Il Sole 24 Ore, 1 maggio 2020
I negozi di neonati superano il test riapertura
Sono stati tra i primi ad avere il via libera e, a partire dal 14 aprile, hanno rialzato le saracinesche per permettere alle mamme (o future) di acquistare capi di abbigliamento per i loro figli. Con modalità – ovviamente – del tutto diverse dal periodo pre Covid-19: mascherine obbligatorie per staff e clientela, percorsi predefiniti per l’ingresso e l’uscita dal negozio, obbligo di distanziamento e, in alcuni casi, impossibilità di cambiare la merce acquistata. «Abbiamo aperto per spirito di servizio – dice Amedeo Giustini, ceo di Prénatal retail group cui fanno capo le insegne Prenatal e Bimbostore – più che per una questione economica. Ad oggi abbiamo riaperto 85 dei 97 negozi Bimbostore e 132 dei 162 negozi Prénatal registrando una crescita delle vendite nel segmento tessile rispettivamente del 40% e del 20% sul medesimo periodo 2019». Secondo Giustini, tuttavia, i dati non vanno letti in termini di ripresa economica : «I negozi sono ancora in sofferenza, ma gli indicatori dimostrano che c’era bisogno che riaprissimo». La domanda, insomma c’è.
Il segmento baby traina le vendite
L’abbigliamento e gli accessori per neonati sta trainando le vendite dei negozi di moda junior che hanno riaperto dopo il lockdown. Lo conferma anche Stefano Beraldo, ceo di Ovs che fin dal 14 aprile ha riaperto alcune insegne bimbo (Ovs kids e Blukids) e alcuni negozi a offerta più ampia ma in versione compartimentata, consentendo l’accesso solo per acquisti junior. Anche in questo caso, l’ingresso in store è consentito a un numero limitato di persone – «circa 60-70 per 1.000 mq, incluso lo staff. Ma per ora non ci aspettiamo le code fuori dai negozi», spiega Beraldo – rigorosamente con le mascherine. I camerini sono chiusi, in attesa di maggiori informazioni sulla permanenza del virus sui tessuti e sulle tecniche di sanificazione più efficaci: «Per ora siamo in stand by – dice Beraldo -: non rimettiamo nemmeno in vendita i prodotti resi. E quando riapriremo i camerini non sarà possibile provare la maglieria».
A caccia di regole chiare
Anche Prénatal non rimette in vendita i resi – «Non siamo degli scienziati – dice il ceo Giustini – quindi ci servono regole definite sulla sanificazione, così da poterle applicare tutelando personale e clienti» – mentre Original Marines, insegna di moda junior che ha riaperto 240 negozi sui 500 totali, ha deciso, per ora, di sospendere la possibilità di restituire un capo comprato: «Vogliamo rispettare tutte le norme possibili e sul fronte della sanificazione dei capi non ci sono ancora procedure certe, quindi abbiamo preferito vietare i cambi», spiega Antonio Di Vincenzo, presidente del gruppo.
Original Marines ha riaperto i primi negozi subito dopo Pasqua: «Eravamo consapevoli che non sarebbe stato semplice – continua Di Vincenzo -; il fatturato di ogni singolo punto vendita riaperto è calato del 50% rispetto allo storico». Non ha aiutato il fatto che ogni Regione abbia imposto regole diverse sulle riaperture: «In Campania i negozi di moda bambino possono tenere aperto solo due volte alla settimana, mezza giornata – continua – mentre in Sardegna abbiamo avuto il permesso di alzare le saracinesche solo il 27 aprile: ci vorrebbero regole omogenee».
Nuove abitudini di shopping
Questa fase sta aiutando le aziende a capire anche quali sono le nuove esigenze – l’acquisto di capi da neonato, come già detto, ma anche di tute e pigiami – e le nuove abitudini dei consumatori. Per esempio sul fronte degli orari: «All’inizio abbiamo aperto con gli orari normali, poi abbiamo cambiato, strada facendo: in alcuni negozi apriamo un’ora prima perché abbiamo notato più flussi la mattina presto, in linea con gli acquisti di alimentari, mentre dalle 18 in poi non entra quasi nessuno», chiosa Di Vincenzo.
Tra le insegne che hanno aperto i battenti c’è anche Petit Bateau: «Il primo negozio a gestione diretta è stato riaperto a Firenze, il 27 Aprile. La Culla del Rinascimento per rincominciare, ci è sembrato emblematico. Da ora iniziamo una graduale riapertura seguendo il buon senso e la sicurezza, di dipendenti e clienti», racconta Giorgia Serriello, dg Petit Bateau Italia. È presto per fare bilanci economici, dunque: «Abbiamo la percezione che dalla fine del lockdown si possano avere risultati positivi. Soprattutto a partire dal 18 maggio ci aspettiamo una buona ripartenza, certo tutta una stagione non sarà recuperabile però abbiamo fiducia».
Intanto si continua con le vendite online, che tutti i player intervistati hanno tenuto attive durante il lockdown.