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 2020  maggio 01 Venerdì calendario

Periscopio

Lockdown? Possiamo parlare in italiano? L’inglese lo so ma non lo voglio nell’italiano. Natalia Aspesi, giornalista (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.
Silenzio in stanza, i minuti scivolano via accelerati come la sabbia quando giri la clessidra e i granelli sgomitano per passare al più presto dall’imbuto. Carlo Verdelli, Roma non perdona – Come la politica si è ripresa la Rai. Feltrinelli, 2019.

Mio padre diceva del socialismo di quei tempi là, è tutto in tre b: bandiere, bande e banchetti. Guido Morselli, Il comunista. Bompiani, 1976.

Dei grandi edifici da me progettati sono aperti solo il tribunale di Parigi e l’aeroporto di Osaka. Avevamo quasi finito l’ospedale di Emergency in Uganda, altri tre ospedali sono in costruzione in Grecia, tutti a energia solare, emissioni zero. Poi c’è l’ospedale pediatrico di Bologna. Saranno i primi cantieri a ripartire. Renzo Piano, architetto e senatore (Aldo Cazzullo). Corsera.

Vedi, Dario, la vita è maledettamente complicata. E la politica lo è ancora di più. A volte si inciampa e si cade. Prima o poi, succede a tutti. L’importante è rialzarsi. E avere qualcuno vicino che ti tenda la mano, e ti tiri su. Senza che nessuno se ne accorga. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Dopo un annetto, l’esperimento Lega-M5s, voluto da Mattarella, era già fallito. Intanto, un numero maggiore di italiani si è indirizzato a destra con le elezioni europee del maggio scorso. Raffrontando l’attività di governo, hanno promosso la Lega primo partito al posto dei grillini, retrocessi a terzo. Tanto che, secondo urne e sondaggi, l’odierno Parlamento è superato dagli eventi. Pare una foto del passato, non lo specchio dell’oggi. Il caso è previsto dalla Costituzione (art.88), che consente al Presidente di sciogliere le Camere obsolete per eleggerne di nuove in sintonia con l’elettorato. Giancarlo Perna. LaVerità.

PAOLO BERIZZI. Voto 4. Che cosa c’è di peggio del coronavirus? C’è il virus dei tempi del coronavirus. L’inviato di Repubblica usa per primo questa formula stucchevole, «ai tempi del coronavirus», e scatena un diluvio di titoli, articoli, didascalie sul calco di L’amore ai tempi del colera di Gabriel García Márquez. Che nostalgia degli anni in cui si diceva solo «ai tempi che Berta filava». Stefano Lorenzetto. Arbiter.

Tranne pochi anni trascorsi nel Veneto, quando ho insegnato a San Donà di Piave, sono stato sempre a Cupra Marittima. Da piccolo consideravo il paese un luogo sacro. Un piccolo mondo di eguali, di persone con cui si potevano scambiare le cose della vita. Per me era come identificarsi con la purezza del paesaggio. Da bambino avvertivo nelle cose e nel luogo dove vivevo una forma di santità. Passavo dai margini delle strade per non calpestarle. Poi, crescendo, tutto questo si è attenuato. Eugenio De Signoribus, poeta (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Ho conosciuto Guglielmo Marconi perché mio padre era chimico e frequentava la società scientifica dell’epoca. Di alcuni scienziati era diventato grande amico: non solo del promettente Giulio Natta, che avrebbe poi vinto il Nobel nel 1963, ma anche di Marconi. Ci vedevamo d’estate in Val Gardena, era con sua figlia Elettra e con la seconda moglie Cristina, per poterla sposare si era rivolto al Papa. Era un conversatore brillantissimo. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.

Mi ha colpito la paura che c’è nel Paese. Una paura che non ricordo nemmeno durante la guerra. Io durante la guerra andavo a scuola. E c’era angoscia, naturalmente, ma si sposava con la consapevolezza che prima o poi tutto sarebbe finito, con dei vincitori e dei vinti. Quindi la paura era razionale, con la pandemia prevale invece l’irrazionale. Rino Formica, 93 anni, ex ministro delle finanze, socialista (Concetto Vecchio). la Repubblica.

Credo che il discorso sovranista e nazionalista si rafforzerà molto. L’espressione «prima gli italiani», che nel mondo di prima era condannatissima, è una frase che ora non scandalizza più nessuno. Chi potrebbe obiettare alla scelta di mettere al primo posto i malati italiani, rispetto ai malati di qualsiasi altra parte del mondo? Se mi avanzano mille respiratori e uno stato straniero me ne chiede cento, io li tengo in magazzino, perché tra poco mi potrebbero servire per curare i miei cittadini. È il modo in cui hanno ragionato tutti gli Stati. La reazione nazionalista è un dato di fatto. Walter Siti, scrittore (Nicola Mirenzi). Huffington Post.

C’è una ritrovata solidarietà nazionale, abbiamo riscoperto la bandiera e l’inno di Mameli. Non ho mai capito quando in tanti volevano cambiarlo col Va’ pensiero del Nabucco. Non c’entra niente, quello è l’inno di un popolo oppresso, invece di Fratelli d’Italia mi piacciono sia i versi che la musica. Pippo Baudo, presentatore tv (Silvia Fumarola). la Repubblica.

Un crocchio di quattro che bevono birra a Milano. Uomini delle pulizie, metronotte? Le loro voci sono le sole, questa sera, attorno al Duomo. Non un’anima sotto i portici, e solo, a un angolo, due soldati ragazzi, in tenuta mimetica. D’istinto alzo lo sguardo a cercare le guglie del Duomo: eccole, chiare, care, la sola cosa uguale a sempre, in un aprile mai visto. Ma il sagrato senza nessuno è davvero troppo grande, e allora mi infilo dentro la Galleria, quasi a cercare protezione. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

Dobbiamo riconoscere che la politica se la passa maluccio anche all’opposizione. Salvini non è riuscito a far passare un messaggio che sia uno in questi mesi. La sua fama è legata solo a interventi di natura religiosa: l’Eterno riposo dalla D’Urso o la messa pasquale. Amen. La Meloni si difende un po’ meglio, ma anche lei per la situazione generale può dire e fare poco, oltre il broncio. E poco fa pure Berlusconi col suo partito, che un giorno attacca il governo e un altro dice che non è questo il momento di attaccarlo. Marcello Veneziani. Panorama.

Il prezzo negativo della globalizzazione è questo virus. Ma la globalizzazione permette ai Paesi poveri di sconfiggere la povertà, cosa imprevedibile qualche anno fa. Sarebbe però una cosa molto negativa se, a seguito di questa pandemia, la globalizzazione dovesse regredire e ristabilissimo quelle frontiere che con tanta fatica abbiamo ridotto. Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano, Nobel per la letteratura (Juan Cruz). la Repubblica.

Su una pompa di benzina diroccata si legge appena l’antica marca: «Divino amore». Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.

Di una donna il passato non m’interessa. E neanche il futuro. M’insospettisce il presente. Roberto Gervaso. Il Giornale.