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 2020  maggio 01 Venerdì calendario

Stop al calcio, l’esempio della Francia

Secondo la tesi espressa mercoledì dal presidente federale Gravina («non deciderò mai di fermare il calcio, sarebbe come decretarne la morte») il suo omologo parigino ha deciso giovedì di uccidere il calcio francese. Gli aveva dato una buona mano il governo un giorno prima dichiarando non riapribile la stagione, ma lui ha preso da solo, come si conviene alla fine a chi gestisce una grande azienda, la decisione su vincitori e vinti. Di fatto ha dato valore legale alla classifica al momento dello stop. Lo ha fatto senza seguire regole ferree, solo un principio fragile ma di buon senso. Ha stabilito che i 12 punti di vantaggio del Paris Saint-Germain sul Marsiglia erano un vantaggio incolmabile. Non sapremo mai se fosse vero, ma è una decisione che può essere sostenuta anche in un tribunale. Il resto delle posizioni viene in automatico, zona Champions e retrocessioni, tutte in base all’ultima classifica. Il segreto della sentenza, la sua giustificazione, sta in quella distanza «incolmabile». È lo stesso concetto che in Inghilterra darà il titolo al Liverpool, se la Premier non dovesse ripartire. Ci vuole molto coraggio per prendere una decisione così netta e molta fortuna per sostenerla. Il Lille perde la Champions per un punto, si difenderà dovunque dimostrando che negli ultimi dieci anni il 71% delle squadre ha cambiato posizione di classifica nelle ultime dieci partite. Le televisioni hanno già detto che non pagheranno un euro. Il Lione, escluso da tutto, ha già fatto causa. Insomma, per un problema risolto ne nascono altri cento. Ma almeno è un inizio vero, che parte da dati di fatto e chiude una fase che in tanti paesi tiene tutto fermo e distoglie dal vero problema, come mettere in sicurezza la prossima stagione. In Italia è più difficile decidere perché tra Juve e Lazio non esiste distanza «incolmabile» e molte squadre sono insieme sul filo della retrocessione. La corsa ai tribunali sarebbe piena di folla. Ma aspettare sia il governo a decidere tutto significa per un presidente rinunciare al proprio ruolo. Sarà il tempo e qualche giudice a dire se la decisione di Gravina sarà giusta. Ma una decisione va presa anche in Italia.