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 2020  aprile 30 Giovedì calendario

Biografia di Matteo Bassetti

L’infettivologo star. Testimonial. Eccolo intervenire alla tv. Poi il suo nome salta fuori nel certificato di una ditta di sanificazione. Infine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, compare con il camice bianco in mezzo a foto di modelli che indossano vestiti di un negozio di abbigliamento. Matteo Bassetti è uno dei maggiori esperti italiani di malattie infettive: cattedra all’Università di Genova, decine di pubblicazioni. Ma fino a pochi mesi fa era conosciuto solo tra gli addetti ai lavori.
Poi è arrivato il virus e la situazione, ammette lui stesso, forse è scappata un po’ di mano: “La notorietà è complessa. Se arriva all’improvviso e non sei abituato, commetti errori… ti capitano piccole cadute”. Già, con il virus gli infettivologi ormai sono diventati più famosi di Fiorello. Anche Bassetti, 50 anni, primario dell’ospedale di San Martino (il più grande della Liguria e uno dei maggiori d’Italia). Figlio d’arte; suo padre Dante, anche lui professore a Genova, era tra i più noti studiosi di malattie infettive. Da febbraio Bassetti compare in tv per cercare di orientare gli italiani nella confusione e nel panico del Covid-19. Ma nei giorni scorsi a Genova cominciano a circolare la fotografie di un attestato esposto in un albergo della città: “Certificato di sanificazione, rilasciato in base alle direttive del professor Matteo Bassetti”, scrive la ditta responsabile. Detto, fatto, in un attimo qualcuno lo vede e lo diffonde online. “Cosa c’entra un professore universitario con la sanificazione di un albergo?”, si chiede qualcuno. “Era l’hotel di mia moglie”, spiega Bassetti. Il guaio arriva dopo, quando un cronista di Repubblica gli chiede spiegazioni: “Inopportuno? Ma perché mai, ho la mia popolarità e ne faccio quello che voglio. Lo fanno i calciatori con le pizzerie, lo posso fare io che sono professore universitario”. Disastro. Non è finita: ieri sulla bacheca Facebook di un noto negozio di abbigliamento – Ghiglino 1893 – qualcuno, in mezzo a foto di modelli che indossano giacche e pantaloni, nota il volto di Bassetti. Sotto il camice sfoggia una cravatta di Ghiglino con tanto di sigla M.B.. Le foto fanno il giro della città. Fioccano commenti impietosi: “Che pena”, “Ma è il caso?”, “Ora fa pure il testimonial delle cravatte…”. Il caso finisce in una lettera al rettore e al preside di Medicina: “Le dichiarazioni di Bassetti ci sembrano sconcertanti”, scrivono il consigliere regionale Gianni Pastorino e il gruppo di Sinistra Italiana. Bassetti, però, giura: “Non ne sapevo niente, non ho visto le foto. Quel negozio ha fatto una donazione al nostro ospedale. Ci avevano fatto fare una foto con la cravatta. Credevo che sarebbe stata utilizzata per scopi benefici”.
Poi, dopo aver visto Facebook, sospira: “Eh sì… messa così non si capisce. Non va bene. Chiederò che sia chiarito (infatti in serata sul sito compare la spiegazione sollecitata dal professore, ndr)”. Bassetti prepara una discesa in politica, come qualcuno già sussurrava? “Macché, non ci penso nemmeno. Faccio la professione che ho sempre sognato: mi occupo di infettivologia nella città dove sono nato. Cosa potrei chiedere di più alla vita? Non sogno altro che tornare al mio lavoro, stringere la mano ai malati senza scafandro e guanti. Non avrei mai pensato che Genova fosse così… come sono venuto posso andare via… siamo come i calciatori (di nuovo quel paragone, ndr) perché adesso ahimé abbiamo tanto mercato. Io me lo sono sudato, andate a vedere il mio curriculum. Ma c’è chi mi vuole male”. Poi, però, ci pensa e abbassa i toni rispetto alla prima uscita: “La fama è difficile da gestire. Viste le conseguenze, non mi comporterei più così. Il mio lavoro è curare la gente, questo ho imparato a fare”. Come va in corsia? “È stata dura. Siamo stati costretti a navigare a vista: dovevamo affrontare un virus che non conoscevamo senza sapere quali farmaci funzionassero. Ma adesso abbiamo già imparato parecchie cose. La mortalità è calata. E forse anche il virus si è indebolito”.