna 84%). «Per molti versi vi trovate più vicini alle posizioni dei paesi dell’Europa centrale o orientale come Repubblica ceca o Bulgaria», spiega Fetterolf. La parte d’Italia che tiene di più alla parità è il Centro con l’85% che sceglie la casella “molto importante”, contro il 78% del Nord e il 62% del Sud.
Gli italiani sono piuttosto ottimisti sul futuro dell’uguaglianza dei sessi, con l’84% degli uomini che dichiara probabile il raggiungimento del pieno obiettivo nel nostro paese, pensiero condiviso solo dal 71% della platea femminile. Ma oggi? Solo il 17% pensa che le donne abbiano già ora gli stessi diritti degli uomini. Più di metà (54%) degli intervistati nella maggior parte dei paesi Ue, negli Usa, in Giappone, Israele, Australia e Corea del Sud dice che gli uomini sono favoriti quando si tratta di occupare poltrone ben pagate. Una valutazione che in Italia trova d’accordo il 63%. Differenza non imputabile al grado di preparazione: l’81% in media nel mondo (83% in Italia) è convinto che uomini e donne abbiano uguale accesso all’istruzione.
La ricerca è stata condotta tra maggio e ottobre dello scorso anno e viene pubblicata solo ora. «Ma anche se abbiamo raccolto i dati prima dell’epidemia di coronavirus, il nostro lavoro può darci delle indicazioni sul peso della disuguaglianza di genere in un contesto come quello che si profila nel mondo dopo la pandemia», spiegano dal Pew. Il 40% delle persone nella maggioranza dei paesi ascoltati ritiene che gli uomini debbano avere la precedenza sulle donne in caso di scarsità di posti di lavoro. In Italia i fautori di questo “diritto maschile” sono al 46% uomini e al 34% donne. Al Centro la percentuale cade verticalmente: a Sud e a Nord 10 punti in più rispetto a Roma e dintorni di favorevoli alla corsia preferenziale per gli uomini.
La maggioranza delle donne nei paesi sondati è convinta che gli uomini abbiano una vita migliore. In Italia quelle che la pensano così sono il 25% in più degli uomini. La fetta di società femminile che pensa di stare peggio dei maschi è considerevolmente aumentata dal 2010. «Per quanto sembri contraddittorio possiamo ascrivere questa crescita a MeToo e a movimenti simili: c’è più consapevolezza delle discriminazioni», sottolineano dal Pew.
Più di metà dei sondati in Italia, come in Francia, Grecia, Slovacchia, Giappone, Corea del Sud, Turchia, Israele, Libano, Tunisia stima la strada delle donne verso la leadership politica in salita rispetto a quella degli uomini. E la politica influenza la vita quotidiana. Il 72% dell’intero campione (in Italia il 75%, nel ’91 era al 62%) ritiene che un matrimonio in cui sia il marito che la moglie lavorino e si prendano cura insieme dei figli assicuri una vita più soddisfacente. In Turchia, dove le autorità politiche hanno favorito una sterzata confessionale, la quota è scesa dal 72% di dieci anni fa al 57% di oggi.