Corriere della Sera, 1 maggio 2020
Pil, c’è chi sta peggio di noi
Calo del 4,7%, ecco l’effetto pandemia sul Pil italiano, ma Francia e Spagna fanno peggio di noi. Si tratta, per l’Italia, del dato peggiore da quando si rileva il dato, dal 1995.
Si cominciano a fare i conti dell’impatto del confinamento dovuto al coronavirus sulle economie europee. L’Italia, a sorpresa, ha fatto meglio di Francia e Spagna nonostante il nostro Paese sia stato travolto per primo dall’ondata dei contagi e abbia attivato il lockdown il 9 marzo scorso. L’Istat ha stimato una contrazione del Pil nel primo trimestre di quest’anno pari al 4,7% rispetto ai tre mesi precedenti, comunque il peggior dato da inizio delle serie storiche nel 1995. L’istituto francese di statistica Insee ha calcolato invece una perdita congiunturale del Pil pari al 5,8% mentre l’istituto spagnolo Ine del 5,2%. Quanto all’Eurozona, la contrazione è del 3,8%.
La stima dell’Istat è lievemente meno negativa della previsione del Def che illustra una contrazione del Pil nel primo trimestre del 5,5% sui tre mesi precedenti. Il Def prevede anche un calo del -10,5% nel secondo trimestre sul primo, cui però seguirebbe un rimbalzo del 9,6% nel terzo e del 3,8% nel quarto. Sono stime complicate, l’Istat ha avvertito che fare le rilevazioni non è stato semplice e che nella revisione di questo primo dato provvisorio, il risultato potrebbe essere peggiore.
Ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde, nella tradizionale conferenza stampa dopo la riunione del consiglio direttivo, ha spinto lo sguardo oltre: «Il secondo sarà molto peggio del primo e le nostre stime sono per un calo del 15%». Il conto per il 2020 del blocco delle attività economica sulla crescita dell’Eurozona, stima la Bce, sarà compreso fra il 5% e il 12% a seconda di come andranno i prossimi mesi. Si inserisce in questo contesto drammatico con «una contrazione economica di dimensioni e velocità senza precedenti in tempi di pace», la decisione della Bce di lasciare invariati i principali tassi di interesse e di tagliare i tassi sulle aste di liquidità di lunga durata, e finalizzate ai prestiti alle imprese (Tltro) nel periodo da giugno 2020 a giugno 2021e. I mercati si aspettavano una nuova potenza di fuoco e invece Lagarde ha confermato che il «Pepp», il nuovo programma di acquisti pandemico, resta fissato a 750 miliardi di euro anche se è pronta ad aumentarne le dimensioni, e continuerà finché il board non riterrà superata la crisi ma «in ogni caso sino alla fine dell’anno» e «anche oltre il 2020» se necessario. Dopo la gaffe della riunione di marzo, che aveva fatto schizzare lo spread dell’Italia, Lagarde questa volta ha difeso l’unità dell’Eurozona: «Non tollereremo alcun rischio di frammentazione» dell’area dell’euro e ha ribadito che farà «tutto ciò che sarà necessario» per sostenere i cittadini europei.
La capacità di tenuta del Paese è stata evidenziata anche dalla Banca d’Italia ieri nel rapporto sulla stabilità finanziaria: le banche si trovano a fronteggiare i nuovi rischi partendo da una posizione più solida rispetto all’avvio della passata crisi finanziaria. Quanto al rating, declassato da Fitch, Bankitalia ha ricordato che per le principali agenzie internazionali il merito del nostro credito è nella categoria investment grade.