La Stampa, 1 maggio 2020
Per il 51% dei parlamentari Conte resta in sella
Le critiche per la gestione della fase due, la sensazione di aver messo in soffitta il Parlamento, gli scontri con le opposizioni e una squadra di governo che non convince appieno: tutto questo sembra aver contribuito a creare un clima di incertezza sul futuro politico di Giuseppe Conte, anche all’interno dei gruppi parlamentari della sua maggioranza. Il sondaggio che pubblichiamo oggi su La Stampa, senza pretese di scientificità, entra dentro la Camera e il Senato, chiedendo a un campione di 33 deputati e 16 senatori (rappresentativi di almeno il 5 per cento dei componenti di ogni gruppo) una valutazione in forma anonima su come sia stata affrontata l’emergenza coronavirus dal governo.
La nuova precarietà con cui si guarda a Palazzo Chigi emerge sin dalla prima domanda. Quando si chiede una previsione sulla permanenza di Conte nelle vesti di premier, una volta che sarà finita l’emergenza sanitaria, il 51% dei parlamentari scommette che il capo del governo rimarrà al suo posto, contro il 42,8% che prevede un cambio alla guida del Paese, con un 6,2% di indecisi. Un giudizio, questo, che non ha visto votare compatti i membri di maggioranza e opposizione. Segno della presenza di fibrillazioni interne, riequilibrate però dalla convinzione, espressa da alcuni membri dell’opposizione, che nonostante tutto Conte resterà in sella.
Su questo giudizio pesano gli errori occorsi nelle ultime settimane, che gli vengono riconosciuti da 37 parlamentari su 49, pari al 75,5% degli interpellati. Per 13 di loro, però, il giudizio complessivo resta positivo, e si aggiunge ad altri 11, tra deputati e senatori, che invece non vedono errori nell’operato del premier. L’indice di gradimento viene così inchiodato al 49%. Scandagliando più a fondo, tra i motivi del malcontento generale, c’è l’impressione di non aver visto riconosciuto un ruolo centrale al Parlamento nelle varie fasi di questa emergenza: in 25, provenienti da tutte le forze politiche, sostengono che Camera e Senato siano stati esautorati dei loro poteri. Altri 15 concedono che sia stato rispettato il ruolo dei parlamentari, ma solo formalmente, facendo così ricadere il giudizio in una sfera comunque negativa. Solo in 9 si dichiarano soddisfatti. E quando si chiede se si affronterebbe un rimpasto per cambiare almeno un ministro dell’attuale squadra di governo, sempre rispettando gli attuali equilibri interni, 42 parlamentari su 49 rispondono di sì. Percentuali bulgare. Si parla dunque con entusiasmo della possibilità di un rimpasto, ma viene vista difficile un’entrata in maggioranza di Forza Italia entro la fine dell’anno. In 35 scommettono sulla permanenza del partito di Silvio Berlusconi all’opposizione, mentre 11 parlamentari dicono di sì a un’entrata degli azzurri in maggioranza e, tra questi, i dubbi più forti sulla fedeltà del Cav. arrivano proprio dal centrodestra. Tre gli indecisi. Infine, il 32,6% degli intervistati ammette che non scaricherà l’app Immuni.
Numeri che fotografano, dunque, una maggioranza che fa fatica a trovare l’intesa perfetta. E delle fondamenta, sotto Palazzo Chigi, che iniziano a mostrare le prime crepe.